C’è grande fermento in Procura anche se le bocche restano cucite. Si susseguono le riunioni fra il Procuratore Capo Guido Lo Forte, gli aggiunti Vincenzo Barbaro e Franco Langher ed il sostituto Francesca Ciranna e si mettono a punto le strategie di un’inchiesta che dovrà far luce sulle responsabilità dell’immenso disastro che ha colpito la zona sud di Messina e la provincia ionica. Stamattina in Procura è stato conferito l’incarico a tre esperti che dovranno chiarire alcuni punti fondamentali. Si tratta del professor Andrea Failla, docente di Teoria e Tecnica delle Costruzioni all’Università di Palermo, del professor Concetto Costa, docente di Geotecnica all’Università di Catania e del professor Gabriele Scarascia Mugnozza, docente di Geologia applicata alla Sapienza di Roma. I magistrati messinesi hanno consegnato un elenco di quesiti ai quali gli studiosi dovranno rispondere. Domande che riguardano la stabilità degli edifici e lo stato delle condizioni idrauliche ed idrogeologiche del territorio devastato dall’alluvione. I periti si sono messi al lavoro oggi stesso ed al più presto dovranno consegnare in Procura le conclusioni della loro attività.
Sempre stamattina il sostituto procuratore Adriana Sciglio, prossima ad affiancare la collega Ciranna, ha conferito incarico al medico legale Fabrizio Perri. Il professionista dovrà eseguire l’esame esterno sugli ultimi corpi recuperati dai soccorritori sotto il fango e le macerie.
Ma negli uffici della Procura si guarda con grande interesse a due rapporti che potrebbero essere presto acquisiti agli atti dell’inchiesta e che potrebbero accendere la luce su aspetti ancora oscuri della vicenda. Il primo è quello della Protezione Civile Regionale, presentato in Procura dopo l’alluvione del 25 ottobre 2007. Dalle pagine, frutto di un protocollo d’intesa con il Comune e l’Università di Messina, emerge dettagliatamente il disastro avvenuto la sera del primo ottobre scorso. La Protezione Civile sottolinea l’altissimo rischio idraulico ed idrogeologico ella zona di Giampilieri, e punta l’indice contro la cementificazione dei torrenti sempre più spesso utilizzati come parcheggio e discariche o per costruire case e strade. Eppure l’allarme è stato ignorato da tutti, anche da chi aveva il dovere istituzionale d’intervenire. Stessa sorte per l’inchiesta avviata dal procuratore aggiunto Pino Siciliano dopo l’alluvione del 2007. Il fascicolo contro ignoti è rimasto tale e naturalmente non ha fatto emergere alcuna responsabilità. Finchè è caduto nel dimenticatoio e solo ora è stato riesumato per finire agli atti dell’inchiesta 2009. E sarà acquisito anche l’esposto del WWF che nel marzo 2006 denunciò il massacro di un piano regolatore martoriato da più di 700 emendamenti. Morale, secondo il WWF: un’enorme speculazione edilizia ed un abusivismo sempre più dilagante con colline e perfino torrenti divenute veri e propri centri residenziali. Altro aspetto che la Procura intende approfondire è quello dei mancati interventi dimessa in sicurezza del territorio. I Carabinieri del Nucleo Operativo sono al lavoro da giorni per acquisire al Comune e negli altri uffici competenti tutta la documentazione relativa. Dopo il nubifragio che colpì Giampilieri Superiore due anni fa la Regione stanziò 700.000 euro ma di questi solo 48.000 furono utilizzati per sistemare sulla collina a monte del villaggio le inutili gabbie di pietre. Una goccia in un mare di necessità che non sono mai state affrontate. Ed ora i magistrati vogliono capire le ragioni di questa inerzia ma anche dove siano finite le somme rimaste inutilizzate e che invece potevano essere impiegate per realizzare opere importanti che avrebbero anche potuto salvare molte vite umane.
