Si divide tra la Sicilia e Bologna e, nel tempo, ha scoperto che il suo posto del cuore è nell'isola. Nuovo appuntamento della rubrica "Visti da lontano"
VISTI DA LONTANO di Rosario Lucà – Per la rubrica fotografica, Maria Ziino, che ha scoperto le sue radici tornando da un altrove. La storia di una donna nata dall’altra parte del mondo, in Australia, e che ha scoperto, nel tempo, che il suo posto era sempre stato in Sicilia. Un viaggio fatto di identità, contraddizioni, lingue, amore e radici che tornano a chiamare.





Quando incontro uno dei “visti da lontano “ è come se poi restasse con me per giorni. Le cose che mi ha detto mi girano dentro, giorno dopo giorno, ed è come se non smettesse di parlarmi, come se le cose che mi ha raccontato si amplificassero, fino a rivelarmi il senso dei suoi ricordi, il messaggio del nostro incontro che poi trascrivo nel mio articolo.
La storia di Maria Ziino
Per Maria Ziino questo processo è stato ancora più forte, la storia di Maria è una storia al contrario , è la storia di un “ritorno senza l’andata” , la storia di chi è nato lontano e nel tempo ha scoperto di sentirsi nel posto sbagliato.
Ma partiamo dall’inizio, Maria Ziino oggi è una giovane donna di 71 anni, molto vivace e molto dinamica l’ho conosciuta per caso l’estate scorsa a Gliaca di Piraino, il bellissimo paesino sul mare della costa Tirrenica dove Maria passa una parte dell’anno nella sua casa con una terrazza mozzafiato sulle isole Eolie.





Per incontrarla sono andato a Bologna, la città dove ha vissuto molta parte della sua vita Italiana e dove ancora trascorre una parte dell’anno.
Maria è nata in Australia da una famiglia siciliana emigrata da Brolo negli anni ’50. La sua è una famiglia piccola, un solo un fratello, mentre i genitori avevano lasciato in Sicilia una famiglia molto numerosa come erano le famiglie di allora. La sua infanzia è segnata dall’assenza di zii, cugini con cui giocare, da bambina vive immersa nella scuola e nella società australiana, la sua vita sociale è totalmente australiana ed è molto diversa dall’ambiente tradizionale che c’era in casa dove si parlava il dialetto siciliano.
Maria è nata quando la sua famiglia in Australia viveva già un momento di benessere, avevano una casa con il giardino dove c’erano le galline che davano le uova fresche e l’albero di fichi. Suo padre faceva il ciabattino e sua madre la sarta.
Maria ha conosciuto quindi una vita che per la loro condizione di immigrati si può definire “agiata”, suo zio le diceva “tu sei nata con il maiale sul tavolo”. A suo fratello era andata peggio: aveva vissuto il momento più difficile, quello del loro arrivo, era stato anche bulizzato a scuola proprio perché immigrato. Il mondo non cambia , penso fra me e me.
A quell’epoca l’Australia era un continente isolato e completamente diverso, viveva una cultura che era totalmente agli antipodi di quella europea. Quando Maria aveva 10 anni, suo padre volle che lei conoscesse sua madre, la sua unica nonna, e mise lei e la madre su una nave per l’Italia. Dopo un viaggio di tre settimane arrivarono al porto di Messina, dove le aspettavano gli 11 fratelli del padre: tutti “bassini” e vestiti di nero perché “era morto qualcuno”. Non le fecero una bella impressione .
Nel paesino dei nonni, per la prima volta, Maria trovò i cugini e conobbe finalmente quella che chiama “la cuginanza “, una una bellissima novità di cui non aveva esperienza . Quel viaggio lascia un segno profondo.
Ma torniamo all’Australia che a Maria piaceva molto, le piacevano gli australiani, le piaceva l’apertura mentale di quel continente nuovo, la libertà, mentre la cultura da cui lei arrivava era chiusa, fatta di tradizioni rigide, cibo diverso e abitudini strane.
Mi racconta con autoironia che provava vergogna per la sua merenda a scuola, che spesso era un panino con la frittata di zucchine preparata dalla mamma , quel panino emanava un profumo così forte e tipico, meraviglioso diremmo oggi, ma che per la piccola Maria era un’etichetta che certificava il suo essere “diversa” .
Quanto avrebbe voluto un panino anglosassone con il ketchup come gli altri suoi compagni. Maria voleva essere l’australiana, voleva genitori australiani e una vita australiana. Adesso descrive quella sensazione come “un piccolo bisticcio dentro di lei”, un conflitto nel suo piccolo cuore di bambina. Un conflitto che ad un certo punto diventa un rifiuto totale per il suo paese di origine e quella cultura, per gli italiani che le sembravano “brutti e tristi” mentre lei si sentiva allegra e solare come gli australiani che erano carini, biondi. Belli, insomma.
Ad un certo punto Maria arriva ad emettere una sentenza definitiva per se stessa: “Morissero tutti gli australiani, non sposerò mai un italiano”, una intimazione che però non si avvererà. Niente può esprimere meglio il concento di emisferi opposti come erano Maria e l’Italia in quel momento, penso.
Maria scopre di essere votata per le lingue: impara molto bene italiano, e il francese e così decide di andare all’Università a cui può accedere grazie a una borsa di studio, perché la sua famiglia non avrebbe potuto permetterselo. Suo fratello anni prima avrebbe voluto studiare architettura ma dovette rinunciare per questo motivo.
Dopo la laurea, Maria vince subito una cattedra nella scuola che aveva frequentato, dove la conoscevano e sapevano che veniva da una buona famiglia italiana, perché, mi dice “in fin dei conti, poi gli italiani era molto apprezzati in Australia perché onesti e grandi lavoratori”.
Maria è una professoressa molto giovane e quindi molto vicina per età alle alle sue allieve, instaura un rapporto speciale con le studentesse: le coinvolge, organizza attività , porta addirittura il cibo italiano nelle classi per far conoscere le sue radici. E’ proprio lì che forse comincia il suo “ritorno”.
Nonostante il successo nell’insegnamento, dopo tre anni sente che la scuola le sta diventando monotona e sente il bisogno di cambiare, la scintilla arriva da un episodio in cui la madre commenta felice come Maria si stia “sistemando” e che adesso che ha un posto fisso può pensare al prossimo passo … il matrimonio.
Questo suscita in Maria un rifiuto istintivo: non vuole un destino già scritto, non vuole fermarsi, non vuole aderire al modello delle donne italiane che si sposano presto e si stabiliscono in un ruolo definito. Si licenzia il giorno dopo.
È una donna attiva, dinamica, piena di desiderio di esplorare e decide di tornare all’università, questa volta per studiare tedesco.
All’università conosce un professore tedesco con cui comincia una relazione, lui le parla del vecchio continente e la invita a fare un viaggio per conoscere l’Europa, Maria si sente intimamente attratta da questa terra che conosceva solo attraverso la sua famiglia e così a 24 anni decide che è arrivato il momento di partire.
Non sceglie l’Italia come prima destinazione, visita la Francia e la Germania ma la vita la porta nel nostro per una combinazione di circostanze e radici, ha uno zio che vive a Bologna e così decide di andarlo a trovare .
E qui avviene l’incontro decisivo: a Bologna conosce Pietro, un uomo siciliano di 20 anni più grande di lei, anche lui delle sue stesse parti che a Bologna lavora come sarto. Un uomo affascinante mi dice e, nei suoi occhi brilla la sincerità e la passione che ha ancora dentro. Tra loro nasce un amore, vero e profondo, che durerà 47 anni, finisce purtroppo solo con la morte di Pietro.
Ma niente finisce mai, le persone continuano a vivere nei ricordi di chi le custodisce, il legame fra Maria e Pietro è ancora lì, immutato, lo sento nei suoi racconti della vita matrimoniale, della bellezza e dell’eleganza che il suo “sarto” le ha cucito addosso per sempre.
Per un attimo sento l’obiettivo della mia macchina fotografica riesca a bloccare questo sentimento , lo vedo in uno scatto negli occhi di Maria.
A Bologna, Maria inizia prima a insegnare lingue, poi lavora in un’azienda di Software, si occupa di traduzioni; col tempo sviluppa nuove competenze e diventa responsabile del marketing.
Bologna diventa la sua città d’adozione, comprano una bellissima casa ai piedi della chiesa di San Luca, ma anche grazie a Pietro sente il richiamo delle sue radici siciliane , insieme tornano a Brolo a trovare i parenti di entrambi.
Il “meglio dell’essere australiana e il meglio dell’essere siciliana”
E così Maria oltre che di Pietro si innamora anche delle sue radici. Oggi si sente profondamente siciliana per molti aspetti del suo carattere: il calore umano, la solarità, l’ironia, l’autoironia, la creatività.
Ecco, adesso il “ritorno” è completo. Maria riconosce alcuni limiti della cultura siciliana, come una certa “chiusura” e il timore di esporsi. Maria sente di aver preso “il meglio dell’essere australiana” e “il meglio dell’essere siciliana”. La sua vita, segnata dallo sradicamento e dal movimento, l’ha resa aperta, profonda, ma anche ironica, capace di analizzare il mondo con lucidità e leggerezza insieme le cose della vita .
Penso che Maria sia una delle persone più colte che io abbia conosciuto, io credo che la cultura non sia leggere tanti libri o fare tanti viaggi ma piuttosto sentire forti delle domande che ti nascono dentro e avere il bisogno di trovare delle risposte a quelle domande.
Questo ti obbliga a fare il viaggio più importante: quello dentro di te, che a volte spaventa. Maria lo ha fatto… è scesa nel suo profondo e poi è riemersa .
Nonostante questa profondità, non si prende mai troppo sul serio, una qualità che anch’io considero preziosa. E scherza alternando il suo perfetto inglese britannico al siciliano e qualche volta al tedesco. Ti sorprende e subito ti accoglie nella sua casa e nel suo cuore .
Le ho chiesto due fotografie da aggiungere alle mie: una di quando aveva sette anni e una di quando ne aveva venti. Il suo sorriso, in tutte, è rimasto lo stesso
Se passate da Gliaca di Piraino, un giorno d’estate, al mattino molto presto, guardate verso il mare e non stupitevi di vedere i suoi riccioli biondi che emergono dal mare mentre fa una delle sue lunghe nuotate.
Fotografie e testo di Rosario Lucà
