Scuola “senza riscatto” per un numero legale calcolato male. Intanto la Provincia versa 120mila euro l'anno di affitto ai Franza

Scuola “senza riscatto” per un numero legale calcolato male. Intanto la Provincia versa 120mila euro l’anno di affitto ai Franza

Scuola “senza riscatto” per un numero legale calcolato male. Intanto la Provincia versa 120mila euro l’anno di affitto ai Franza

giovedì 24 Giugno 2010 - 09:48

Il Tar sospende la delibera per il riscatto dell´Istituto Superiore di Milazzo, con la Provincia che potrebbe pagare un fitto da oltre 10mila euro mensili (per sei anni) alla società Neptunia, senza poter diventare proprietaria dell’immobile. Si attende la sentenza sull´annullamento: particolari e possibili sviluppi

Ci sono questioni che restano nascoste dietro semplici numeri inseriti in un bilancio. Storie di contratti, ricorsi e spese gravose per le casse di un ente che cerca la via del risparmio, nonostante non riesca ad imporsi per un rilancio del territorio necessario. Praticamente sotto tutti i punti di vista: economico, sociale, culturale, turistico, etc. Contrapposizioni e paradossi, come quelli che condiscono la vicenda che stiamo per raccontarvi.

CONTRATTO. Il 30 giugno del 2005 la Provincia firma un contratto di locazione con la Neptunia Spa, rappresentata dall´Amministratore delegato Vincenzo Franza, per l´affitto, con patto di riscatto, dei locali siti in Milazzo, via Nino Bixio(Porto) e via XX Luglio, adibiti a sede dell´Istituto d´Arte del centro mamertino. Neptunia spa, nuova proprietaria dell´immobile, subentrata alla Imfra. La locazione ha durata di sei anni con decorrenza dalla data di effettiva consegna dei locali (1.7.2005). Il corrispettivo della locazione è stabilito in 10.476,79euro mensili oltre all´Iva pari a 125.721,48euro annui.

RISCATTO DELL´IMMOBILE. All´art.4 dello stesso contratto la Neptunia attribuisce alla Provincia espressa opzione per l´acquisto del bene oggetto della locazione. Il diritto di riscatto è esercitabile però esclusivamente solo entro tre anni dalla sottoscrizione del contratto di locazione al prezzo di 1.732.344euro, alla quale cifra vanno sottratti i pagamenti effettuati sino al 31.12.2007 (378.861,63euro) e il pagamento del canone comprensivo di Iva da effettuare dall´1.1.2008 al 30.06.2008 (76.281,48euro). Per una cifra per il riscatto fissata in 1 milione 500mila euro. Così in data 18 giugno 2008, a pochi giorni dalla scadenza ma ancora in tempo per intervenire, il consiglio provinciale delibera di esercitare l´opzione per il riscatto dell´immobile.

IL RICORSO. Il 23 settembre 2008 la Neptunia Spa avanza ricorso al Tar di Catania tendente ad ottenere l´annullamento previa la sospensione dell´efficacia della delibera del consiglio provinciale, sospensione che il Tribunale accorda con ordinanza n.1449/08 del 23 ottobre 2008. Nello specifico la società fa riferimento a tutta una serie di passaggi che renderebbero nulla la delibera approvata dall´aula. Tra quelli illustrati, il Tribunale rileva profili di censura afferenti alla mancata copertura finanziaria e al difetto del numero legale. Sul primo punto è stato contestato che per il fine del riscatto l´Amministrazione aveva comunicato alla locatrice che avrebbe fatto fronte alla spesa con i proventi futuri ed eventuali derivanti dall´alienazione degli appartamenti dell´ex Hotel Riviera, il cui procedimento sarebbe in quel momento già avviato (e sappiamo come è andato a finire…). Ma è sulla seconda questione che si infittiscono le nubi. Si contesta infatti che il consiglio abbia deliberato con il voto di 22 consiglieri e non con i 23 necessari al raggiungimento del numero legale. In realtà però, la seduta del 18 giugno decisiva per l´approvazione, faceva seguito a quella del 16 nella quale il punto era all´ordine del giorno. Venuto meno il numero legale la seduta veniva rinviata automaticamente al giorno dopo senza avviso di convocazione, e dal 17 al 18 giugno a seguito della richiesta di un parere dei revisori dei conti. Il 18 si tratta dunque ancora di seduta in prosecuzione, nella quale occorre solo l’intervento dei due quinti dei consiglieri in carica per poter deliberare (18 su 45, dunque 22 potevano bastare).

Ciò quindi dava il via libera all´approvazione della delibera, che difatti veniva approvata (senza alcun problema) e regolarmente pubblicata il 29 giugno 2008 come certificato dal segretario generale. Questa la -magagna-, come riportato dall´ordinanza del Tar però, i difensori in giudizio della Provincia hanno pensato bene di non contestarla (“ Ritenuto che il ricorso si appalesa fornito dal prescritto avuto riguardo ai profili di censura afferenti difetto del numero legale – non contestati dall’amministrazione resistente – ed alla mancata copertura finanziaria”). Decisione, a quanto pare, legata alla strategia difensiva da attuare, che cambierà in sede di discussione del merito.

QUATTRO CONTI. In virtù del contratto in essere e dell´ordinanza del Tribunale Amministrativo, la Provincia si trova obbligata a corrispondere i canoni di locazione a decorrere dall´1 luglio 2008 in attesa del pronunciamento definitivo del Tar (delibera del 30.12.2008). Canoni che dovranno essere scomputati dal prezzo di acquisto stabilito nel contratto di locazione nel caso in cui il Tar dia ragione all´Ente, ma che rimarrebbero unicamente quote d´affitto in caso contrario. Inoltre, sempre in questo caso, la Provincia si troverebbe a pagare come da contratto una quota annuale di oltre 126mila euro (compresa Iva) fino al 2011, complessivamente circa 750mila euro nei sei anni, trovandosi allo stesso punto di prima, cioè dovendo strutturalmente -dipendere-. A meno che infatti l´Ente non decida di costruire un Istituto con fondi propri, ipotesi alquanto remota per l´arsura di liquidità, alla scadenza del contratto è molto probabile che ci si attivi per il rinnovo dello stesso.

IL DANNO, LA BEFFA E IL COLLEGIO DI DIFESA Ieri il caso è stato tirato in ballo nel corso del dibattito sul Consuntivo 2009 dal consigliere Pippo Lombardo, che ha commentato: «E´ vero che la sospensione dell´atto è a titolo cautelativo, ma a distanza di un anno e mezzo non si hanno ancora notizie circa l´opposizione che verrà avanzata nel merito. E´ comunque paradossale, anche nel caso si trattasse di una strategia di difesa, non opporre resistenza sulla questione del numero legale. Anche perché non è detto che diano ragione all´Ente e ad ogni modo i tempi si preannunciano lunghi, con un possibile rinvio al Cga. E intanto l´Ente continuerà a pagare a titolo di fitto». Circostanze aggravate dal fatto che a difendere l´Ente ci fossero i rappresentanti del Collegio di difesa, Lo Castro, Tigano e Favazzo, indicati dal presidente con propria procura e senza delibera di giunta (pare non ci fossero i tempi tecnici). «Anche i migliori avvocati possono perdere – ha commentato ironicamente Lombardo -. Se il legale che difende la società sarà più bravo (ndr. Carmelo Briguglio), propongo – provocatoriamente – di sostituirlo con qualcuno del Collegio che non mi pare abbia brillato facendo fare una grande figura all´Ente. Un caso su tutti? Quello della Fondazione TaoArte. In ogni caso mi auguro che adesso l’Amministrazione acceleri sulla procedura del merito, e che il collegio di difesa possa dimostrare che la strategia messa in atto sia vincente, visto il livello dei professionisti che lo compongono». Lombardo ha poi annunciato all´aula che ha chiesto la convocazione di una seduta urgente della quinta commissione presieduta da Biagio Bonfiglio per l´analisi di questa e di un´altra questione analoga: «Forse questo è solo un “regalo” più piccolo. Anche sull´Istituto di S.Agata di Militello pare ci sia stato un ritardo nell´esercizio dell´opzione di riscatto con l’Ente condannato a pagare per il 2009 un canone annuo che ammonta a circa 700mila euro».

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