Da Messina i Giovani Avvocati chiedono spazio nella riforma della giustizia

Da Messina i Giovani Avvocati chiedono spazio nella riforma della giustizia

Alessandra Serio

Da Messina i Giovani Avvocati chiedono spazio nella riforma della giustizia

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sabato 19 Ottobre 2019 - 07:30

Meno slogan elettorali, più riforme efficaci, più risorse per la macchia amministrativa. Dai Giovani Avvocati a congresso a Messina le richieste da portare al tavolo delle riforme

Sono stati giorni intensi quelli del venticinquesimo congresso nazionale dell’Aiga, la sigla che raccoglie i giovani avvocati italiani, in corso al Teatro Vittorio Emanuele di Messina.

A tenere banco è stato ovviamente il tema della riforma della giustizia, tanto che l’Associazione Nazionale Giovani Avvocati ha scelto per il congresso proprio il titolo di Riforme tempestose.

Dai lavori, che hanno richiamato a Messina i massimi stakeholder di settore, è arrivata una richiesta chiara dell’Aiga: contare al tavolo delle riforme. Secondo i Giovani Avvocati non servono cambiamenti radicali ispirati da spinte populistiche ed elettorali, ma miglioramenti precisi che rendano effettivi anzitutto i buoni principi attuali.

Non ci sarà riforma che tenga, ad esempio, senza un aumento delle risorse dell’amministrazione giudiziaria, ridotte all’osso. E’ stato questo il cuore dell’intervento iniziale dell’attuale presidente nazionale, Alberto Vermiglio.

Un imperativo che, almeno in sede di dibattito tra addetti ai lavori, ha visto tutte le componenti d’accordo, dagli avvocati ai magistrati, dai politici ai rappresentanti delle altre categorie.

Ad aprire i lavori è stato il presidente dell’Aiga di Messina, Ernesto Marcianò, che ha improntato i lavori della prima giornata, dal doppio titolo: Sostiene l’avvocatura e Governiamo il futuro, sulle necessità dei Giovani Avvocati: “Governare il futuro significa riuscire ad impossessarsi di questa professione ed entrare nelle sue dinamiche, cercando di essere determinati per le scelte future dell’avvocatura. I valori storici restano sempre un baluardo, come la difesa dello stato di diritto che ci hanno consegnato i nostri padri costituenti”.

Tra le proposte che porteremo ai lavori congressuali di questi giorniha aggiunto -ci sarà anche una riforma dell’accesso alla professione che deve essere diretto ad un esame di abilitazione, piuttosto che a una modalità di concorso pubblico come quello vigente. Come far sì che ragazzi redigano un atto giudiziario che è quello che l’avvocato fa più spesso. Impartire quindi alle giovani generazioni quello che è la nostra professione e quindi essere un avvocato”.

Le altre mozioni riguarderanno il libero patrocinio “che rappresenta una buona percentuale di guadagno per molti professionisti. Occorre regolare questo aspetto – ha concluso Marcianò – perché sia commisurato alla dignità e decorso della prestazione professionale eseguita”.

Nella relazione introduttiva il presidente nazionale Aiga Alberto Vermiglio ha dichiarato: “Al centro dei nostri lavori ci sono le riforme di un Paese che negli ultimi venti anni si è scoperto quasi più instabile della prima Repubblica. Come giovani chiediamo alla politica di varare delle riforme che siano sostenibili, nel più elementare concetto di regole, che possano durare nel tempo in quanto frutto di un ragionamento organico e prospettico“.

“Siamo convinti – ha aggiunto – che riforme, solo nel rito del processo, tendenti alla continua riformulazione delle norme esistenti, non siano la cura giusta per un sistema vetusto che continua a specchiarsi nei fasti del passato e con difficoltà continua ad approcciarsi alle sfide del futuro“.

Per Vermiglio ciò che l’avvocatura, in particolare quella giovane, non può accettare “è una visione spiccatamente giustizialista del processo che, troppo spesso, la politica propone per inseguire consensi elettorali che si pongono in posizione diametralmente opposta alla secolare cultura garantista della nostra Costituzione“. “Immaginiamo – ha spiegato – una giustizia che parta dall’aumento delle risorse e non dagli stravolgimenti a costo zero. Immaginiamo una riforma fiscale che non si limiti alla quantificazione delle aliquote, ma tenga conto anche dello sviluppo delle realtà professionali anche in quelle in forma associata. Immaginiamo – ha concluso il presidente di Aiga – una riforma delle istituzioni che muova dal risparmio degli sprechi, evitando strumentali derive territoriali“.

Nella seconda parte del pomeriggio si è svolto il dibattito dal tema: Le riforme tempestose, moderato dal giornalista della Gazzetta del Sud Nuccio Anselmo e al quale hanno preso parte: il presidente della commissione giustizia del Senato Andrea Ostellari, il senatore Francesco Urraro, il coordinatore Ocf Giovanni Malinconico, il vicepresidente di Aiga Massimo Borgobello.

Infine è intervenuto il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Poniz per il quale “l’idea della necessità di migliorare un servizio come quello della giustizia, che è vitale per la quotidianità dei cittadini, rappresenta per noi magistrati un momento utile”. Pertanto l’occasione del congresso dell’Aiga, “è fondamentale comprendere i punti dell’avvocatura e insieme, se possibile, promuovere delle proposte di riforma in una direzione comune che è l’interesse della giustizia”. Con il mondo dell’avvocatura l’Anm ha già condiviso esperienze “come i tavoli comuni sulle riforme del processo civile e penale, nell’ambito dei quali – ha aggiunto il magistrato – abbiamo trovato dei punti d’accordo. Ne è un esempio il fatto che il processo penale debba essere migliorato, snellito, riformato“.

Ma a dover essere migliorato non è solo il processo. “La giustizia – ha precisato il numero uno dell’Anm – è fatta di tante altre componenti ed il processo è solo la parte più visibile” e non esaurisce il problema complessivo, per la quale risoluzione occorre aggiungere “i cancellieri, i mezzi materiali, le risorse, i palazzi di giustizia. Sono argomenti che si danno per scontato, ma non lo sono. Su questo con l’avvocatura – ha concluso Poniz – c’è una convergenza totale”.


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