Servizi sociali, Messina è l’ultima provincia siciliana per spesa pro capite. Massima attenzione sui bandi

Servizi sociali, Messina è l’ultima provincia siciliana per spesa pro capite. Massima attenzione sui bandi

Servizi sociali, Messina è l’ultima provincia siciliana per spesa pro capite. Massima attenzione sui bandi

giovedì 13 Gennaio 2011 - 12:21

L’analisi della Cgil. Oceano e Crocè: «Servono seri bandi di gara basati sulle reali esigenze dei cittadini e non su quelle della politica»

La tutela dei lavoratori al primo posto, insieme alla tutela degli utenti, che rappresentano la fascia più disagiata della popolazione. E sia l’una che l’altra diventano impresa quasi impossibile se la spesa pro capite per i servizi sociali nella provincia di Messina è la più bassa di tutta la Sicilia. Si destina troppo poco «e lo si fa male, guardando ad esigenze diverse da quelle dei cittadini». Questa la sintesi dell’analisi che la Cgil e la Funzione pubblica hanno elaborato sul sistema servizi sociali in città. Un sistema “viziato” dal manuale Cencelli della politica, che invece del servizio all’utenza ha messo in cima alle priorità la spartizione clientelare. Ne hanno parlato in conferenza stampa Clara Crocè, segretaria della Fp Cgil, e Angela Passari, responsabile servizi sociali del sindacato, a conclusione di un lavoro congiunto con il segretario generale Lillo Oceano, che conosce bene la materia essendo stato anch’egli segretario della Funzione pubblica, ma oggi assente per motivi personali.

Sono stati analizzati i dati sulla spesa per servizi sociali nella città dello Stretto e sono stati messi a confronto con quelli delle altre città siciliane e italiane di pari dimensione demografica. «Messina gode del non invidiabile primato della spesa più bassa per servizi sociali pro-capite in Sicilia», ha osservato Crocè. Mentre a Messina il Comune destina ai servizi sociali appena 92 euro a cittadino, a Siracusa se ne spendono 205, a Catania 175 e a Palermo (penultima città siciliana per spesa) più di 101. E ancora, guardando al resto del paese, tra i capoluoghi con un numero di abitanti analogo a quello di Messina, il confronto è ancora più pesante. Se a Messina (243 mila abitanti) il Comune destina appena il 9,5% delle Spese correnti al settore dei servizi sociali, a Verona (265 mila abitanti) oltre il 20% delle spese correnti va in servizi sociali così come a Catania (296 mila) il 13,7%. «Se in questi giorni qualcuno ha pensato di dimostrare che a Messina c’è un sovradimensionamento dei servizi sociali ha davvero fatto male i conti – ha spiegato Angela Passari -. Il nodo è un altro: da oltre vent’anni si erogano i medesimi servizi con le medesime modalità senza alcuna modifica nonostante le esigenze della popolazione siano cambiate».

«Da oltre due anni – continua Crocè – come Funzione pubblica e come Cgil di Messina chiediamo al sindaco Buzzanca e all’assessore Aliberti, come prima l’avevamo chiesto al sindaco Genovese e ai Commissari, l’emanazione di seri bandi di gara per servizi sociali basati sulle reali esigenze dei cittadini e non su quelle della politica, che prevedano la selezione di soggetti seri, affidabili e competenti, un adeguato finanziamento dei settore, meccanismi di trasparenza e verifica della qualità dei servizi, rispetto e garanzie dei diritti dei lavoratori, e l’adozione di procedure che diano stabilità e continuità ai servizi nell’interesse tanto dei lavoratori quanto dei cittadini». Sarà fondamentale proprio l’adeguamento delle spese alle tabelle ministeriali stabilite per legge, adeguamento mai fatto e che ha portato, come risultato ultimo, ad una minore qualità dei servizi. «Porremo massima attenzione sui bandi – garantisce Crocè – e non ci esimeremo dal presentare denunce, se dovessimo riscontrare anomalie. Anche perché noi non abbiamo nessun tipo di interesse nella gestione dei servizi sociali».

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