Dodici mesi dopo il maxi sequestro al patrimonio plurimilionario di Mario Giuseppe Scinardo, 44 anni, la Dia ha confermato il duro colpo infertogli nell’ottobre 2008. Questa mattina nell’ambito dell’operazione “Malaricotta2” sono stati confiscati 200 milioni di euro in beni e aziende riconducibili al quarantaquattrenne ritenuto dagli inquirenti uomo di fiducia di Sebastiano Rampulla, capo di Cosa Nostra della provincia peloritana a fratello del più conosciuto Pietro, condannato per aver confezionato e fatto esplodere l’ordigno della strage di Capaci.
Scinardo, imputato nel processo Montagna deve rispondere di associazione mafiosa per aver aderito alla cosca dei Rampulla di Mistretta. Quello di Scinardo è un patrimonio immenso che da tempo era finito nel mirino degli inquirenti ma molti beni risultavano intestati alla moglie Nellina Letizia Deni ed al fratello Salvatore Scinardo.
Il patrimonio confiscato oggi è composto da numerose società e ditte individuali con enormi volumi d’affari, da oltre 240 immobili, tra terreni, case, ville e negozi, e poi aziende agrituristiche e vinicole, da impianti di calcestruzzi e da circa 90 mezzi tra camion, escavatori, mezzi agricoli ed automobili di grossa cilindrata.
Il provvedimento è stato disposto dalla Procura di Catania su richiesta della Direzione Investigativa Antimafia di Messina. Secondo l’accusa Scinardo sarebbe stato in società in molte attività imprenditoriali con i Rampulla ed, inoltre, avrebbe ospitato nelle sue proprietà alcuni boss latitanti. In particolare il casale Belmontino, azienda anch’essa confiscata, sarebbe stato teatro di vari summit di capi cosche.
Documentate inoltre dalla Dia le operazioni sui conti correnti in Lussemburgo nel 2006. Lo stesso giorno in cui la Dia sequestrò a Rampulla il suo ingente patrimonio, Scinardo prelevò 680 mila euro in contanti, poi girati a soggetti compiacenti
Accertati i rapporti con Vito Nicastri, il patron dell’eolico. In particolare gli uomini della Dia sono riusciti a intercettare la proposta di una società francese che aveva offerto 45 milioni di euro a Scinardo per l’acquisto di un’azienda del settore eolico e fotovoltaico.
