Il rappresentante sindacale punta l'attenzione sul ruolo giocato dal gruppo Fs
Aumenta il numero dei sostenitori della Rete No Ponte. A scendere in campo denunciando la scarsa utilità e i pochi vantaggi derivanti dalla costruzione del Ponte sullo Stretto è il sindacato OrSa. Il segretario nazionale Enrico Pisciotta, infatti, accende i riflettori sul ruolo che nella vicenda ricopriranno le Ferrovie dello Stato su cui, a detta del sindacato, poggia il peso economico della costruzione.
“Senza l’apporto economico delle Fs niente Ponte; tanto basta per affermare che il ponte parte con il piede sbagliato ed appare un azzardo prima ancora della posa della prima pietra prevista per l’inizio di dicembre” Il rappresentante sindacale procede dunque ad un’analisi dettagliata dei dati: “Il costo dell’operazione è previsto in 6,3 miliardi di euro da ammortizzarsi al 50% in 30 anni attraverso rate costanti. Queste rate devono essere pagate, appunto, dalle Fs con la controllata Rete Ferroviaria Italiana che si impegna a sborsare un canone minimo annuo per l’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria di 100,6 milioni di euro, più di 8 milioni al mese; in buona sostanza RFI investe sulla costruzione del ponte e finita l’opera dovrà pagare un pedaggio salatissimo per far transitare i propri convogli; non è finita, le Ferrovie dovranno girare al gestore del Ponte anche il contributo che oggi ricevono dal ministero dei Trasporti a compensazione degli oneri sostenuti per il traghettamento dello stretto a garanzia della “continuità territoriale”, si tratta di un’altra trentina di milioni che sommati alla quota precedente fanno circa 130 milioni, 11 milioni al mese. In più Rfi si impegna “ad effettuare a suo carico la manutenzione ordinaria e straordinaria”.
Per l’OrSa il paradosso è rappresentato dal fatto che Rfi diventerebbe così gestore del collegamento ferroviario ma nel contempo, nell’ultimo anno, ha attivato una progressione dismissione degli impianti ferroviari siciliani e calabresi: “Finito il ponte – si domanda dunque Pisciotta – dovremo aspettare altri 20 anni per riattivare ciò che F.S. sta smantellando in questi giorni? In sintesi il maggiore garante finanziario del ponte sta facendo di tutto per rendere ulteriormente inutile un’opera di per sé dannosa di cui nessuno sentirebbe il bisogno se il normale, ecologico ed economico collegamento ferroviario via mare funzionasse con i canoni minimi di qualità che F.S. non riesce o non vuole garantire”.
“Numeri alla mano – continua l’OrSa – la faccenda del canone è tutt’altro che un affare per le Ferrovie e per le casse pubbliche, mentre lo è, e parecchio, per il futuro gestore dell’opera, la società Impregilo, a cui nel 2005 il precedente governo Berlusconi affidò la realizzazione della struttura, e i cui soci di maggioranza, sono anche i famosi “patrioti” del business Cai-Alitalia, da Marcellino Gavio ai Benetton a Ligresti. Ma perché le Fs avendo poca o nessuna convenienza ad infilarsi nell’affare del Ponte sullo Stretto non si sottraggono al patto leonino a favore di Impregilo? Perché non possono. Essendo un’azienda pubblica dipendente dalle decisioni della politica e dai finanziamenti del governo non possono mettersi di traverso ad un affare che per l’esecutivo Berlusconi è diventato una specie di punto d’onore, un gigantesco monumento alla mitologia del fare”.
L’OrSA Navigazione si schiera dunque senza mezzi termini contro la realizzazione del ponte e invita tutti i ferrovieri a sostenere e partecipare attivamente a tutte le iniziative di resistenza civile periodicamente organizzate dalla Rete No Ponte siciliana e calabrese a difesa del territorio e contro la dispersione di risorse pubbliche che sono indispensabili per il raggiungimento di obiettivi concreti e prioritari nell’interesse della collettività e per il vero sviluppo del meridione d’Italia.
