Dai dolori più grandi nasce la forza: Lucio Presta, un uomo "Nato con la camicia"

Dai dolori più grandi nasce la forza: Lucio Presta, un uomo “Nato con la camicia”

Francesca Stornante

Dai dolori più grandi nasce la forza: Lucio Presta, un uomo “Nato con la camicia”

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venerdì 29 Marzo 2019 - 10:33

E' il manager di Paolo Bonolis, Roberto Benigni, Belen, è marito di Paola Perego e uno degli agenti più potenti della tv italiana. Ma è anche un uomo con una storia di vita incredibile che ha messo a nudo nel suo romanzo

Racconta di essere un orso, ma in realtà è un fiume in piena di parole, emozioni, esperienze, sensibilità che non riescono ad essere contenute. Un manager brillante, con il sud nel sangue e nel cuore, il talento come carta vincente, l’onestà come faro da seguire, la fede come appiglio in cui trovare pace e risposte.

Raccontare chi è Lucio Prestadopo averlo incontrato per quasi due ore è difficile perché ci sono mille sfaccettature e mille storie che meriterebbero tempo, spazio, ascolto. Quello che sanno tutti è che è uno degli uomini più “potenti” dell’industria televisiva italiana. E’ manager degli artisti più famosi: Roberto Benigni, Paolo Bonolis, Paola Perego, che è anche sua moglie, Belen, Antonella Clerici, Ezio Greggio, Amadeus e l’elenco potrebbe continuare a lungo. Questo però lo sanno tutti. E’ Lucio Presta.

Quella che invece in pochi prima di adesso conoscevano è la storia di Lucio. La storia della persona e non del personaggio. Una storia che sembra un film e che invece è l’autobiografia di un uomo di 59 anni che ha deciso di mettere da parte chi è diventato per riuscire a tirar fuori chi è davvero e com’è arrivato a questo punto.

E’ questo il filo che lega le pagine di “Nato con la camicia” il libro edito da Mondadori Electra che l’autore Lucio Presta ha presentato ieri a Messina, ospite dell’Università di Messina. Un incontro promosso dal corso di Laurea in“Scienze dell’Informazione: Comunicazione pubblica e Tecniche giornalistiche” che ha coinvolto anche alcuni studenti del Dams. Una chiacchierata condotta dal docente di Sociologia della Comunicazione Marco Centorrino, che ha regalato due ore a tu per tu con il protagonista di questo libro che è un viaggio intimo e personale, duro, a tratti crudo.

Un libro che inizia da una notte che Lucio Presta aveva a tutti i costi bisogno di ricostruire: la notte in cui è venuto al mondo. La stessa notte in cui la sua mamma morì dopo averlo partorito. La notte in cui Lucio è “nato con la camicia”. Che è un modo di dire per definire una persona fortunata, perché Lucio si sente un uomo fortunato. E perché lui quella camicia se l’è sentita addosso come se sua mamma gliel’avesse poggiata per proteggerlo prima di andare via. 

Il bacio di una donna

E’ stata questa la molla che ha messo in moto questo racconto scritto insieme alla cugina.

«E’ iniziato tutto per il bacio di una donna. Io pagherei qualunque cifra, darei tutto quello che possiedo per poter baciare mia madre e quando non ci riesci impazzisco. Se non ricostruivo quella notte impazzivo. E ne è venuta fuori una storia meravigliosa».

Il dono ai figli

«Tutti quelli che lavorano intorno a me mi hanno detto che ero pazzo, perché conoscono la mia storia e quanta sofferenza c’è stata nell’aver saputo trasformare un incidente di percorso in una vita di successo. A casa però avevo due persone a cui dovevo questo racconto. Volevo che i miei figli conoscessero da dove sono partito e com’ero arrivato a loro. Volevo tentare qulli che secondo me erano gli errori che aveva fatto mio padre con me. Ci sarò riuscito? Spero quantomeno di aver saputo dimostrare tutto. Volevo che sapevo che ci sono sempre stato. Non dovremmo mai dimenticare che non la vita non la riceviamo in eredità dai nostri padri ma l’abbiamo prestito dai nostri figli».

Con questo libro Lucio Presta vuole che la gente sappia che nella vita si può partire anche con il freno a mano tirato, con un po’ di peso sulle spalle però se hai passione, se hai voglia di salire sulla montagna lì sopra ci arrivi, basta volerlo.

I dolori e la forza

Tra le pagine tanti aneddoti, tanti episodi di vita vissuta, i cambiamenti culturali del nostro paese. Momenti che riletti a distanza di tempo si incastrano come i pezzi perfetti di un puzzle che a tratti va ben oltre il romanzo.

Il rapporto difficile con il padre, la figura della zia che lo cresce come una seconda mamma, le donne della sua vita, la madre dei suoi figli che lo ha sostenuto quando era un ballerino e ha capito qual era il momento giusto per fare il salto e diventare il manager che Lucio è oggi. Un altro dolore quando anche lei, quasi per un destino beffardo, è andata via. «Le persone non ci lasciano, semplicemente si spostano, ma sono sempre con noi».

Don Bruno

Poi il collegio dei Salesiani in cui è cresciuto, la figura di don Bruno in cui ha ritrovato un padre che gli ha insegnato il rispetto e le regole. E un nuovo senso di abbandono quando don Bruno si trasferì. Anche in questo caso però la vita ha rimesso i pezzi a posto dopo tanto tempo.

«Stavamo lavorando con Roberto Benigni a “L’ultima del Paradiso quando una delle ragazze della redazione decise di farmi una sorpresa. Iniziò a cercare don Bruno e lo trovò. Si era innamorato di una crocerossina, aveva lasciato la Chiesa e l’aveva sposata. E siccome conosceva la lingue e insegnava teologia iniziò a lavorare con me alla traduzione della Divina Commedia che poi portammo in tournee in Francia e Inghilterra. E ora ditemi se non è una storia incredibile».

La tv italiana

Inevitabile non parlare del presente, della tv italiana, della deriva che ha preso ma anche delle cose bellissime fatte con i suoi artisti che sono prima di tutto amici veri.

«La televisione oggi è una nostra responsabilità. Ho fatto anche cose non belle di cui non vado fiero. La tv non deve educare ma dev’essere un riferimento etico e morale importante. E in questo momento per molti è troppo facile entrare. Il problema è riuscire a restare e ci puoi riuscire solo se hai talento vero».

Andare via è facile, restare è da eroi

C’è anche il sud nelle sue parole, cosentino di nascita e di madre di origini messinesi. C’è un amore viscerale per quella terra che è l’unico luogo in cui si sente davvero sicuro. «Magari non ci crederete, giro il mondo in barca, ma l’unico mare in cui faccio il bagno è quello tra Maratea e Tropea. Il mio mare. Andarsene e farcela è facile, restare e riuscire è da eroi. Ai ragazzi dico: costruitevi dei sogni che potete realizzare». 

“Ringrazio Lucio Presta – ha detto il Rettore Salvatore Cuzzocrea – per la sua presenza, la sua è quella di un’Italia che ci piace raccontare e conoscere”.

“Noi docenti – ha commentato il prof. Giordano – abbiamo il dovere di educare i nostri ragazzi anche mostrando loro validi esempi di vita. Grazie a questa iniziativa gli studenti qui presenti potranno allargare i loro orizzonti e comprendere che spesso il mondo dello spettacolo non è solo ciò che si vede all’esterno ma dietro c’è molto di più: storie di uomini e di donne che spenta la telecamera sono persone normali, come ciascuno di noi”.

A chiudere l’incontro Fabio Longo, amico di Lucio Presta, che insieme all’Università di Messina ha voluto fortemente che questa storia così bella ed emozionante arrivasse anche a Messina.

Francesca Stornante

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