L’Inarsind (sindacato provinciale di ingegneri e architetti liberi professionisti) interviene sul dibattito innescatosi sulle concessioni edilizie e sulle inefficienze degli uffici comunali. E ribadisce il suo no ai progetti della Stu per il Tirone
«Non sospendere l’attività edilizia in sé, ma riconvertire la tipologia degli interventi sul territorio». Questo deve essere, secondo l’Inarsind (sindacato provinciale di ingegneri e architetti liberi professionisti), l’obiettivo da perseguire contro il sacco edilizio. Ma non si dica che denunce del genere sono nuove, in questa città. «Ci teniamo a ricordare – si legge in una nota del sindacato – che abbiamo affrontato le tematiche dell’uso distorto del territorio già nel mese di gennaio e le abbiamo affrontate, confrontandoci anche con l’ing. Sciacca con il quale si è registrata un’ampia convergenza. In particolare si è convenuto che è necessario allargare l’orizzonte e guardare oltre: le attività edilizie su cui puntare sono quelle che possono attivare un circuito virtuoso capace di coniugare nuove occasioni di sviluppo con un uso equilibrato del territorio».
«Abbiamo ritenuto – prosegue l’Inarsind – di fornire un contributo nei confronti di un altro ufficio-istituzione che costituisce il fulcro degli strumenti di controllo e pianificazione del territorio: il dipartimento Attività Edilizia del Comune di Messina. Pertanto, nel mese di febbraio abbiamo richiesto un incontro, accolto con interesse e disponibilità, all’assessore Corvaja, durante il quale si sono ribadite tematiche che sinteticamente si possono riepilogare nei seguenti punti: il comparto dell’edilizia non può continuare ad operare esclusivamente nella direzione di un ulteriore “consumo” di suolo; è altresì auspicabile immaginare sinergie tra pubblico e privato, nella chiarezza delle posizioni reciproche e nella trasparenza degli interessi di ciascuna delle parti, ipotizzando vie nuove di appetibilità economica per gli imprenditori ed i professionisti che vogliono investire nell’altro sviluppo, sopra accennato».
Il sindacato ha anche consegnato all’assessore un documento (inviato anche al sindaco) che si riferiva, tra l’altro, «alla mancata istruttoria dei progetti in ingresso al dipartimento, per i quali si giunge al cosiddetto silenzio assenso, senza alcun controllo sugli stessi progetti in termini urbanistici e amministrativi. Si pensi, in tal senso, al fatto che il dipartimento subisce concessioni autoassentite senza sapere, prima dell’inizio lavori, in che condizioni al contorno ed in che contesto si andrà ad edificare. Si pensi altresì al danno erariale causato dal possibile mancato o errato versamento degli oneri concessori». L’Inarsind è uscito allo scoperto anche sulla «mancata sostenibilità e sul mancato equilibrato sviluppo» della “Stu il Tirone”: anche il quel caso, insieme ai professionisti riuniti dall’arch. Luciano Marabello, fu redatto un documento, il Q.Tirone, rilevando «gravi violazioni normative in materia di urbanistica ed in materia di appalti, che conducono all’affidamento di servizi di ingegneria e lavori, di rilevante importo, senza alcuna gara e senza alcun ribasso d’asta», pur affermando la «non contrarietà allo strumento della Stu».
Sul tema sono stati sollecitati tutti, istituzioni e non, ma l’amara conclusione è che «l’unica reazione è stata un generale, profondo e assordante silenzio». La constatazione dell’Inarsind, infatti, è che «magari, in seguito, ci sarà sempre tempo per enunciare proclami e per denunciare problemi antichi, ai quali non si potrà più porre rimedio, ma si potrà solo prenderne atto: la città continuerà lo stesso, nel bene o nel male, ad andare avanti… o meglio ad andare».
