Uno spazio per l'arte contemporanea a Messina

Uno spazio per l’arte contemporanea a Messina

Redazione

Uno spazio per l’arte contemporanea a Messina

sabato 27 Settembre 2008 - 12:24

Un giovane messinese studente di Storia dell'Arte espone la sua ipotesi su tempostretto.it

Mosè Previti ha conseguito la laurea triennale in Operatore dei Beni culturali nell’Ateneo messinese, dopodiché si è iscritto in Storia dell’Arte contemporanea all’Università La Sapienza di Roma. Di seguito pubblichiamo una sua lettera che fa riferimento alla notizia del tavolo tecnico permanente tra Provincia e Soprintendenza per la creazione di una Galleria d’arte contemporanea nell’edificio della Dogana.

Per la sua posizione strategica e le potenzialità del porto, la città di Messina può ambire ad un posto da protagonista tra le città siciliane, almeno nel campo dei beni culturali.

Malgrado i disastri che hanno intaccato buona parte del patrimonio storico artistico cittadino, il Novecento messinese può contare una quantità di opere ancora oggi sconosciute o peggio ancora inaccessibili, il cui valore costituirebbe la pietra fondante di un museo di sicuro spessore. Mi riferisco ai magnifici bozzetti di Giulio Aristide Sartorio per i mosaici del duomo di Messina, ancora oggi poco degnamente conservati nel Seminario arcivescovile di Giostra, ma anche più generalmente a tutto quel tesoro di opere, ritratti, sculture, stampe e disegni, che le amministrazioni comunali e provinciali hanno incamerato durante ultimi decenni e che ora urgono di avere una più degna e funzionale sede espositiva.

In questo senso, l’indicazione che vorrebbe nel bel Palazzo della Dogana un museo di arte contemporanea, soddisfa esigenze strategiche di un polo culturale di rilievo: esigenze che non possono prescindere da sostanziosi ed accorti investimenti in cui, insieme a banche ed altri soggetti privati, l’Università avrebbe buona ragione a pretendere un ruolo da protagonista. Il nuovo museo di arte contemporanea, non può e non deve in alcun modo limitarsi alla regolare prassi che per forza di cose ha mosso l’attività della Galleria d’arte Contemporanea della Provincia Regionale, al contrario, auspico che il suo raggio d’azione possa muoversi in iniziative innovative e dinamiche parimenti a quelle di altri illustri e ben avviati colleghi:il Macro di Roma ed il Mambo di Bologna.

Un museo di arte contemporanea è, per naturale vocazione, un laboratorio di ricerca e sperimentazione sui temi del contemporaneo per questo l’Università messinese non può rimanere uno spettatore assente. Le categorie del postmoderno, dell’informe, del postmediale, del glocale, che riscuotono tanta fortuna nella critica internazionale, se adeguatemene rintracciate nelle varie espressioni del territorio cittadino, avrebbero modo di offrire molteplici spunti per analisi avanzata sull’identità frammentata della nostra città.

Per esempio, sarebbe interessante capire come la crescita edilizia spontanea e deregolarizzata, contestualmente all’assenza integrale di ogni anelito architettonico, abbia inciso sul tessuto socio culturale della città, e come venga, o addirittura non venga percepito il vuoto dell’arte dalla popolazione peloritana: Messina ha avuto il suo Dubuffet, il fantasmagorico grido del cavaliere Cammarata è stato coerentemente taciuto dalla violenta indifferenza delle istituzioni, spero che questo sia davvero il momento d’avvio per un sorprendente nuovo corso.

-Art after philosophy-, il nuovo adagio dell’artista filosofo Joseph Kosuth proclama il grande potenziale che l’arte contemporanea rivendica nella nostra epoca, Messina non può più rimanerne una città fuori dal tempo, una città che -non esiste-.

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