Da Messina a Faenza per aiutare gli alluvionati. Il racconto di Vittorio e Alessio

Da Messina a Faenza per aiutare gli alluvionati. Il racconto di Vittorio e Alessio

Alessandra Serio

Da Messina a Faenza per aiutare gli alluvionati. Il racconto di Vittorio e Alessio

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martedì 23 Maggio 2023 - 07:35

"A Messina siamo cresciuti pensando al terremoto, l'esondazione non l'avremmo mai immaginata"

“Siamo cresciuti col ricordo e la paura del terremoto, la necessità di imparare a fronteggiare quel tipo di evento. L’esondazione è una eventualità che non avevamo mai immaginato”. Vittorio e Alessio, 15 e 14 anni, sono cresciuti a Messina ed ora vivono tra la città dello Stretto e Faenza. Quando l’acqua ha bussato letteralmente alla loro porta erano le tre del mattino.

In pochi minuti il portone del loro palazzo è rimasto bloccato, per fortuna l’appartamento nel quale vivono con mamma Paola si trova al secondo piano e non ha riportato danni. Superati lo choc e la paura, la notte è trascorsa insonne tra chat serrate con gli amici e i social che cominciavano a mostrare le prime immagini dell’alluvione. L’indomani mattina, quando è stato possibile uscire, il loro pensiero è stato uno soltanto: andare ad aiutare l’amico che si è ritrovato la casa completamente invasa da acqua e fango.

“Il fango travolge Faenza, tanta gente ha perso tutto”

Vittorio e il suo amico a lavoro nel fango che ha invaso Faenza

“Non ho mai fatto volontariato, al massimo sono stato coinvolto sporadicamente in qualche azione d’aiuto della chiesa che frequento. Però mi è sembrato normale andare a dare una mano, quando è arrivata la richiesta di un altro conoscente che ha raccontato a me ed altri quello che era accaduto al nostro amico comune. La sua casa era completamente distrutta, il garage pieno di fango, i mobili completamente distrutti. Per due giorni io, mio fratello ed altri ragazzi abbiamo aiutato a portare via quei pochi oggetti che erano rimasti in casa, a spalare il fango dal garage e ripulire. Lui e la sua famiglia sono riusciti a rientrare nella loro casa adesso. Ma hanno perso tutto, ed ora stanno pensando a come rimettersi in piedi. E’ stato impressionante vedere la devastazione di questi giorni, osservare la gente alle prese col pensiero che tutto quello per cui hanno lavorato una intera vita, tutte le loro cose, sono state spazzate via in poche ore”, racconta Vittorio.

“La situazione qui è ancora grave – spiega il quindicenne – Stamane, dopo giorni, sono uscito senza stivali pensando si potesse, invece sono tornato a casa con le scarpe tutte sporche. Oggi avremmo dovuto tornare a scuola per riprendere le lezioni, invece ci hanno avvisato che non si riparte prima di altri due giorni.”

“Tra ragazzi ci diamo forza a vicenda”

“I danni sono tanti, ovunque c’è gente che ha perso tutto, è doloroso vedere la loro tristezza. Però in tutti c’è la voglia di ripartire, nessuno si lascia abbattere qui – gli fa eco Alessio – il sentimento comune e i discorsi che si fanno tra noi ragazzi sono concentrati tutti su questa voglia di non lasciarsi abbattere, di ripartire. E dell’importanza che ci sia maggiore controllo sui fiumi dell’Emilia Romagna. Poi ci scambiamo e ascoltiamo i consigli su come prevenire i danni, mettere in sicurezza le proprie cose”.

L’aiuto corre su Tik Tok

“Le richieste di aiuto e le prime notizie sui danni sono arrivate a noi ragazzi attraverso i social – riprendere Vittorio – su Tik Tok hanno cominciato e continuano a circolare molte richieste di aiuto e si formano i gruppi per organizzare gli interventi di aiuto stesso. Lo stesso per le chat. Su WhatsApp per esempio io partecipo ad un gruppo con almeno mille partecipanti dove arrivano gli indirizzi dei posti dove serve aiuto e ci si organizza per andarci con l’attrezzatura che serve”.

Itp Bucci Faenza alluvione

“E’ stato un momento di grande paura ma anche di empatia fortissima per loro – spiega mamma Paola, docente all’Istituto tecnico Bucci di Faenza, travolto dal fango – Sono molto contenti di poter aiutare, hanno sviluppato un fortissimo senso di appartenenza alla comunità e propensione all’aiuto. E’ una cosa che ho notato in tutti gli abitanti di quest’area, a prescindere dalla loro età. C’è una fortissima volontà di ripartire e non volersi lasciar abbattere. I ragazzi poi si sono dimostrati particolarmente pronti. Qualche giorno fa ad esempio io e i colleghi abbiamo lavorato all’interno della scuola per ripulirla e mitigare i danni più grossi. I ragazzi non erano stati invitati e sono arrivati spontaneamente, quando hanno appreso che eravamo all’opera. Abbiamo dovuto rimandarli a casa, per la loro sicurezza, ma erano venuti lì per aiutare noi senza che alcuno glielo avesse suggerito. E’ stato un bel momento per noi insegnanti”.

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