Operazione Zaera: 12 richieste di rinvio a giudizio

Operazione Zaera: 12 richieste di rinvio a giudizio

Redazione

Operazione Zaera: 12 richieste di rinvio a giudizio

venerdì 09 Gennaio 2009 - 12:55

L'inchiesta riguarda la gestione del mercato Zaera da parte del clan Vadalà

Sono 12 le richieste di rinvio a giudizio avanzate dal sostituto della DDA Giuseppe Verzera, sono dodici nell’ambito dell’operazione Zaera. Hanno raggiunto le otto persone arrestate dalla Squadra Mobile il 20 settembre scorso ed altre quattro per le quali il gip all’epoca non ritenne di emettere l’ordinanza.

In carcere erano finiti il boss di Camaro Armando Vadalà 34 anni, Antonino Bengala, 37, l’ex sovrintendente della Polizia Francesco Tringali, l’ex Carabiniere ausiliario ed oggi assicuratore Frank Scibilia, 35 anni, Andrea falliti, 52 anni e Francesco Sanfilippo, 38 anni. Avevano ottenuto i domiciliari Angelo Bellantoni, 46 anni ed il figlio Gianluca 25 anni che devono rispondere di detenzione illegale di armi.

Le richieste di rinvio a giudizio hanno raggiunto anche Angela Spitalieri moglie di Armando Vadalà che deve rispondere di tentata estorsione, Giuseppe Pantanetti accusato di estorsione, Ugo Vadalà, tentata estorsione e detenzione di arma e Letterio Pedale presente in alcune intercettazioni ambientali eseguite nello studio di Scibilia mentre vengono messe a punto delle truffe alle assicurazioni.

Secondo quanto accertato dalla Squadra Mobile il mercato di Ponte Zaera era diventato proprietà privata del clan Vadalà. Gli esercenti erano costretti a pagare il pizzo e gli stessi affiliati decidevano chi aveva diritto a lavorare nel mercato, effettuavano il servizio di guardiana e di pulizia e naturalmente facevano la spesa gratis.

Dell’influenza del gruppo Vadalà sugli ambulanti del mercato Zaera si è saputo nel corso delle indagini per l’omicidio di Rosario Mesiti assassinato il 22 agosto 2006 proprio davanti al mercato Zaera. Delitto per il quale sono stati arrestati Antonino Morvillo e Benedetto Bonaffini. Mesiti si occupava di raccogliere il denaro degli esercenti per conto del clan, compito che poi era toccato proprio a Morvillo. Gli ambulanti pagavano da 3 a 5 euro alla settimana per poter lavorare senza problemi.

Dopo l’arresto di Morvillo per l’omicidio Mesiti questo incarico passò nelle mani di Falliti e Bengala.

Il quartier generale del clan era, secondo gli investigatori, l’agenzia assicurativa di via Catania gestita da Scibilia. Qui venivano raccolti i soldi delle estorsioni poi reinvestiti per foraggiare l’attività usuraia. Un altro filone, riguardante le responsabilità di Palazzo Zanca, nel quale sono indagati due funzionari comunali sta procedendo di pari passo al troncone principale.

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