51° Festival di Tindari. Dopo Leo Gullotta è il turno di Pippo Pattavina

51° Festival di Tindari. Dopo Leo Gullotta è il turno di Pippo Pattavina

51° Festival di Tindari. Dopo Leo Gullotta è il turno di Pippo Pattavina

mercoledì 12 Agosto 2009 - 08:21

L'inizio dello spettacolo -Capidazzu Paga tutto- in programma alle 21.30

Attore che passa dal comico al drammatico con una facilità che lo rende molto eclettico ed aperto a qualsiasi ruolo. Ha iniziato nella Compagnia dello Stabile di Catania, continuando poi con Giorgio Albertazzi nel – Riccardo III- e con Anna Proclemer in -Come prima e meglio di prima-. Pur non definendosi mai autore teatrale ha prodotto per il Teatro- Il più felice dei tre- spettacolo che ha debuttato nel 1984 in collaborazione con Orazio Torrisi, – La carretta dei comici- da -Il ratto delle Sabine-, -Foemina Ridens- lavoro scritto con Giuseppe Fava. A Tindari propone “Cappiddazzu paga tutto” un esilarante commedia di cui Pattavina è anche regista, in cui la risata la fa da padrone.

Don ‘Nzulo, ritornato ricco in paese dall’America, è stato lasciato solo per vent’anni senza che nessuno del parentado si preoccupasse di lui. Disgustato dal comportamento dei parenti organizza una sottilissima vendetta: fa credere a tutti che sta per arrivare un giovane parente americano straricco che lui ha cresciuto mentre si trovava là e che,oltre a beneficiarli con moneta sonante, ha espresso il desiderio di trovarsi una moglie. Queste parole fanno scatenare ingordigia, e meschinità fra tutti i parenti suscitando la gioia di don Nzulu che assapora la sua rivincita facendoli sbranare tra di loro.

Il giovane parente americano,che nella commedia non compare mai e che in realtà non esiste, ama tanto il teatro e don Nzulu (è questo l’apice della sua vendetta) organizza in suo onore un piccolo spettacolo in cui impersonerà tutte le maschere della tradizione popolare siciliana: la vecchia di l’acito, donna Tinnirina, la zia Vittula, don Ninnaru, don Sucasimula, Peppi Nappa, don Cola Mecciu, Giufà e Cappiddazzu paga tuttu che altri non è che lui.

Don Nzulu ripropone,attraverso la sua performance, tutti i caratteri dei suoi familiari. Fa loro capire di averli conosciuti quali effettivamente essi sono, al di là delle apparenze ponendoli come davanti ad uno specchio che ne deforma l’immagine e nello stesso tempo la restituisce mettendo in luce la loro nuda, cruda e meschina realtà.

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