Lunga la lista dei disservizi. Il sindacato scrive alle istituzioni
I dipendenti non hanno colpa. Le disfunzioni nascono da una politica «che definiamo scellerata da parte di Poste Italiane S.p.A.». Non ha dubbi la Slp Cisl, che insieme alla segreteria provinciale scrive alla Deputazione regionale, nazionale, e a tutti i rappresentanti messinesi nelle istituzioni. Gisella Schillaci (Slp Cisl) e Tonino Genovese (Cisl) provano ad avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti dei rappresentanti parlamentari per metterli a conoscenza della situazione, che definiscono drammatica, in cui versa l’Azienda Poste Italiane.
A Messina la condizione è particolarmente difficile. Riguardo al recapito, cioè la consegna della posta all’utenza, il sindacato lamenta che «un accordo tra azienda e sindacati del 15 settembre 2006 che non è mai rispettato, il taglio di oltre il 10% delle zone di recapito (che a Messina significa la decurtazione di 59 zone di recapito) e quindi la conseguente necessità di dover rimodulare tutte le zone e spostare i portalettere, il mancato reintegro dei lavoratori pensionati, hanno portato a disagi e inefficienze che i cittadini pagano sulla propria pelle. Quotidianamente le cronache cittadine riportano notizie di disservizi, lettere lumaca e utenti che lamentano la sparizione di bollette, atti giudiziari, corrispondenza anche importante e sensibile».
Disagi anche negli uffici postali, che sono «tutt’altro che accoglienti: pieni di clienti e con pochi operatori sportellisti. In tutta la provincia le code chilometriche anche per una semplice operazione sono la normalità. A questa scarsità di -risorse umane- l’Azienda ha tentato di sopperire chiudendo gli uffici postali proprio dove sono più necessari, ovvero nei piccoli centri di provincia».
Chi fa le spese di questa corsa al risparmio sono i dipendenti, pressati da un carico di lavoro eccessivo, e l’utenza, specie le persone anziane, quelle che più spesso ricorrono ai servizi postali, che sopportano file, caldo e lentezze.
Infine «un accenno anche al settore dello smistamento della corrispondenza, dove, davanti a turni di lavoro duri e logoranti, si continua a minacciare la soppressione e il trasferimento di quel poco che resta a Catania. Messina e provincia, per la particolare connotazione orografica, territorio lunghissimo che spazia della riviera alla montagna, con la presenza di 108 comuni e 250 uffici postali, avrebbe bisogno di più servizi, di più personale, di più attenzione. Invece la realtà è quella descritta ed è sotto gli occhi di tutti».
L’ennesimo appello è lanciato: che uso ne faranno i rappresentanti messinesi al Comune, alla Provincia, alla Regione e in Parlamento?
