Concorso a Veterinaria: in aula il professor Cucinotta, il grande accusatore dell'inchiesta

Concorso a Veterinaria: in aula il professor Cucinotta, il grande accusatore dell’inchiesta

Concorso a Veterinaria: in aula il professor Cucinotta, il grande accusatore dell’inchiesta

martedì 22 Settembre 2009 - 20:03

E’ stata un’udienza “calda” quella che si è tenuta oggi pomeriggio nel processo

al rettore dell’Università di Messina Franco Tomasello, agli ex presidi di Veterinaria, Battesimo Macrì e Giovanni Germanà e ad altri 20 imputati, tutti docenti della stessa facoltà accusati di aver pilotato alcuni concorsi nella facoltà di Veterinaria.

Il PM, Antonino Nastasi ha interrogato il grande accusatore del processo, il professore Giuseppe Cucinotta la cui denuncia fece scattare l’inchiesta giudiziaria culminata con gli arresti di Macrì e di altre quattro persone, tra docenti e funzionari dell’Università, e con la sospensione per due mesi del Rettore Tomasello.

Per oltre due ore il professor Cucinotta ha risposto alle domande del rappresentante della pubblica accusa. Senza tentennamenti ha ribadito tutte le accuse. In particolare quella che ha scatenato l’inchiesta della magistratura e gli arresti della Guardia di Finanza. Cucinotta anche oggi ha confermato di aver subito pressioni, attraverso alcuni colleghi, da parte di Macrì, all’epoca preside di Veterinaria, perché consentisse al figlio del preside (Francesco Macrì) di vincere il concorso per docente associato della clinica che lui dirigeva.

Il testimone chiave ha ripercorso due anni di “messaggi”, intimidazioni e minacce che, a suo dire, Macrì gli faceva giungere attraverso altri docenti perché lasciasse via libero al figlio per l’aggiudicazione di quel posto. E, in facoltà, tutti davano per scontato che Francesco Macrì alla fine se lo sarebbe aggiudicato. I rapporti con alcuni colleghi e con lo stesso Rettore –ha detto Cucinotta – si fecero tesi e anche sotto l’aspetto didattico iniziarono le ritorsioni.

Alcuni docenti, come i professori Caola e Catarsini, si rivolsero a Cucinotta dicendogli che Macrì voleva quel posto per il figlio a qualunque costo e che lui non si sarebbe dovuto opporre. Addirittura Catarsini, già preside della facoltà di Veterinaria, avrebbe riferito a Cucinotta che questa era pure la volontà del Rettore

Alla fine Francesco Macrì si classificò come unico non idoneo nel concorso. Ce la fecero, invece, i ricercatori Fillippo Spadola e Simona Citi. Quest’ultima fu assunta dall’università di Pisa mentre Spadola dovette aspettare due anni per vedersi riconosciuto il suo diritto. Il concorso infatti fu sospeso dal Rettore e solo dopo i clamorosi arresti compiuti dalla Guardia di Finanza il ricercatore ottenne la tanto sospirata chiamata

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