La decisione dell'amministratore delegato dell'istituto bancario di incontrare l'imprenditore siciliano sembra sia giunta dopo l'intervento di Tremonti
Lo sciopero della fame dell’imprenditore della ditta Castello Giuseppe Pizzino, a digiuno dallo scorso 24 settembre sotto la sede dell’Unicredit di Milano, comincia pian piano ad ottenere l’interessamento degli esponenti del governo nazionale. Ad intervenire oggi è stato infatti il ministro dell’economia Giulio Tremonti che parlando del caso di Pizzino ha dichiarato: “Non conosco il merito del problema di questo imprenditore, ma il fatto che sia di Messina la dice un po’ lunga sull’asimmetria del credito in Italia-.
Per Tremonti, infatti, quanto si sta verificando non è altro che la dimostrazione delle disfunzioni esistenti nel sistema creditizio del paese: “Esiste davvero un problema del credito in Italia ed esiste un problema ancora piu’ grave, un problema del credito nel Mezzogiorno. Chi comanda, chi ha in mano le banche e’ a Milano e non in Sicilia. fare banca significa sicuramente guardare i bilanci, i numeri, ma anche guardare negli occhi le persone, conoscere la storia di una famiglia, il coraggio di un imprenditore, la voglia, la determinazione a continuare, i figli. Tutto questo in Italia si sta un po’ vanificando e ci sono banche che si stanno allontanando dal territorio”.
Una posizione precisa quella del ministro Tremonti che sembra essere stata determinata rispetto alla decisione dell’amministratore ore delegato dell’Unicredit Alessandro Profumo di incontrare l’imprenditore messinese che la notte scorsa ha accusato dovuto con tutta probabilità alla denutrizione. La situazione è tuttavia tornata sotto controllo: siamo riusciti a metterci in contatto con il fratello di Giuseppe Pizzino presente anche lui nel capoluogo milanese che ha dichiarato: “In questo momento mio fratello sta riposando, ma sta meglio, in giornata vi daremo ulteriori informazioni”.
Soddisfatto delle parole di Tremonti anche l’on Germanà (Pdl): “Dopo la sollecitazione del ministro, Unicredit ha ora lanciato un segnale di apertura, a mio avviso dovuto, verso l’imprenditore titolare della camiceria -Castello- che cerca solo di tutelare la sua sana attività e la salvaguardia di trecento posti di lavoro. Il sistema bancario deve sorreggere la nostra impresa, soprattutto in casi come questi, nei quali l’impresa è sana e chiede l’accesso al credito per innovare e avere forza sul mercato. Spero che adesso agli annunci seguano fatti concreti”.
