Sono contenute in 283 pagine le motivazioni della sentenza d’appello per l’omicidio di Graziella Campagna, la stiratrice di Villafranca giustiziata il 12 dicembre 1985 a Forte Campone. I giudici della Corte d’assise d’appello di Messina spiegano in queste pagine il verdetto del 18 marzo 2008 che dopo una lunga attesa alle 23,30 in una gremitissima aula di Tribunale ha confermato gli ergastoli per Gerlando Alberti jr e Giovanni Sutera, ha dichiarato il non doversi procedere per prescrizione nei confronti di Franca Federico e Agata Cannistrà, per il reato di favoreggiamento personale, dichiarata la prescrizione anche per il reato di detenzione e porto di armi per Alberti jr e Sutera.
Accolte sostanzialmente le conclusioni del processo di primo grado. I giudici della corte d’Appello confermano che si è trattato di un omicidio di mafia. Unica colpa di Graziella, quella di essere diventata un testimone pericoloso, dopo aver ritrovato un’agendina di Alberti jr che ne rivelava la vera identità. Questo il movente dell’omicidio di Graziella Campagna, uccisa per non mettere a rischio la latitanza di Alberti e Sutera che stavano sverbando sotto falso nome a Villafranca, sotto la protezione di Don Santo Sfameni.
Su Don Santo, la tesi dei giudici è che si sia interessato per aggiustare il processo, sfruttando i suoi rapporti con Marcello Mondello, ex capo dei Gip di Messina, che archiviò la prima inchiesta su Alberti e Sutera come responsabili per l’omicidio. Nelle pagine delle motivazioni ampio spazio anche alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia.