Una escalation di aggressioni e minacce di morte che hanno trasformato in incubo la vita di due giovani messinesi
Messina – “Ti schiaccio la testa sotto i piedi”. “Cunnutu e babbu, che ogni volta scappa come un pupo di pezza”. Erano queste le offese che un giovane messinese ha ricevuto per anni dall’ex fidanzato della ragazza, anche lei molestata via social, via chat e di presenza per almeno 4 anni. Oggi per il responsabile, un 25enne messinese, è arrivata la condanna di primo grado e le vittime, la giovane coppia di 27 anni lui e 26 lei, sperano sia per loro la fine di un incubo.
Il processo
La Giudice Arianna Raffa ha condannato il 25enne a 3 anni e 4 mesi per stalking e lesioni. Il giovane, assistito dall’avvocata Ketty Terranova, ha scelto di essere giudicato col rito abbreviato. Ma la Giudice Raffa lo ha assolto dall’accusa di stalking nei confronti della ex fidanzata, ha derubricato l’accusa, inizialmente contestata, di sfregio permanente in lesioni e lo ha condannato alla pena finale di 3 anni e 4 mesi, rispetto ai 5 anni anni e 4 mesi chiesti dall’Accusa, rappresentata dal Pm Fabrizio Monaco.

Il giovane dovrà anche risarcire civilmente le parti civili, assistite dagli avvocati Stefano Olivo e Cettina Miasi, e pagare le spese legali e una provvisionale immediatamente esecutiva di circa 5 mila euro. E’ stato proprio il malcapitato 27enne a dare il via al processo, denunciando l’accaduto con l’assistenza dell’avvocato Olivo (nella foto).
Escalation di aggressioni e minacce
Il giovane ha ricostruito un incubo cominciato nel 2019, quando la ragazza decide di chiudere con il fidanzato di allora, e cominciare invece a frequentare un altro conoscente. Da allora è stato tutto un susseguirsi di offese via Instagram e chat, un continuo trovarsi l’ex alle spalle, che è arrivato a chiamarla anche 100 volte in un giorno, insultandola e minacciandola. La stessa sorte è toccata anche al fidanzato che dall’ex della ragazza in due occasioni le ha anche “buscate”.
Giovane coppia precipitata nell’incubo
Il giovane è stato aggredito in una occasione in piazza Municipio dove si trovata con amici: una testata, un morso al petto, poi giù calci e pugni; era il maggio del 2020. Lo stesso anno il 25enne ha incontrato i suoi amici allo stadio Celeste e ha recapitato tramite loro il messaggio di “non farsi più vedere in giro perché aveva una pistola”, mentre in un’altra occasione, nel 2023, è stato aggredito mentre era seduto in un locale, in mezzo ad altri giovani.

Non farà un giorno di galera, probabilmente non pagherà le spese processuali perché nulla tenente e tantomeno il risarcimento alle parti civili. Da addetto ai lavori questa è la giustizia italiana, e se poi ci mettiamo magistrati incompetenti o di parte (non in riferimento al caso in questione) abbiamo fatto tombola.