Omicidio Chinnici: 25 anni dopo lo Stato ricorda il -padre- del pool Antimafia

Omicidio Chinnici: 25 anni dopo lo Stato ricorda il -padre- del pool Antimafia

Omicidio Chinnici: 25 anni dopo lo Stato ricorda il -padre- del pool Antimafia

martedì 29 Luglio 2008 - 09:53

Per primo intuì la pericolosità della mafia. Oggi a Palermo le celebrazioni

Nella strage di Via Pipitone Federico persero la vita l’ex capo dell’ufficio istruzioni di Palermo, Rocco Chinnici, i due uomini della sua scorta, i carabinieri Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta, e il portiere dello stabile in cui il giudice viveva, Stefano Li Sacchi.

A venticinque anni da quell’atto di odiosa violenza, la città di Palermo, la Sicilia, l’Italia, ricordano l’uomo, il servitore dello Stato, e rilanciano la lotta alla mafia.

A partire dalla figlia del magistrato, Caterina, anche lei magistrato, che ha letto una lettera del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano (nella foto). Presenti anche il presidente del Senato Renato Schifani e il ministro della Giustizia Angelino Alfano, palermitani entrambi.

Il presidente Napolitano ha scritto: «Con la strage di via Pipitone Federico la criminalità mafiosa si propose di privare l’Ufficio istruzione del Tribunale di Palermo del magistrato che ai colleghi più giovani stava indicando nuovi metodi operativi in grado di contrastare efficacemente l’espandersi di un fenomeno delinquenziale sempre più pericoloso e pervasivo. Grazie alle lucide intuizioni di Rocco Chinnici e al suo rigoroso impegno fu possibile cominciare a interpretare unitariamente i fatti di mafia, cogliendone quelle interconnessioni che, di lì a poco, avrebbero permesso di individuare autori e cause di efferati delitti».

Il presidente ha espresso anche profonda gratitudine e solidarietà a nome di tutto il Paese verso le famiglie di chi «si è battuto senza risparmio fino al sacrificio della vita per affermare il primato della legalità democratica».

Il presidente Schifani, a sua volta, ha ricordato che l’esempio degli uomini coraggiosi che hanno servito lo Stato a prezzo della vita non è andato perduto, ma ha prodotto «una nuova cultura antimafiosa in Sicilia. Si è creato un circolo virtuoso rappresentato da una mutata coscienza civica e anche dalle scelte degli imprenditori. La parola omertà non è più cancellata dal vocabolario siciliano. Ora esiste ed è reale, perché si è creata una cultura antimafiosa».

Il ministro Alfano ha garantito «che l’impegno antimafia del governo è totale e immediato. Non siamo più all’anno zero, molto è stato fatto anche grazie al sacrificio di uomini come Rocco Chinnici; tanto, però, rimane ancora da fare e questa è una strada da percorrere uniti e senza sterili divisioni». Il ministro ha anche annunciato che ripristinerà il 41 bis per il boss Nino Madonia, mandante della strage di Via Pipitone Federico.

Una dichiarazione è stata resa anche dal presidente dell’Ars, Francesco Cascio: «Per rendere davvero onore al sacrificio di uomini come Chinnici e a tutte le vittime di mafia, dobbiamo impegnarci a diffondere la cultura della legalità, soprattutto fra i giovani. La Sicilia, grazie al coraggio dell’imprenditoria e al lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura, ha iniziato da tempo un nuovo percorso di riscatto dalla sopraffazione mafiosa. Ma il ricordo delle vittime di mafia deve essere presente in ogni nostra azione quotidiana, per saper cogliere l’inestimabile patrimonio umano e educativo che Rocco Chinnici e altri magistrati come lui ci hanno lasciato. Agire sul fronte repressivo, con misure legislative adeguate è importante, ma la mafia si può sconfiggere davvero se viene bandita dalla nostra cultura».

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