Dalla nascita di Messinambiente al contenzioso con l’Ato: quindici anni di gestione dei rifiuti. Col “giallo” della proroga al 2025

Dalla nascita di Messinambiente al contenzioso con l’Ato: quindici anni di gestione dei rifiuti. Col “giallo” della proroga al 2025

Dalla nascita di Messinambiente al contenzioso con l’Ato: quindici anni di gestione dei rifiuti. Col “giallo” della proroga al 2025

martedì 02 Novembre 2010 - 09:35

Dalla prima decisione del consiglio comunale, nel ’96, al terremoto giudiziario del 2003, dalla nascita dell’Ato3 alla proroga “fantasma” di Sinatra, fino al mega contenzioso da 24 milioni di euro che fa tremare Palazzo Zanca

La resa dei conti tra Messinambiente e Ato3 sembra vicina: prima il decreto ingiuntivo, poi soprattutto il mega debito da 24 milioni di euro per cui la prima ha citato in giudizio la seconda società. E il Comune è spettatore interessato, in una vicenda che è il risultato finale di una lunga storia, quella della gestione dei rifiuti nella nostra città, che nasce quasi quindici anni fa, e che oggi, per tirare le fila, vale la pena riassumere. A partire dall’11 giugno 1996, giorno in cui il consiglio comunale di Messina decideva di costituire una società che si occupasse della gestione dei servizi di igiene ambientale. Veniva determinato in 2 miliardi di lire il capitale azionario, riservando al Comune il 51 per cento del capitale. Allo stesso tempo venivano approvati lo schema di statuto e l’avviso pubblico per la scelta dei partner privati. Il 13 marzo 1998, dopo l’esame da parte della commissione tecnica, il consiglio comunale sceglieva il socio privato con il quale costituire la società per azioni “Messinambiente”, approvandone sia lo schema di atto costitutivo che lo schema di convenzione. Il partner privato era la Comes, una società consortile a responsabilità limitata di Enna. Che a sua volta era la società controllante l’Altecoen, una società a responsabilità limitata che gestiva i servizi di raccolta, trasporto e recapito dei rifiuti in regime di appalto, anche nell’ambito del Comune di Messina, e ovviamente proseguiva a farlo anche con la nascita di Messinambiente.

La nuova Spa veniva così iscritta nel registro delle società e, il 1. settembre 1999, veniva formalizzata la convenzione tra il Comune e Messinambiente. Come ebbe modo di ricordare l’ex commissario straordinario di Palazzo Zanca, Bruno Sbordone, in audizione presso la commissione d’inchiesta sui rifiuti della Camera (siamo nel 2004), «il corrispettivo dei servizi sarebbe stato determinato da apposite perizie predisposte dagli uffici comunali ed approvate dalla giunta comunale. Questo è un aspetto particolare, perché da quanto mi è dato conoscere ed alla luce del carteggio che ho avuto modo di esaminare, solo una prima perizia è stata approvata dalla giunta, mentre tutte le successive, tantissime, sono state, ahimè, approvate con delibere dirigenziali». Il 14 febbraio 2000 il Comune affidava a Messinambiente anche la gestione dell’inceneritore di contrada Pace, per lo smaltimento tramite incenerimento degli Rsu. In seguito acquisivano piccole quote della società il Comune di Taormina (0,25 per cento) e il Comune di Tremestieri etneo (0,74 per cento).

Parallelamente, muovevano i primi passi gli Ato rifiuti. Il 28 novembre 2002, con ordinanza commissariale per l’emergenza rifiuti in Sicilia, venivano approvati gli schemi di deliberazione per la costituzione delle società per la gestione integrata dei rifiuti negli Ambiti territoriali ottimali (Ato, appunto). Il 19 dicembre 2002 l’assessorato agli Enti locali della Regione nominava un commissario ad acta presso il Comune di Messina per avviare l’iter di costituzione dell’Ato3: il giorno dopo approvava lo schema di statuto e dava mandato al Comune di dare seguito alla costituzione, ed effettivamente Messina e Provincia procedevano in tal senso. Il 28 dicembre si costituiva davanti al notaio Silverio Magno l’Ato3, con il compito di occuparsi all’organizzazione della gestione integrata dei rifiuti.

Nell’ottobre 2003 un terremoto scuoteva le fondamenta del sistema di gestione dei rifiuti e di Messinambiente in particolare, con un’inchiesta giudiziaria che portava all’arresto di numerosi esponenti del mondo politico-imprenditoriale della città, ma anche di capi di clan mafiosi messinesi. Messinambiente veniva affidata ad un amministratore giudiziario, Nino Dalmazio, che da allora è al vertice della società senza soluzione di continuità. Nel 2006 veniva infatti nominato presidente del consiglio d’amministrazione dall’allora sindaco Francantonio Genovese, nel 2008 amministratore unico da Gaspare Sinatra, ruolo confermato anche dal sindaco in carica, Giuseppe Buzzanca. Tornando all’Ato3, nel luglio 2004 il Comune e la nuova società d’ambito stipulavano una convenzione, con la quale veniva delegata all’Ato3 la gestione integrata dei rifiuti solidi urbani in città. Cosa più importante, con quella convenzione il Comune cedeva all’Ato3 le proprie competenze sancite dalle precedenti convenzioni stipulate tra Palazzo Zanca e Messinambiente. Di fatto, nei rapporti con Messinambiente, l’Ato3 sostituiva il Comune.

Il 24 novembre 2006 Messinambiente diveniva una società a capitale interamente pubblico: il Comune, infatti, rilevava le azioni del partner privato, la Comes. A febbraio 2008, con Gaspare Sinatra commissario, venivano apportate alcune modifiche allo statuto di Messinambiente, tra cui la prescrizione secondo cui «fino a quando Messinambiente ha capitale interamente pubblico, le assunzioni di personale devono avvenire con procedure ad evidenza pubblica». L’atto è la delibera 3/c, dunque approvata coi poteri del consiglio comunale (Sinatra sostituiva, infatti, sia la giunta che il Consiglio). E qui nasce il “giallo” della proroga. Sebbene nella delibera non se ne facesse cenno, nell’assemblea straordinaria dei soci del 21 aprile 2008 Sinatra procedeva alla proroga di Messinambiente fino al 2025. Una proroga che oggi, secondo l’Ato3, non può essere riconosciuta. Anzi, secondo la società oggi presieduta da Antonio Ruggeri (che dopo esserne stato amministratore delegato e presidente, adesso ne è commissario liquidatore), la convenzione scade il 31 dicembre 2010. Da qui la decisione dell’Ato3 di pubblicare, il 14 settembre scorso, il contestato avviso di preinformazione circa la prossima pubblicazione del bando di gara per l’affidamento del servizio di gestione integrata dei rifiuti solidi urbani. «Nessuno dice che non vi possa partecipare Messinambiente, magari in un Ati con altre società», afferma sereno Ruggeri, che andrà dritto per la sua strada.

Una strada, quella dei rapporti tra Messinambiente e Ato3, che conduce anche al Palazzo di Giustizia. Sotto i quattro cavalli di piazza Pugliatti, infatti, si deciderà sulla citazione in giudizio che Messinambiente ha effettuato nei confronti dell’Ato3 per ben 24,6 milioni di euro, totale frutto di debiti e di somme mai riconosciute dall’Ato3. Un bottino “monstre”, che potrebbe mettere seriamente in difficoltà soprattutto il Comune, che è socio al 99 per cento tanto di Messinambiente quanto dell’Ato3, e che dall’Ato è stato chiamato direttamente in causa, affinché sia Palazzo Zanca, nel caso in cui giudice dovesse dare ragione a Messinambiente, a scucire tutto il denaro. Tutto questo mentre Messinambiente vinceva la gara per realizzare e gestire la discarica e l’impianto di biostabilizzazione di Pace, entrambi autorizzati dalla Regione. E la storia continua.

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