Atm: puntuale la risposta degli autonomi a Conte

Atm: puntuale la risposta degli autonomi a Conte

Atm: puntuale la risposta degli autonomi a Conte

mercoledì 24 Settembre 2008 - 09:07

«Le accuse del direttore al sindacato di base una vendetta trasversale contro chi ne ha chiesto le dimissioni»

Accuse rispedite al mittente. I sindacati OrSA Trasporti, Ugl, Cub Trasporti, Faisa Cisal e le Rsu Atm rispondono con un documento dai toni molto duri alle dichiarazioni rese martedì a tempostretto.it dal direttore generale dell’Atm Claudio Conte.

In una lettera firmata dai segretari provinciali Giovanni Conti, Carmelo Altadonna, Francesco Urdì, Alessandro Rinaldi e per le Rsu Giovanni Burgio, i sindacati criticano quella che è sembrata una ritrattazione riguardo all’accusa di Conte ai sindacati, -cogestori- politici dell’Azienda, fatta dal direttore in occasione dell’audizione in Commissione Trasporti del 19 Settembre.

Queste le parole del direttore così come sono state verbalizzate: «…le problematiche dell’Atm sono da ricercarsi nella gestione politica dell’Azienda, fatta di concerto con le organizzazioni sindacali, che hanno di fatto cogestito anche senza la presenza del Direttore Generale».

Martedì Conte ha inteso spiegare ulteriormente il significato della frase, arrivando a dire che probabilmente non aveva usato quelle esatte parole. Questa la ricostruzione del significato: «Io non intendevo criticare la politica cittadina, anzi mi trovo in perfetto accordo con l’orientamento dell’attuale Amministrazione di salvare l’Azienda a tutti i costi. Dal punto di vista del sindacato, intendevo dire che mentre oggi solleva obiezioni per atti anche banali, ad esempio spostamenti di posizioni interne, non si è fatto sentire, a tempo debito, sulle scelte di politica aziendale che andavano combattute. In particolare i sindacati autonomi, che oggi si chiamano fuori, dove erano quando sono state assunte decine di lavoratori in più rispetto al necessario? Hanno condiviso supinamente quelle scelte di cui oggi paghiamo le conseguenze. Si pensi che nel 1999 l’Atm aveva 529 dipendenti: oggi sono 686 (ma erano più di 700 ad inizio anno, prima dell’ultima tornata di pensionamenti)».

Più che una marcia indietro, la dichiarazione di martedì sembra mettere l’accento sulla passività del sindacato nei confronti delle scelte politiche discutibili che si sono succedute nel tempo, mentre dalle parole usate in Commissione emergeva una ruolo attivo delle organizzazioni nell’indirizzo politico dell’Azienda. Inoltre Conte ha sottolineato il ruolo degli autonomi, mentre nella dichiarazione verbalizzata sembrava riferirsi ai sindacati tutti.

Tanto è bastato per fare infuriare gli autonomi, che oggi riversano invettive durissime sul direttore: «È sotto gli occhi di tutti lo stato confusionale del -nocchiero- che dovrebbe ostentare estrema razionalità prima di candidarsi a gestire altri soldi pubblici per traghettare l’azienda verso il risanamento, siamo certi che nessuna pressione esterna abbia costretto il D.G. a disconoscere oggi ciò che ha sottoscritto ieri, probabilmente, per salvare lo stipendio stellare da direttore, è più facile invertire la rotta contro il sindacato di base piuttosto che sfidare certo potentato politico/sindacale accusato azzardatamente in un momento di sana debolezza.»

E riguardo alla chiamata in causa in particolare degli autonomi: «Le accuse mosse contro il sindacato di base che ne ha chiesto le dimissioni, hanno il sapore della vendetta trasversale e cozzano con la realtà dei fatti e con i documenti ufficiali. Le scriventi organizzazioni sindacali non hanno nulla a che spartire con la scellerata amministrazione aziendale e non hanno esitato a denunciare più volte i fenomeni di clientelismo, discriminazioni e favoritismi mirati a raccogliere consensi politico/sindacali, tutto dimostrabile con atti certificati che sanciscono la nostra annosa opposizione alla becera gestione che il direttore generale non poteva non conoscere».

Su quest’ultimo punto, per la verità, Conte non ha negato di essere, ovviamente, cosciente delle scelte politiche che hanno portato l’Azienda alla crisi, ma ha altresì sottolineato la sua funzione di esecutore tecnico di decisioni a cui non ha preso parte.

I sindacati fanno anche una puntualizzazione sulla vicenda -misteriosa- che martedì mattina ha tenuto tutti in sospeso: la convocazione urgente del direttore in Procura, che invece, ha chiarito lo stesso Conte, era il Tribunale del Lavoro. «Che l’ingegner Conte abbia rinviato di un giorno l’incontro con il sindacato di base dichiarando, verbalmente, di essere stato convocato dalla Procura della Repubblica, possiamo dimostrarlo attraverso i tanti lavoratori a cui si è rivolto. In ogni caso, l’ennesima smentita ci è utile a quantificare lo spessore dell’interlocutore, significa che da ora in avanti chiederemo il verbale anche quando sarebbe sufficiente la comunicazione informale.»

Il documento termina con la conferma della sfiducia a tutta la direzione dell’Azienda, con l’appello alla Procura perché faccia chiarezza «sulla connivente omertà che vige in Atm» e con la richiesta al sindaco di affidare l’Azienda ad una gestione tecnica esterna.

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