-L'ultima notte prima della fine del mondo- il nuovo romanzo di Giuseppe Mazzone ambientato a Messina

-L’ultima notte prima della fine del mondo- il nuovo romanzo di Giuseppe Mazzone ambientato a Messina

-L’ultima notte prima della fine del mondo- il nuovo romanzo di Giuseppe Mazzone ambientato a Messina

mercoledì 27 Maggio 2009 - 08:33

“E’ che tutto passa, niente resta: un sussulto,un soffio , il bisbiglio di un lamento “, potrebbe essere questo il mazzonepensiero quando ognuno s’immagina di sentire la fine del mondo vicina. Giuseppe Mazzone, un filosofo prestato al giornalismo, alterna teatro e cronaca , vita e poesia, sogni e romanzi e non disdegna di continuare a pensare in chiave realisticamente fantastica, immnaginifica, come si potrebbe dire, perché la trasfigurazione della realtà gli appartiene culturalmente, uscendo, indifferentemente, da un vicolo o da un notte di fuoco. Per lui un panino imbottito o un piatto di spaghetti sono uguali stimoli di materia grigia, tanto che si consola con un sartore anarchico che lavora per il capo una tribù di psuedo miliardari.

Così si intromette nella vita di tutti, dei pappagalli playboy e dei gagà industrializzati,come, alla stessa maniera, si trasferisce nei moderni condomini e nei centri storici diroccati, tanto gli basta respirare per vivere.

Il respiro è ,per Mazzone,come l’acqua di un fiume, come un papiro, come un pezzo di lava, tutto è materia e come tale va vissuta, seppur filosifocamente , come una pietra fisofale che detta il destino. “Aurora, Aurora, sei bella come il sole del mattino…”, qui , Mazzone è Mazzone, è poeta e ricorda quel Ferdinando di Ortigia che decantava alla Luna, così come , semplicemente, vorrebbe “baciare come non ho mai baciato”, oppure sentire “la freschezza della tua natura”, insomma, in quel cortile, Amedeo fa incontri d’altri tempi, rievoca. Comprare un pacchetto di Pall Mall al giorno , sigarette fra le più nocive, parlare di calcio, portare Hemingway sotto il braccio, vuol dire vivere, conoscere gente, “meglio sbattere che farsi sbattere…vivere creare conoscere gente ,viaggiare, cioè fare tutte quelle cose che non hai potuto fare mai.”

Giuseppe Mazzone, che si è anche trasformato in ciclista, cantandone gesta e intrighi per descrivere momenti di sue cronoscalate e duelli sul filo del traguardo, usa la parola come entra ed esce dagli orifizi cerebrali, con la stessa velocità con cui si materailizza o si presenta nella scala dei colori, una sorta di iride che improvvisamente spunta in un determinato momento della sua giornata , sorprendendo chi gli sta vicino. Poi ci sono ”i giorni delle rose”, matrimoni coi fiocchi, le sale con i parati rosa confetto, il fotografo ufficiale l’ evviva , l’abbraccio da “cinqucento metri”.

La prosa di Giuseppe Mazzone è come la motiplicazione dei pani di Nostro Signore: disegnare un evento vuol dire accomunarne tanti altri , dal particolare salire al generale, vuol dire sintetizzare il pluriscenario della vita, trasfigurandone spesso i connotati: “Si sposarono perfino il cinquantacinquenne imbalsamato Crocchia e il trentaduenne meccanico Vincenzo, farfallone internato”, e qui sia parla di scapoli o signorini, di tight , abiti da cerimonia da due milioni , di sposi vergini fino al gran giorno! “Si battono tesi di laurea accuratamente” , è un altro momento in cui l’Autore, compare Peppino per gli amici, si concede ancora una pausa di riflessione per meditare, nello stesso momento in cui vede una ruspa districarsi fra le macerie : un viaggio obbligatorio, quello di andare a trovare la propria madre che si sarà tolto anche il pane dalla bcca per andare da quella copisteria dove si confezionavano le tesi dei dottori, bisbigli che senza “la luna oscillerebbe come un grande pendolo,incapace di girarsi e rigirarsi su se stessa, che non è un gran conforto tuttavia”.

Conclusione, questa, che ferma questo viaggio come una comparsata , di quelle che si vedono in Televisione dove arrivavano centinaia di telefonate fino al mattino mentre andava in onda quel tallkshow che ”scaldava il piatto forte con lo spogliarello delle casalinghe in diretta”. Ma , in conclusone , nessuno avrà paura della Fine, la fine del mondo, grazie ai battiti di cuore che si ripetono, ai personaggi come quella Violetta che fa volare dalla giacca che ha sulle spalle, sigarette, carte,un accedino e le chiavi di casa di Lupo.

Dopo i ” destini sparsi”, Giuseppe Mazzone, con questo libro, a me pare che consegni al lettore un manuale la sopravvivenza.

Corrado Cartia

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