Operazione -Pilastro-: i Carabinieri arrestano 9 persone vicine al clan di Giuseppe Mulè

Operazione -Pilastro-: i Carabinieri arrestano 9 persone vicine al clan di Giuseppe Mulè

Operazione -Pilastro-: i Carabinieri arrestano 9 persone vicine al clan di Giuseppe Mulè

venerdì 13 Giugno 2008 - 10:34

In carcere anche un imprenditore edile messinese per concorso esterno in associazione mafiosa

Taglieggiavano imprenditori e commercianti messinesi facendo leva sulla forza intimidatrice del clan. E chi non pagava il pizzo subiva minacce ed attentati. Poi quando il boss Giuseppe Mulè si è dato alla latitanza lo hanno aiutato a nascondersi fino al giorno della cattura.

I Carabinieri della Compagnia Messina centro hanno fatto scattare la notte scorsa l’operazione “Pilastro- che ha portato all’arresto di nove persone ritenute vicino al gruppo capeggiato da Mulè.

Oltre al boss, che si trovava già in carcere, i Militari dell’Arma hanno arrestato la convivente di Mulè, Floriana Ro, 34 anni ed il fratello Giovanni Vincenzo Ro, 23 anni, già detenuto sempre per estorsione.

Le manette sono scattate anche ai polsi di un imprenditore edile messinese, Antonio Giannetto, 42 anni, di un pregiudicato catanese, Roberto Giuseppe Campisi, 38 anni e di tre fedelissimi che rappresentavano la manovalanza del gruppo: Alessandro Amante, 23 anni, Cristian Conciglia, 24 e Maurizio Trifirò, 37 anni.

Tutti devono rispondere di associazione mafiosa finalizzata alle estorsioni ed a vario titolo di detenzione illegali di armi e sostanza stupefacenti.

Le indagini scattarono già alle fine del 2006. Nell’agosto di quell’anno il boss ergastolano Giuseppe Mulè lasciò la casa circondariale milanese di Opera perché affetto da aids. Le sue condizioni di salute furono ritenute incompatibili con il regime carcerario. Ma appena giunto a Messina riorganizzò il suo gruppo ricominciando a taglieggiare gli imprenditori soprattutto del settore edile ma anche semplici commercianti. Decisivo si sarebbe rivelato il ruolo dell’imprenditore Antonio Giannetto il quale aveva il compito di contattare altri colleghi imponendo forniture di cemento e lavori di sbancamento. Impresa semplice non appena Giannetto faceva il nome di Mulè come suo mandante. Con questo sistema sono stati taglieggiati almeno sei imprenditori finchè qualcuno di loro non ha deciso di raccontare tutto ai Carabinieri. Giannetto versava al clan una parte dei proventi che otteneva dai colleghi ma lui stesso Giannetto finì nel mirino di Mulè quando questi non si fidò più di lui e cominciò a sua volta a ricattarlo.

Quando nell’agosto scorso Mulè capì che i Carabinieri stavano per arrestarlo decise di darsi alla latitanza. Si rivolse all’amico catanese Roberto Giuseppe Campisi, vicino ai clan locali. Dopo un breve periodo trascorso a Rometta, Campisi lo nascose a Catania. Ma proprio quando i Carabinieri stavano per individuare il covo Mulè fu trasferito a Scafati, in provincia di Salerno. Ad accompagnarlo fu l’amico fidato Giuseppe Mazzeo. Fu lui stesso a creargli il contatto con la criminalità organizzata campana che diede il benestare alla latitanza di Mulè. E quando il boss si sentiva ormai sicuro nel dicembre scorso i Carabinieri fecero irruzione nel covo e lo arrestarono. Vi arrivarono intercettando e seguendo l’amico Mazzeo. In quell’occasione furono anche arrestati i proprietari dell’appartamento, attualmente sotto processo al tribunale di Nocera Inferiore.

(nella photogallery le immagini degli altri arrestati)

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