Confermati gli ergastoli per Gerlando Albert jr e Giovanni Sutera. Non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Franca Federico e Agata Cannistrà, per il reato di favoreggiamento personale. Prescrizione anche per il reato di detenzione e porto di armi per Alberti jr e Sutera.
La sentenza d’appello per l’omicidio di Graziella Campagna, la diciassettenne di Villafranca giustiziata dalla mafia nel 1985, è arrivata alle 11.30 di ieri sera. La corte d’assise d’appello, presieduta da Armando Lenza, ha letto il verdetto sotto le luci al neon dell’aula, all’interno del palazzo di giustizia gremito, nonostante l’ora tarda.
Il pg Marcello Minasi aveva chiesto la conferma delle condanne di primo grado per Alberti e Sutera, la condanna a 4 anni per le due donne, con il riconoscimento dell’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa.
In primo grado, nel dicembre 2004, i giudici avevano condannato all’ergastolo i principali imputati, a 2 anni per favoreggiamento Agata Cannistrà e Franca Federico, assolti invece Francesco Romano e Giuseppe Federico, rispettivamente marito e fratello della titolare della lavanderia.
Ad ascoltare il verdetto, insieme ai giudici, i difensori, il pg Minasi, c’era la famiglia di Graziella al completo, i tre fratelli e la madre. Poi una folla di semplici cittadini, i ragazzi dell’associazione Energia Messinese, e un imponente schieramento mass mediatico, richiamati dal clamore che il caso di Graziella ha richiamato, che hanno accolto la lettura del verdetto con applausi scroscianti. A portare solidarietà alla famiglia Campagna c’era anche Sonia Alfano.
La storia del brutale assassinio dell’adolescente, rea di aver trovato un appunto che minacciava di far saltare la copertura di due pericolosi latitanti di mafia, è stata al centro di una fiction interpretata da Beppe Fiorello, trasmessa su Rai Uno qualche giorno fa.
Come la vicenda giudiziaria seguita al delitto – la sentenza di primo grado è arrivata un giorno prima del diciannovesimo anno dalla morte di Graziella, chiudendo un processo durato 12 anni, partito dopo vari tentativi di insabbiamento – anche la messa in onda della fiction è stata tormentata. Prevista per l’inizio dello scorso dicembre, è slittata per ben due volte su richiesta del primo presidente della Corte d’appello, Nicolò Fazio, al Ministro di Grazie e Giustizia. Richiesta motivata dall’esigenza di non influenzare i giudici, che ha suscitato la reazione della famiglia Campagna, delle sigle antimafia e i movimenti della società civile, che hanno fatto della vicenda di Graziella un caso simbolo.
Diciassette anni appena, un fidanzatino, un lavoretto come stiratrice, una famiglia modesta. Graziella moriva così, con due colpi di fucile al volto, il 12 dicembre 1985, per la sola colpa di aver ritrovato nella giacca di un cliente un appunto compromettente. Il cliente era infatti l’ingegner Cannata, alias di Gerlando Albert jr, boss palermitano in quegli anni latitante sotto falso nome nella zona, seguito a ruota dal fido braccio destro, Giovanni Sutera, anche lui sotto falso nome. L’appunto rischiava di far saltare la copertura.
Il corpo di Graziella è stato ritrovato, due giorni dopo sui Colli Sarrizzo, dal fratello carabiniere Piero. E’ stata la tenacia di Piero, che ha condotto da solo le indagini, a far emergere la verità. Il caso fu infatti inizialmente archiviato con un nulla di fatto, in seconda battuta furono archiviate le indagini a carico di Alberti e Sutera e solo dopo molti anni partì il processo di primo grado. Processo che ha svelato un inquietante scenario della vicenda. A cominciare delle coperture di cui godevano i due palermitani, latitanti sotto la protezione di Don Santo Sfameni di Villafranca, l’imprenditore considerato referente di Cosa Nostra catanese e palermitana, ben ammanigliato anche con gli apparati istituzionali. I tentatici di depistaggio delle indagini condotte da Piero, anche da parte di appartenenti alle forze dell’ordine, le lungaggini processuali che, ha detto l’avvocato di parte civile Fabio Repici, prima che i giudici si ritirassero in camera di consiglio “hanno martoriato ulteriormente l’anima e la memoria di Graziella-, uccisa 23 anni, 3 mesi e 6 giorni fa.
