Decisione ineccepibile del presidente della Corte d'Assise a seguito del recente decreto legge sulla competenza per i reati di mafia. Ma ora si allungano i tempi del processo
Tempi lunghi si profilano per l’inizio del processo a carico dei vertici della mafia barcellonese coinvolti nell’operazione dei Carabinieri “Pozzo”. E c’è il rischio che i boss delle famiglie di Barcellona e dei Mazzarroti possano essere scarcerati per decorrenza dei termini di custodia cautelare.
Oggi il Presidente della Corte d’Assise, Salvatore Mastroeni, chiamato a giudicare i sei imputati del processo, ha dichiarato la proprio incompetenza ed ha inviato gli atti al Pm della Dda, Giuseppe Verzera. Un atto dovuto per il presidente della Corte alla luce del recente decreto legge che ha sconfessato una precedente sentenza della Corte di Cassazione riguardo la competenza a giudicare i reati di mafia. La conseguenza è l’appesantimento dei tempi di svolgimento del processo. Il sostituto procuratore Verzera adesso dovrà ricominciare dall’inizio l’iter giudiziario quindi dovrà nuovamente firmare gli avvisi di conclusione delle indagini ai sei indagati, formulare le richieste di rinvio a giudizio e dovrà essere celebrata una nuova udienza preliminare. A questo punto toccherà al gup decidere se rinviare a giudizio gli imputati. Questa volta però davanti ai giudici del Tribunale e non più davanti alla Corte d’Assise.
Un enorme pasticcio iniziato il 21 gennaio scorso quando la I sezione penale della Cassazione aveva stabilito che la competenza a giudicare sui reati di mafia, dopo la novazione legislativa del novembre 2005, tocca alla Corte d’Assise e non più ai Tribunali. Una sentenza che aveva bloccato in tutta Italia centinaia di processi di mafia e che aveva provocato le proteste della magistratura. Così il Governo è intervenuto approvando un decreto che in pratica ha restituito la competenza ai Tribunali. Ma ormai il danno era stato fatto. Gli imputati dell’operazione “Pozzo”, infatti, accusati di associazione mafiosa, erano già stati rinviati a giudizio davanti alla Corte d’Assise come disposto dalla Corte di Cassazione. Ora per rimettere le cose a posto e rinviare a giudizio davanti al Tribunale gli stessi imputati ci vorranno dei mesi con il rischio che scadano i termini di custodia cautelare.
Nel processo “Pozzo”, gli imputati che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario sono il boss dei barcellonesi Carmelo D’Amico, il padrino degli scissionisti “mazzarroti”, Tindaro Calabrese, Antonino Bellinvia, Antonino Calderone, Gaetano Chiofalo e Mariano Foti. L’operazione “Pozzo” nel gennaio 2009 portò i Carabinieri del Ros all’arresto di 12 persone con l’accusa di aver gestito le attività illecite per conto di Cosa Nostra nel barcellonese.
