Decreto ingiuntivo da 6 milioni di euro: l’Ato 3 e Messinambiente rischiano il crac

Decreto ingiuntivo da 6 milioni di euro: l’Ato 3 e Messinambiente rischiano il crac

Decreto ingiuntivo da 6 milioni di euro: l’Ato 3 e Messinambiente rischiano il crac

mercoledì 06 Aprile 2011 - 08:30

Lo ha reso esecutivo il tribunale di Patti per i crediti vantati da Nebrodi Ambiente: senza una transazione sarà emergenza rifiuti. L’Orsa: «Il sistema Comune è fallito»

Messina non sarà la città più pulita del mondo, ha livelli infimi di raccolta differenziata, ma tutto sommato l’emergenza rifiuti non c’è mai stata davvero. La “monnezza” intesa alla napoletana si è tenuta alla larga dalle strade della città. Questo il leit motiv delle dichiarazioni istituzionali in questi anni, tese a guardare il bicchiere mezzo pieno della gestione dei rifiuti a Messina. Oggi, però, il bicchiere mezzo vuoto si riprende la sua rivincita. E rovescia su Palazzo Zanca tutti i guai di tipo finanziario che velano di incertezza il servizio e chi lo gestisce. Mai come stavolta l’emergenza rifiuti pare a un passo: Messinambiente, infatti, è stata letteralmente investita da un atto di pignoramento del consorzio Nebrodi Ambiente, figlio del decreto ingiuntivo da 6,6 milioni di euro emesso dal tribunale di Patti. Messinambiente, infatti, è uno dei partner del consorzio Nebrodi Ambiente, di cui fa è capofila Cns Bologna e fanno parte anche il Consorzio Fasteco di Sant’Agata Militello, l’Enia Spa di Reggio Emilia e la Cosp Tecno Service di Bologna. I crediti vantati da Nebrodi Ambiente risalgono addirittura al 2005 e non possono lasciare indifferenti né l’Ato3 né il Comune, che rischiano di essere trascinati nel baratro in quanto enti nei cui confronti, a sua volta, Messinambiente vanta propri crediti (senza contare che la società oggi amministrata da Armando Di Maria è di proprietà, al 99 per cento, di Palazzo Zanca). Al Comune sono al lavoro da giorni per giungere ad una transazione con Nebrodi Ambiente, mentre anche il prefetto Alecci si sta interessando della vicenda, preoccupato dai più che probabili risvolti: un’emergenza rifiuti in città, nel momento in cui le casse di Messinambiente si svuoteranno del tutto.

«Sembra che Messina non resista alla tentazione di una “crisi monnezza” – è il commento di Mariano Massaro e Giuseppe Bagnato dell’Orsa – per allinearsi alle realtà meridionali che più volte hanno subito tale vergogna, non va proprio giù a nessuno che questa città, storicamente ultima in tutto, possa vantare il primato di non aver mai avuto l’esigenza di fare intervenire l’esercito per liberare le strade dai rifiuti, il senso di responsabilità dei lavoratori che fino ad oggi, nonostante tutto, hanno garantito la raccolta, rischia di essere vanificato dagli interessi di bottega che stanno prendendo il sopravvento sul superiore interesse della collettività. Dopo le lotte interne con l’Ato3 che ha fatto di tutto per mettere in difficoltà la partecipata attraverso tagli e ritardi nel riconoscimento dei contributi e dopo aver ottenuto in zona Cesarini l’impegno di ricapitalizzazione, per Messinambiente si apre un nuovo fronte di scontro con la Nebrodi Ambiente. Intanto al Comune di Messina ci si crogiola con tavoli permanenti e “laboratori” autoreferenziali utili alle passerelle delle prime donne che hanno a cuore la visibilità delle loro botteghe più dell’effettivo interesse della cittadinanza, nessuna soluzione è arrivata dalle stanze istituzionali e nessuna ne arriverà fin quando i lavoratori non si compatteranno superando ogni appartenenza per rendersi direttamente protagonisti del loro futuro».

Secondo l’Orsa «non si può più demandare a terzi la soluzione, il sistema è fallito e si rischia la crisi irreversibile per i settori nevralgici dei servizi essenziali, trasporti, rifiuti, sanità, servizi sociali… sono al collasso, la città è pronta ad implodere mentre al Comune si cerca la soluzione con i laboratori istituzionali. Nella Messina dei paradossi si discute di futuristiche infrastrutture miliardarie mentre nella vita di tutti i giorni si rischia di perdere i servizi ed i diritti costituzionali dei cittadini, bisogna concentrare ogni sforzo economico nei servizi di prima necessità altrimenti i ponti e gli aeroporti descritti come panacea contro ogni male serviranno da contenitori per l’immondizia non raccolta o da ricovero per autobus, treni e navi da rottamare che oggi forniscono un trasporto da terzo mondo. L’appello dell’OrSA va ai lavoratori: mobilitatevi!!! Superate le differenze e diffidate dai pompieri impegnati a spegnere ogni scintilla contro l’annoso equilibrio che ha garantito il benessere di pochi sulle spalle della maggioranza, con senso di responsabilità bisogna continuare a garantire i servizi alla città ad ogni costo ma al contempo è necessario alzare la voce per evitare la crisi irreversibile che bussa alla porta».

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