Da Cattafi a Milazzo, la tradizionale Maschira in tour

Da Cattafi a Milazzo, la tradizionale Maschira in tour

Santi Cautela

Da Cattafi a Milazzo, la tradizionale Maschira in tour

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giovedì 07 Febbraio 2019 - 18:05

Una tradizione che rievoca oltre le maschere, una storia degna di essere raccontata, intrisa di coraggio e ostinazione.

Una tradizione antichissima che si ripete ogni anno nel cuore di Cattafi, quartiere popoloso di San Filippo del Mela, A Maschira, racconta una storia piena di valori.

A Màschira rievoca la cacciata di un’orda di pirati saraceni da parte degli antichi abitanti del vecchio casale di Cattafi. In occasione del Carnevale Cattafese sfilano diverse maschere tipiche e si crea una vera e propria atmosfera di festa tra Canti e Balli tipici, come la Tarantella.

Per l’occasione il nuovo direttivo negli ultimi anni ha cercato di esportare questa tradizione molto sentita e si sono attivati dei gemellaggi, in Abruzzo, in Molise, in Calabria, dove varie altre attività rievocative avevano già un patrimonio di tradizioni e percorsi comuni.

In prossimità del carnevale storico di Cattafi, il prossimo 17 febbraio e poi il 3 marzo, i giovani si sono attivati per far conoscere il loro “prodotto” fuori dalla Valle del Mela, in particolare domenica 10 febbraio si terrà a Milazzo – ore 18 al locale Totù – un interessante convegno che spiegherà la natura della manifestazione.

Saranno spiegate le modalità di partecipazione al concorso fotografico interno alla manifestazione.

Secondo la tradizione, si legge nel sito dell’associazione, pare che fosse il 1544 quando un’orda di turchi, con a capo Hjerdiss Barbarossa – ammiraglio di Solimano I – sbarcati ‘a Saja (l’odierna frazione di Archi del comune di San Filippo del Mela), prese la strada che conduceva al monte Makkarrùna, alla cui sommità sorgeva la fiorente città di Santa Lucia del Mela. Durante il cammino, saccheggi e devastazioni. Ma sulla via dell’antica strada Cucugghiàta (che ancora oggi collega Archi e Cattafi), un manipolo di contadini di Cattafi (anticamente: Ktèfiu oCatafiù), “armati” di soli attrezzi di lavoro, vanghe, tridenti, bastoni – a cui vennero in soccorso il barone Balsamo di Cattafi ed alcuni soldati a cavallo – respinse i turchi costringendoli a riprendere la via del mare. La cruenta battaglia, che lasciò sul campo molte vittime da entrambe le parti si concluse con la supremazia dei Cattafesi, che riuscirono nell’impresa disperata di scacciare gli invasori turchi.

Da quel momento – si racconta – prese a usarsi il termine Scacciuni teso ad indicare, appunto, l’uomo coraggioso, il paladino della giustizia. In segno scaramantico, per buona sorte forse, i vincitori presero ad indossare, in determinate occasione, i costumi dei vinti.

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