Criticità, opportunità e proposte, la Cisl "studia" il mondo dei servizi sociali

Criticità, opportunità e proposte, la Cisl “studia” il mondo dei servizi sociali

Criticità, opportunità e proposte, la Cisl “studia” il mondo dei servizi sociali

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lunedì 03 Febbraio 2014 - 18:21

Il sindacato ha raccolto dati e cifre della gestione dei servizi sociali messinesi giungendo alla conclusione che è necessario dare vita ad una nuova piattaforma per la ridefinizione del settore con l’obiettivo di garantire sia il principio del buon andamento della Pubblica Amministrazione che i processi di aggregazione e lotta alla marginalità sociale.

Lente d'ingrandimento sul variegato mondo dei servizi sociali, la Cisl ha raccolto dati e cifre dell'assistenza alle fasce deboli gestita dal Comune di Messina. “Un lavoro – spiegano il segretario generale della Cisl di Messina Tonino Genovese e i segretari provinciali delle Federazioni del Pubblico Impiego e dei Pensionati, Calogero Emanuele e Bruno Zecchetto – che ha evidenziato come sia necessario procedere alla trasformazione degli attuali interventi a carattere prevalentemente ripartivo in un sistema articolato flessibile di protezione attiva, capace di sostenere e valorizzare la responsabilità e le capacità delle persone e delle famiglie, ridefinendo l’azione della nuova welfare community e favorendo una crescita complessiva dell’intero territorio comunale. Dallo studio – continuano Genovese, Emanuele e Zecchetto – emerge come il disagio sociale si presenta come un fenomeno trasversale che colpisce tutte le classi sociali e come manchi l’integrazione tra i vari servizi e un efficace ed efficiente lavoro di rete che sia effettivamente rispondente ai bisogni sociali.

Secondo il dossier elaborato dal Centro Studi della Cisl di Messina i servizi ad oggi resi non rispondono al numero potenziale di utenza che lo stesso territorio presenta. Ad esempio, , a fronte di una popolazione over 65 di 47.280, beneficiano del SAD (Servizio di Assistenza Domiciliare) appena 900 utenti e probabilmente gli stessi utenti fruiscono in modo non consono e funzionale rispetto ai bisogni, delle varie prestazioni erogate.

Secondo la Cisl anche gli altri servizi oggetto dello studio dovrebbero essere oggetto di una profonda revisione attraverso l’elaborazione dei processi di governance locale. Dall’analisi dei dati emerge che sino al 31 dicembre 2013 l’utenza che fruiva dei servizi sociali era pari a 1.700 unità, con una forza lavoro di 550 operatori a fronte degli 800 che risultavano occupati sino a marzo 2013. Il calo dei livelli occupazionali è imputabile ai precari affidamenti in proroga che si registrano da marzo 2013 ad oggi.

Rispetto ai servizi sociali erogati (Trasporto disabili, Assistenza Anziani, Assistenza alle famiglie, Asili Nido, Assistenza disabili Don Orione, Casa Serena, Centri di Aggregazione) emergono forti criticità che si registrano dalle gestioni pregresse sino a marzo del 2013 per i quali, tra l’altro, alcune cooperative ancora oggi non hanno provveduto al pagamento delle spettanze ai lavoratori relativi ai primi mesi del 2013 e, aspetto ancora più grave, malgrado i licenziamenti i lavoratori non hanno ricevuto le quote di TFR per i periodi di lavoro dagli anni 2004 – 2013, nonostante l’INPS per la sua parte abbia già liquidato il Trattamento di Fine Rapporto, ma, soprattutto, i periodi di accantonamento in azienda che, per alcuni, vanno dal 2004 al 2007.

Per la Cisl di Messina è necessario dare vita ad una nuova piattaforma per la ridefinizione dei servizi sociali con l’obiettivo di garantire sia il principio del buon andamento della Pubblica Amministrazione che i processi di aggregazione e lotta alla marginalità sociale. “Vi è chiaramente – continuano i segretari di Cisl, Cisl Fp e Fnp Cisl – l’esigenza della promozione dello sviluppo di un Welfare che può essere definito ‘plurale’, perché costituito e sorretto da responsabilità condivise, in una logica di sistema allargato di governo che valorizzi il federalismo solidale. È necessaria un’inversione di tendenza che porti a una radicale riorganizzazione dei servizi erogati dal Comune, attraverso anche la riorganizzazione delle strutture amministrative dell’Ente. Riteniamo – continuano Genovese, Emanuele e Zecchetto – necessario avviare tavoli di concertazione per rilevare il bisogno sul territorio, concertare i servizi locali territoriali e monitorare le attività rese e favorire la partecipazione di tutti i soggetti pubblici e privati che insistono sul territorio per arrivare alla creazione di un nuovo sistema di gestione del Welfare che trovi nella sua comunità la propria ragione d’essere: il Welfare Community”.

La Cisl chiede che venga riscoperta la “dimensione locale” del bisogno, l’unica che permette di cogliere i caratteri peculiari di un luogo/territorio. “È quello il punto da cui si deve partire per creare un nuovo welfare – concludono – i processi della Welfare Community dovrebbero passare ad una gestione ‘pubblico-privato’ riconducibile a forme di gestione associata giuridicamente previste e un sistema in cui il patrimonio sia costituito, oltre che da risorse pubbliche, anche da una sorta di ‘azionariato diffuso culturale’, mirato a dare stabilità e garanzia di diritti.

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