Danilo Currò, regista e fotografo messinese con il sogno di "vivere in Sicilia facendo ciò che amo"

Danilo Currò, regista e fotografo messinese con il sogno di “vivere in Sicilia facendo ciò che amo”

Giuseppe Fontana

Danilo Currò, regista e fotografo messinese con il sogno di “vivere in Sicilia facendo ciò che amo”

domenica 19 Dicembre 2021 - 07:00

Il 28enne si è trasferito a Roma per costruire la sua carriera. Ha girato "Sunday", il corto piaciuto a Muccino che ha sfiorato i David, ma ha all'attivo anche tanti progetti video e fotografici

Una vita a Messina, un sogno da ragazzo e un percorso lungo, non semplice ma per cui è pronto a lavorare e battersi quotidianamente. Danilo Currò, 28 anni, è un messinese che ha scelto di volare via e andare a Roma per raggiungere il proprio sogno, quello di fare il regista e lavorare nel mondo di cinema e fotografia. Tra mostre e cortometraggi, sta iniziando a costruire la propria carriera, portando con sé pensieri, emozioni e sensazioni della propria terra, a cui è molto legato: la Sicilia. Dopo produzioni sperimentali e videoclip musicali, Danilo trova Sunday, ragazzo conosciuto in un centro d’accoglienza, e racconta la sua storia in un corto che spopola e arriva fino a Gabriele Muccino, sfiorando la nomination al David. Poi il trasferimento e quel sogno che giorno dopo giorno vuole diventare sempre più realtà.

Danilo, come e quando nasce questa voglia di diventare un regista?

Nasce dalla fotografia. Ho iniziato a fare foto intorno ai 16 anni e poi dopo un po’ questa passione è sfociata in quella per il cinema. Ho iniziato a studiare e sperimentare anche nella pratica, facendo a Messina dei corti con degli amici o dei video musicali. Fin quando non mi sono trovato a fare “Sunday”. Dopo anni di pratica su altri prodotti è arrivato un prodotto diverso, più completo. Ho studiato da autodidatta, guardando film, leggendo, e soprattutto facendolo direttamente. La carriera universitaria l’ho iniziata successivamente e sto proseguendo, lì all’Università di Messina. Quello è un percorso parallelo, ma il mio primo obiettivo restano cinema e fotografia.

A un certo punto arriva Sunday: come nasce il corto e che rapporto ti lega al protagonista della storia?

Sì, a un certo punto arriva questo ragazzo a Messina. L’ho conosciuto al centro Ahmed, il centro d’accoglienza. Alla “sala Laudamo” in quel periodo, nel 2015, organizzavano dei laboratori di teatro e musica con Angelo Campolo. Ritrovandoci lì ho conosciuto lui e altri ragazzi. Ho realizzato prima un progetto fotografico con loro, “Black lips”. Ho ritratto una ventina di loro e dopo questo progetto, che ha anche vinto un premio de La Stampa ed è stato portato a Firenze per una mostra, mi sono focalizzato su Sunday. Era il soggetto più tranquillo davanti alla videocamera e ho deciso di raccontare la sua storia. Lì più o meno tutti avevano le stesse storie: fuggivano, chi per un motivo chi per un altro. Avevano perso persone, amici, parenti, e visto la guerra. Sunday era il più socievole e anche per il legame che abbiamo stretto gli ho proposto la mia idea e ha accettato.

Quant’è importante raccontare storie come queste?

Può diventare fondamentale, ma ovviamente non è che così si può risolvere la situazione. Giusto, in ogni caso, raccontare storie se si è convinti di volerlo fare. Io ho avuto questa possibilità, ci tenevo e l’ho fatto. Volevo contribuire a qualcosa: una storia personale come quella di Sunday, che rispecchia tante altre vite, meritava di essere resa accessibile a tante persone. “Sunday” è stato proposto ai David di Donatello, anche se poi non ha ricevuto la nomination, e poi Muccino ci ha appoggiati. Gli era piaciuto molto e ha cercato di farlo muovere attraverso canali nazionali.

Poi il trasferimento a Roma e l’inizio di una nuova vita

Ho cambiato vita andando a Roma e ho ricominciato da zero. Nell’ambito del cinema e della fotografia ho conosciuto molta gente e sto lavorando a tanti progetti. Ho iniziato a lavorare in una società di produzioni che si chiama “Cattive produzioni” e sono molto soddisfatto. Sto lavorando per il mio sogno, passo dopo passo. Uno dei progetti a cui ho lavorato e che ho finito si chiama “Puro”, in cui ho ritratto ventiquattro attrici e attori under 30 del cinema. Tra loro anche Gabriel Montesi, Federica Sabatini e Giuseppe De Domenico. Nei prossimi giorni, il 22 dicembre, ci sarà la mostra a Roma e sono molto contento.

Dalla Capitale, però, non hai tagliato i rapporti con Messina e la tua terra

Dopo anni di vita a Roma, paradossalmente il mio rapporto con Messina e soprattutto la Sicilia si è intensificato. Pur stando lontano mi sono portato dietro e dentro modi di pensare e di fare, ritrovando qui tanti siciliani. A Messina ho tanti amici, ho la famiglia, la mia vita lì è sempre con me. E anche per questo ci sono dei progetti a cui sto lavorando, ma è ancora troppo presto per parlarne. Per me il legame con la Sicilia è molto forte. Però devo dire che fare cinema a Messina sarebbe molto difficile. La città non è abituata come ovviamente può essere Roma, in cui si girano film da sempre. Alcune cose diventano più difficili, si allungano i tempi, anche il confronto con la gente è diverso. Non è una cosa irrisolvibile, ma è questione di cultura e abitudine. Una cosa lì bisogna chiederla o spiegarla quattro, cinque, sei volte. Ma ripeto: è questione di abitudine. Io spero di poter avere la possibilità, in futuro, di poter raccontare tutto ciò che si può raccontare, perché Messina e la Sicilia hanno davvero tanto da mostrare.

Qual è il tuo sogno?

Poter vivere in Sicilia facendo ciò che amo e che mi piace. I sogni sono tanti, ma questo penso sia uno dei principali. Purtroppo non è possibile, per vari motivi. Tanti ragazzi che vogliono fare questo, cinema e fotografia, vanno via. Non perché non amino la propria terra ma perché vogliono inseguire un sogno che lì non è facile da realizzare. Se hai qualcosa da dire la puoi dire da ogni parte del mondo, ma poi ti manca il confronto. Dal punto di vista artistico Messina è anche un po’ dietro a Palermo, ad esempio, quindi è normale che i ragazzi vadano via. Ma poi succede che dopo qualche anno fuori si vuole tornare: magari un giorno potrà accadere. Sarebbe un sogno poter tornare tutti.

Un commento

  1. Fai ciò che ami al di là delle onoreficenze immediate. I lavori che fai, fatti bene per come li sai fare tu, restano come manoscritti nel tempo.

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