Baliani incanta l'“Horcynus Festival- con il suo inno alla giustizia

Baliani incanta l’“Horcynus Festival- con il suo inno alla giustizia

Redazione

Baliani incanta l’“Horcynus Festival- con il suo inno alla giustizia

sabato 25 Agosto 2007 - 10:53

Il mondo come un cerchio. Spezzato. 18 anni dopo la sua creazione, “Kohlaas-, lo spettacolo portato in scena ieri sera da Marco Baliani (nella foto) all’“Horcynus Festival-, tratto da un testo di Heinrich Von Kleist, continua a scavare nei meandri della società, tirandone fuori i dissidi più dolorosi e insanabili. Un monologo ormai classico, riconosciuto come uno dei capisaldi del genere ibrido del teatro di narrazione.

Uno sfondo nero, una sedia, un uomo e un microfono (unico elemento estraneo al linguaggio umano, e non a caso spesso più un disturbo che un aiuto). Voce, mani, piedi, mimica e movimenti ridotti all’essenziale e per questo necessari, senza sprechi, senza distrazioni. Il testo si fonde con l’attore, l’attore si fonde con la storia, creando un’illusione potentissima, totale.

Per un’ora abbondante sul palco l’attore-narratore di Verbania racconta una storia, seduto eppure mobile, solo eppure circondato da un numero di personaggi, imperatori, principi, servi, dame, zingare, interi eserciti. In scena va il teatro del mondo, incarnato nella vicenda umana di Michele Kohlaas, allevatore di cavalli tedesco, un uomo che poteva dirsi felice, che ad un tratto vede rompersi il cerchio entro il quale la sua vita aveva il suo senso.

Un atto di arbitrio, un sopruso da parte di un nobile gli porta via un bene a lui carissimo, e da lì in poi una discesa negli inferi dei meccanismi perversi della giustizia degli uomini, imperfetta come gli uomini. Il cerchio non sarà più sanato, Kohlaas diventa bandito, impersona l’ansia di rivalsa sui prepotenti di un intero popolo di reietti. Mette in crisi la nazione e l’imperatore. Che per fermarlo non esita a tessere un inganno. Così finisce la sua parabola, fuoriuscito da un cerchio spezzato di vita, ricondotto a forza dentro un cerchio di morte, un cappio da forca.

Il monologo si inserisce in una serie di cinque interventi di Baliani, che ha compreso letture di autori provenienti da paesi del Mediterraneo, tra cui il palermitano Vincenzo Consolo, con “Lo spasimo di Palermo-. Stasera l’ultima performance della serie, “’70 volte Sud-, di Massimo Barilla (che cura anche la sezione teatrale del Festival) e Salvatore Arena, sui moti di Reggio Calabria, le connessioni con la strage sulla Freccia del Sud e l’eversione nera.

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