La crisi della scuola pubblica nei dati della Cgil

La crisi della scuola pubblica nei dati della Cgil

La crisi della scuola pubblica nei dati della Cgil

martedì 16 Settembre 2008 - 09:40

Spanò denuncia il tentativo ideologico di fare naufragare l'istituzione statale

La lista dei problemi è lunga e preoccupante. La Flc Cgil stamattina in conferenza stampa fa il punto della situazione della scuola a Messina, con un occhio alla nazione. Presenti il segretario generale provinciale Flc Graziamaria Pistorino, il segretario generale provinciale Cgil Franco Spanò e il segretario provinciale Flc Pina Cicore.

Il profilo occupazionale è grave: il sindacato ha calcolato che nell’anno 2008/2009 sono circa 250 le unità di personale in meno, solo nella provincia di Messina, rispetto allo scorso anno. Di queste ben 130 sono insegnanti di sostegno, con le ovvie ricadute negative sul versante dell’offerta formativa per i disabili. A questo proposito la Flc, insieme agli altri sindacati del settore, ha chiesto nelle settimane scorse, l’istituzione di un tavolo di concertazione interistituzionale permanente per la valutazione dei casi di richiesta di sostegno.

Una idea che è stata bollata come inutile dal direttore dell’Ufficio scolastico provinciale Gustavo Ricevuto, visto che i tagli vengono dal Ministero. Ma su questo punto la battaglia è aperta, e continua in tribunale, a cui molte famiglie con bambini disabili sono ricorse per fare valere il diritto allo studio dei loro figli.

Alla diminuzione del personale si aggiunge l’edilizia carente e di scarsa qualità. In provincia di Messina il 35% delle strutture scolastiche non è in possesso del Certificato di Agibilità, mentre i costi per gli affitti si aggirano sui 3 milioni e 240 mila euro all’anno. Un piano di ristrutturazione provinciale c’è, ammette la Cgil, ma la situazione resta grave. E lo è particolarmente nel capoluogo (è di ieri la notizia che il plesso di Larderia del Circolo didattico di Tremestieri, da anni ospitato in un seminterrato, è stato spostato in un altro edificio, troppo piccolo per ospitare tutte le classi contemporaneamente).

Di grande valore sociale è la questione bullismo, che va di pari passo con l’evasione scolastica. Lo scorso anno circa 4 mila ragazzi non hanno assolto l’obbligo. Sul bullismo il Comune ha appena annunciato il progetto di impiegare personale volontario per vigilare corridoi e esterni delle scuole. All’iniziativa l’Osservatorio -Lucia Natoli- ha risposto criticando il metodo -poliziesco- di affrontare il problema, mettendo, al contrario, in risalto il ruolo della famiglia nella prevenzione del disagio che porta alla violenza.

«Piove sul bagnato – ha dichiarato Pistorino -. Il Governo aggiunge tagli ai tagli, credendo che così stia ottimizzando la spesa, mentre sta solo impoverendo la scuola. Gli sprechi, infatti, continuano (si vedano gli affitti per edifici inadeguati), mentre vengono limitati i servizi essenziali.»

E Spanò ha rincarato: «C’è un tentativo ideologico in atto per svalutare la scuola pubblica. La situazione è comune a tutta l’Italia, ma nel Sud si sente maggiormente».

Lo ha sancito anche l’indagine PISA, ormai famosa in tutta Europa. Dai dati dell’indagine emerge che in abilità come la lettura, il calcolo e la conoscenza delle scienze al Sud gli studenti sono meno brillanti che a Nord, e ancora più carenti sono quelli delle isole. «Se si considera che il 40% degli insegnanti del Nord sono meridionali – ha argomentato Pistorino -, come si spiega questa differenza territoriale? Sono le strutture ad essere carenti, la politica ed i servizi.»

Nella foto Pistorino e Spanò

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