Le fiammelle di Giampilieri e il silenzio dignitoso di una comunità

Le fiammelle di Giampilieri e il silenzio dignitoso di una comunità

Le fiammelle di Giampilieri e il silenzio dignitoso di una comunità

lunedì 02 Novembre 2009 - 09:00

In migliaia sono venuti ieri sera da Briga, Altolia, Molino, Scaletta e Itala per sfilare nel villaggio simbolo del disastro. Le istituzioni rispettino questo silenzio e non lo “copino”: diano risposte

Trentasette palloncini bianchi, volati verso quel cielo dal quale, la sera del 1. ottobre scorso, è venuto giù di tutto. Bombe d’acqua, fulmini, tuoni spaventosi. Ieri sera no. Ieri sera anche il cielo è rimasto muto, in un silenzio rispettoso delle migliaia di persone che sotto di esso sfilavano, invase da una sofferenza che nessuno potrà mai definire di serie B. C’erano anche le stelle, ma la loro luce non voleva essere invasiva, perché per una notte illuminare le strade tormentate di Giampilieri era compito di altri. Era compito delle fiammelle delle tante, tantissime candele di una fiaccolata più “intima” di quella svoltasi quasi contemporaneamente al centro della città, così vicino seppur così lontano.

La fiaccolata degli abitanti di Giampilieri, Briga, Altolia, Molino, Scaletta, Itala ha messo insieme, forse per la prima volta, tutte quelle anime che da un mese a questa parte non sono più le stesse, perché private per sempre di una parte di esse. In tanti sono partiti dal mare per raggiungere la stazione di Giampilieri, altrettanti dalla montagna, da quella montagna che cadendo giù a pezzi ha spazzato via vite, famiglie, il futuro di troppe persone. Ed è quel silenzio, dignitoso ma al tempo stesso rabbioso, a fare molto più rumore delle tante parole spese in questi giorni. E’ un silenzio che vuole scongiurarne un altro, di cui si ha paura perché a mancare, soprattutto, è la fiducia di queste persone: il silenzio delle istituzioni.

Loro, le istituzioni in senso lato, dal primo cittadino che si trova in prima linea in questa vicenda fino al capo dello Stato, che in prima linea, sul posto, non c’è mai voluto scendere, loro non possono stare in silenzio. E chi di loro avrà la forza, politica, morale, “istituzionale” di alzare la voce, lo dovrà fare solo per svegliare le coscienze di chi invece questa forza e questa sensibilità ancora non ce l’ha. Non è il tempo delle elemosine, è il tempo di ricordare che se questa nazione è unita lo si deve anche a queste terre. Ed è tempo di dare risposte. Una su tutte: quei trentasette palloncini bianchi volati verso il cielo dovranno essere gli ultimi.

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