L'arte contro l'oblio, la Scalinata Santa Barbara rivive per un giorno

L’arte contro l’oblio, la Scalinata Santa Barbara rivive per un giorno

Redazione

L’arte contro l’oblio, la Scalinata Santa Barbara rivive per un giorno

lunedì 17 Settembre 2007 - 12:20

Ridare vita ad un luogo abbandonato, rendere visibile un pezzo di storia dimenticato della nostra città. La Scalinata Santa Barbara (nella foto uno scorcio), stradina pedonale che collega la Tommaso Cannizzaro con il Viale Italia, su cui si affacciano edifici secolari, alcuni precedenti il terremoto del 1908, ha rivissuto ieri una giornata di gloria grazie all’associazione “Machine Works-. Il gruppo, che ama definirsi collettivo artistico, ha portato per un giorno la scalinata fuori dall’oblio, rendendola protagonista di un evento teatrale, musicale e artistico rivolto a tutta la cittadinanza. La manifestazione “La scala immobile- era al suo terzo anno di vita, ed è stata realizzata con la collaborazione del Comune. Che quest’anno l’ha anche inserita nel programma di eventi culturali estivi.

Diverse le iniziative che hanno caratterizzato la giornata, dall’animazione per bambini alla rappresentazione teatrale, dal monologo alla proiezione di un filmato sulla facciata di un palazzo, dall’offerta di pane e vino alla festa da ballo. Tutto finalizzato alla sensibilizzazione della comunità su un luogo condannato da decenni ad un totale stato di abbandono, ma che, paradossalmente, si trova al centro di un progetto di ristrutturazione che presenta aspetti inquietanti. La Scalinata, infatti, rientrerà nella riqualificazione della zona del Tirone, per la quale sono previsti, tra l’altro, espropri, smantellamenti e nuove costruzioni.

Allora la paura è proprio questa, che si azzeri la storia di un angolo della città, che è anche la storia della città, colpevolmente lasciato a marcire, per dare spazio ad un’altra speculazione edilizia. La storia del vantaggio di pochi a danno di molti è destinata a ripetersi anche sulla pelle della piccola comunità della Scalinata? Una comunità davvero multirazziale, di soli affittuari, marocchini, cingalesi, tedeschi, messinesi e “ipermessinesi-. Compresa una rappresentanza orientale, vista la presenza di un palazzo che ospita niente meno che una misteriosa delegazione consolare ucraina, risalente al 1909.

Dopo tutto, se l’ottica è quella del recupero, non ci sarebbe bisogno di demolire e ricostruire, ma solo di ristrutturare. Certo, e questa è la provocazione più sottile lanciata dagli organizzatori della manifestazione, se l’obiettivo è invece quello di trasformare un’appetibile, centrale, zolla di terreno ancora “vergine- in una nuova danarosissima lottizzazione, allora il discorso è diverso.

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