La prepotente ascesa della famiglia Pellegrino: da pastori a re incontrastati del cemento

La prepotente ascesa della famiglia Pellegrino: da pastori a re incontrastati del cemento

La prepotente ascesa della famiglia Pellegrino: da pastori a re incontrastati del cemento

mercoledì 30 Giugno 2010 - 14:51

Un tesoro immenso quello sequestrato ai fratelli Pellegrino. Cinquanta milioni di euro che comprendono anche lussuosi appartamenti, ville e naturalmente tanti soldi distribuiti in venti conti correnti. Ma chi sono i fratelli Pellegrino? La famiglia è originaria di Santa Margherita e molti anni fa era dedita semplicemente all’allevamento. Pastori che vivevano essenzialmente con le loro greggi sulle colline della zona ionica. Tutti li conoscevano come gli “Arancini” ma poi un giorno cominciarono a dedicarsi al settore dell’edilizia ed avviarono una impresa di movimento terra. A cavallo fra gli anni ’80 e ’90 furono protagonisti di una sanguinosa rivalità con la famiglia Vitale che sfociò in una lunga sequela di omicidi di cui parlarono i pentiti nell’operazione Faida. In quel periodo i Pellegrino si sarebbero allontanati dai gruppi di Luigi Sparacio e Iano Ferrara per avvicinarsi a quello capeggiato da Giacomo Spartà. La guerra con i Vitale, altra famiglia impegnata nel settore movimento terra, era iniziata con l’uccisione di Giovanni Pellegrino. Era l’8 febbraio 1990. Per questo omicidio fu incriminato Nicola Vitale ma poi assolto perché agì per legittima difesa. Si andò avanti con diversi omicidi, ferimenti e casi di lupara bianca. Finchè l’operazione Faida non portò all’arrestò degli appartenenti alle due famiglie. Gli investigatori fecero luce su diversi omicidi e fioccarono le condanne per gli appartenenti ai due gruppi.

Nicola Pellegrino fu condannato a 9 anni e 10 mesi di reclusione per due tentati omicidi nei confronti dell’imprenditore Lorenzo D’Andrea, ed a 5 anni nella Peloritana 3 perché riconosciuto affiliato al clan Sparacio.

Nel 1998 Nicola Pellegrino fu raggiunto da un provvedimento del Tribunale Sezione Misure di prevenzione che gli applicò la misura della sorveglianza speciale per 4 anni, con obbligo di soggiorno. Sorveglianza poi ridotta a 2 anni e mezzo. Attualmente Nicola è considerato dagli inquirenti il capo della famiglia. Anche perché il fratello Giuseppe sta scontando in carcere una condanna definitiva a 30 anni di reclusione.

Domenico Pellegrino è stato invece assolto nell’operazione Faida. Il suo nome è venuto a galla nell’operazione Epistula poiché in un messaggio partito dal carcere di Gazzi il boss Marcello D’Arrigo chiedeva ad un suo affiliato di contattare Domenico Pellegrino per affari riguardanti la gestione del movimento terra.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta
Tempostretto - Quotidiano online delle Città Metropolitane di Messina e Reggio Calabria

Via Francesco Crispi 4 98121 - Messina

Marco Olivieri direttore responsabile

Privacy Policy

Termini e Condizioni

info@tempostretto.it

Telefono 090.9412305

Fax 090.2509937 P.IVA 02916600832

n° reg. tribunale 04/2007 del 05/06/2007