Operazione Ghost 1. Processo a giugno per gli uomini di Mulè che avevano imposto il pizzo ad un imprenditore di via Palermo

Operazione Ghost 1. Processo a giugno per gli uomini di Mulè che avevano imposto il pizzo ad un imprenditore di via Palermo

Operazione Ghost 1. Processo a giugno per gli uomini di Mulè che avevano imposto il pizzo ad un imprenditore di via Palermo

mercoledì 19 Marzo 2008 - 17:28

Comincerà il prossimo 19 giugno davanti ai giudici della prima sezione del tribunale, il processo per i tre scagnozzi che gestivano le estorsioni per conto del boss Giuseppe Mulè, all’epoca latitante, arrestati a novembre nell’ambito dell’operazione Ghost 1.

Giovanni Rò, 22 anni, Rosario Abate, 20, e Stefano Molonia, 25 anni, sono stati rinviati a giudizio dal Gup Antonino Genovese per tentata estorsione aggravata, porto e detenzione illegale di arma da fuoco, danneggiamento, con l’aggravante di avere agito con metodi mafiosi. Nel mirino era finito un imprenditore edile di via Palermo. Il Gup ha rigettato le richieste di riti alternativi avanzate dai difensori, gli avvocati Nunzio Rosso e Salvatore Silvestro, e disposto il rinvio a giudizio per tutti.

Rò, fratello della più nota Floriana, convivente storica di Mulè, Molonia (nipote acquisito del boss Luigi Galli) erano stati arrestati dalla Squadra mobile (ordinanze custodiali siglate dal Gip Giovanni De Marco su richiesta del sostituto procuratore Maria Pellegrino e del collega della Dda, Giuseppe Verzera) lo scorso 2 novembre, per aver imposto il pizzo ad un imprenditore che aveva un cantiere in via Palermo.

La sequela di atti intimidatori ha preso il via nel giugno dello scorso anno. Prima l’incendio di un escavatore, seguito da un bigliettino minaccioso, fatto trovare nel cantiere, con la richiesta di 20 mila euro. Poi una bottiglia incendiaria all’ingresso del cantiere, con la richiesta di 50 mila euro. Ancora, a luglio, l’incendio della serranda del garage dell’abitazione ed il rogo di alcune cataste di legno in un altro cantiere, sulla Nuova Panoramica dello Stretto a cui segue la visita di Rò direttamente al cantiere, durante la quale partono pure alcuni colpi di pistola, per fortuna senza conseguenze. In mezzo, una “trattativa-, andata a male, in un bar di Giostra tra la vittima e Molonia ed Abate per abbassare la somma imposta come pizzo, seguita a distanza dagli investigatori.

Il costruttore, però, è stato convinto alla denuncia solo dall’ultimo episodio, risalente ad ottobre, quando di un fabbricato in costruzione sulla via Consolare Pompea viene fatta trovare la scritta con vernice spray dorata -morirete tutti-.

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