Le pensioni a Messina sono un vero caso nazionale

Le pensioni a Messina sono un vero caso nazionale

Le pensioni a Messina sono un vero caso nazionale

venerdì 26 Settembre 2008 - 11:34

Cgil, Cisl e Uil denunciano: l'erosione del potere d'acquisto aggravata dal ricarico del pizzo e dalla mancanza di concorrenza. Nel silenzio della politica

L’allarme sociale per il carovita è comune a tutta l’Italia, ma a Messina c’è un aspetto in più. I segretari generali di Fnp-Cisl, Spi-Cgil e Uilp, Carmelo Muscolino, Pippo Locorotondo e Carmelo Catania ricordano la linea dei sindacati per arginare l’erosione del potere d’acquisto: «Maggiori detrazioni fiscali e quota esente uguale ai lavoratori dipendenti, estensione della 14esima mensilità per i redditi pari a 3 volte il trattamento minimo, un paniere specifico per i pensionati medio-bassi, la perequazione trimestrale e non annuale, un primo recupero, rapportato all’aumento del Pil, della perdita del potere d’acquisto delle pensioni così com’è previsto dall’articolo 12 della legge 503/92. Occorre, inoltre, monitorare ed intervenire sui prezzi dei generi di prima necessità, che sono aumentati in modo smisurato, decuplicando negli ultimi anni l’indice utilizzato per la perequazione. Occorrono cioè trattative con la grande distribuzione per frenare i listini e una seria riflessione sulla distribuzione poiché spesso i costi dei generi diminuiscono alla fonte ma impazziscono al dettaglio».

In provincia di Messina, però, la situazione è particolare: al dato drammatico di oltre due terzi dei 170 mila pensionati con pensioni al di sotto della soglia di povertà si aggiunge l’inadeguatezza dei servizi reali alle persone ed alle famiglie (i nostri Comuni stanziano una percentuale di risorse economiche inferiore alla metà degli investimenti della media dei Comuni del Centro-Nord) e le carenze nella sanità pubblica, che costringono gli ammalati a rivolgersi ai privati con il pagamento delle visite.

Ma soprattutto si aggiunge il peso del pizzo, che i commercianti scaricano sui clienti, e della mancanza di controlli sulla concorrenza: «Percepiamo che quanto è saltato fuori al mercato Zaera – scrivono i segretari – è soltanto la punta di un iceberg dietro cui si nasconde una -città prigioniera-. Alcuni elementi suffragano questa ipotesi di diffusa illegalità che ci riserviamo di esporre al procuratore della Repubblica: da un’indagine della Fondazione -Chinnici- emerge che a Messina più che altrove si paga il pizzo, che viene traslato sul consumatore e, diversamente da alcune delle altre provincie della stessa Sicilia, ad oggi non ci sono segni significativi di giusta ribellione; da altra indagine viene fuori che il carrello della spesa costa più che in qualsiasi altra città d’Italia, come se esistesse un cartello che impedisce la vera concorrenza. I controlli (sull’evasione fiscale, sull’ambiente, sui prezzi e sui mercati e quant’altro), come emerge anche dal caso Zaera, sono insufficienti e spesso postumi, là dove invece si impone un’intensificazione di essi e un coordinamento».

«Ma più grave di tutto – concludono i tre dirigenti sindacali – è la latitanza e/o inerzia politico-amministrativa che finisce con il vanificare anche le iniziative più valide. Il riferimento specifico è al blocco per sei mesi di un paniere di prodotti di genere di prima necessità concordato con il prefetto dai sindacati confederali e fallito a causa dell’evanescenza (è un eufemismo?) delle istituzioni (Comune e Provincia) e delle organizzazioni dei commercianti e della distribuzione e cooperazione. Lo stesso dicasi per i mercati del contadino, che semplificherebbero la filiera, dal produttore al consumatore, abbattendo i prezzi e garantendo sbocchi ai prodotti genuini del nostro entroterra. Appositi banchi vendita (con effetti anche concorrenziali e sperando che non vengano bruciati) potrebbero essere riservati nei mercati cittadini esistenti e, in siti specifici (es. fiera ex-gasometro), potrebbero essere attuati in giorni prefissati.»

E intanto aumentano gli anziani – non soltanto immigrati – che si rivolgono alle mense dei poveri.

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