Monti a Lombardo: "Confermi le dimissioni"

Monti a Lombardo: “Confermi le dimissioni”

Giuseppe Spano

Monti a Lombardo: “Confermi le dimissioni”

mercoledì 18 Luglio 2012 - 00:58

Il premier, in una lettera inviata al governatore, esprime gravi preoccupazioni sul bilancio regionale, il confronto in programma il prossimo 24 luglio

Palermo come Atene? La storia accomuna la Sicilia e la Grecia, i siciliani sperano che il futuro non le unisca ancora una volta. Il timore adesso si fa più concreto, la Sicilia sta sempre più precipitando in una condizione “greca”, una situazione drammatica evidenziata nei giorni scorsi dal presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello, che ha definito la nobile Trinacria “sull’orlo del fallimento”; una bocciatura ribadita anche a livello europeo con la sospensione del versamento dei fondi per lo sviluppo regionale, 600 milioni di euro che l’Unione Europea ha congelato in attesa di chiarimenti sull’esistenza di gravi carenze nella gestione e nel controllo dei programmi operativi che inficiano l’iter di certificazione dei pagamenti.

L’ultima stoccata al Governo siciliano giunge da Roma, l’ennesimo atto di sfiducia che stavolta si manifesta in un vero e proprio invito a Lombardo a farsi da parte.

Palazzo Chigi, infatti, ha diffuso una nota in cui si legge che “il Presidente del Consiglio Mario Monti, facendosi interprete delle gravi preoccupazioni riguardo alla possibilità che la Sicilia possa andare in default a causa del proprio bilancio ha scritto una lettera al Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, per avere conferma dell’intenzione, dichiarata pubblicamente, di dimettersi il 31 luglio. Infatti, le soluzioni che potrebbero essere prospettate per un’azione da parte dell’esecutivo non possono non tener conto della situazione di governo a livello regionale ma, anzi, devono essere commisurate ad essa, in modo da poter utilizzare gli strumenti piu efficaci e adeguati».

Il presidente Raffaele Lombardo si è immediatamente attivato chiedendo di essere ricevuto dal premier Monti, istanza accolta visto che l’incontro risulta già fissato a Roma per il prossimo 24 luglio.
“Ho parlato al telefono con Monti” – afferma Lombardo – “rassicurandolo del fatto che, nonostante le criticità segnalategli, gli rassegnerò tutti gli elementi utili a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale. Al premier parlerò anche della scelta di dimettermi per consentire agli elettori l’esercizio al diritto democratico di scegliere un nuovo governo e un nuovo parlamento”.

Ma non sarà facile occultare la verità, il forziere della Sicilia è quasi vuoto, solo alcuni giorni fa risultavano presenti solo 3 milioni di euro a fronte di un fabbisogno di cassa di 3,7 miliardi, una somma talmente esigua che potrebbe mettere a rischio il pagamento degli stipendi e delle spettanze alle ditte creditrici visto che, tra l’altro, non sarà possibile contrarre nuovi mutui.

Il debito ufficiale e certificato dalla Corte dei Conti, a fine giugno, era pari a 5 miliardi 247 milioni. Da queste parti la “spending review” non ha riscosso alcun successo visto che il deficit ha subito una crescita incontrollata, soprattutto negli ultimi mesi, se è vero che il bilancio 2011 si era chiuso con un passivo di “soli” 2 miliardi

Ma il dramma dell’assurdo non finisce qui, l’Ars ha recentemente approvato il bilancio di previsione, peccato che il documento contabile sia identico a quello cassato dal Commissario dello Stato; inoltre, il rendiconto 2011 mostra un avanzo di gestione di 8,2 miliardi, un risultato ottenuto tenendo conto dei residui attivi (15,7 miliardi), si tratta di crediti accertati ma non riscossi e, per gran parte, non esigibili.

La gestione a dir poco “discutibile” ha portato, pertanto, ad una lievitazione esponenziale della spesa pubblica siciliana a fronte di una diminuzione delle entrate, il tutto aggravato dalla perenne mancanza di una programmazione tesa al risanamento, da una conduzione clientelare, da assunzioni e consulenze più che discutibili e spesso inutili e dall’incapacità cronica di utilizzare i fondi strutturali disponibili.

Naturalmente l’iniziativa di Monti ha scatenato prevedibili reazioni politiche estremamente eterogenee.

“In Sicilia non c’è alcun rischio default” – afferma l’assessore regionale all’Economia della Sicilia, Gaetano Armao – “visto che il bilancio è stato parificato dalla Corte dei Conti qualche giorno fa, validando un bilancio in equilibrio. Una cosa è l’indebitamento pari a 5,4 miliardi di euro, comunque sostenibile, della Regione, altra cosa il disavanzo che quest’anno è stato di due milioni di euro. E anche le questioni legate ai residui attivi sono solo in minima parte imputabili a responsabilità della Regione, ma in gran parte sono dovuti alla Stato. Anzi, l’intervento statale è necessario perché chi deve risolvere la situazione di criticità finanziaria è il Governo centrale che questa difficoltà ha creato. La richiesta di confermare le sue dimissioni, inoltrata dal premier Monti al presidente Lombardo, è un’istanza più che legittima, fa parte dell’interlocuzione interistituzionale”.

Dura la replica di Carmelo Briguglio (Fli) che attacca Monti senza mezze misure: “viola le regole fondamentali dell’autonomia regionale e della democrazia politica, una sortita delle lobby politiche ed industriali che vogliono condizionare il quadro politico in Sicilia ed impedire che gli elettori di una grande Regione, le cui condizioni finanziarie sono non dissimili da altre, possano tornare all’esercizio del diritto al voto per rinnovare democraticamente le proprie istituzioni rappresentative”.

Condivisione per l’iniziativa di Palazzo Chigi è espressa nella dichiarazione del presidente del Gruppo Udc all’Ars, Giulia Adamo: “si tratta di un intervento tempestivo e corretto che conferma la giustezza dell’analisi sulla situazione finanziaria della Sicilia e la richiesta di un’azione urgente a livello nazionale per fermare una deriva che rischia di portare al tracollo dell’economia regionale e del sistema istituzionale”.
La linea dell’UDC è ribadita anche dal presidente dei senatori dell’Udc e segretario regionale siciliano, Gianpiero D’Alia: “siamo grati al presidente Monti per la sua iniziativa che serve a salvare la Sicilia che è due volte più importante perché può contribuire a evitare che l’Isola precipiti nel default e consentire di preservare i fondi europei di cui l’intera economia regionale ha bisogno”.

Unanimi i giudizi di Gianfranco Miccichè (Grande Sud) e della senatrice Simona Vicari (PdL) che rimarcano l’attenzione del Governo nei confronti della Sicilia e l’impegno alla massima disponibilità di Monti a collaborare nel difficile cammino di risanamento e crescita.

Giovanni Barbagallo (Pd) condivide le preoccupazioni del Presidente del Consiglio ma sostiene l’impossibilità di un commissariamento anche se ritienene percorribile l’ipotesi di una rimozione del governatore siciliano.

“L’evidente incapacità gestionale, lo sperpero di denaro, la gestione clientelare del Governo Lombardo” – sottolinea il segretario della Rifondazione Comunista, Antonio Marotta – “sono dati già noti al Governo Monti. L’intervento del presidente del Consiglio, oltre ad essere tardivo ed assolutamente privo di una possibile efficacia, più che apparire come un aut-aut a Lombardo, sembra il tentativo in estremis di togliere le castagne dal fuoco al PD ed alla stessa Confindustria siciliana che hanno da sempre sostenuto Lombardo nel suo percorso di governo. Il presidente Monti sa che se, in passato, il PD siciliano avesse voluto votare la mozione di sfiducia a Lombardo questi oggi sarebbe già stato mandato a casa? L’ultimatum assume, inoltre, un tono autoritario verso una Regione autonoma, tanto più inaccettabile perchè espresso da un premier nominato verticisticamente e mai eletto democraticamente dal popolo italiano”.

Giovanni Pistorio (Mpa) afferma deciso: “se la lettera prelude ad un commissariamento della Regione Siciliana, il professor Monti deve rendersi conto che si tratta di un atto abnorme e non contemplato dalla Costituzione perchè mancante di qualunque presupposto formale e sostanziale. E’ chiaro che l’interesse di alcuni settori del sistema politico nazionale è quello di evitare le elezioni anticipate in Sicilia. E’ conveniente, pertanto, che il presidente Lombardo presenti immediatamente le proprie dimissioni per poter convocare le elezioni regionali”.

“Sono stupito dal contenuto della lettera inviata dal premier Monti al presidente della Regione Raffaele Lombardo, una lettera quanto meno inusuale e anomala,” – dichiara nel corso di una conferenza stampa il vicepresidente della Regione siciliana, Massimo Russo, – “c’e’ la sensazione che qualcuno lavori perché non si voti in anticipo ad ottobre ma ad aprile. Sta crollando l’Italia, il Presidente del Consiglio Monti evoca tempi di guerra e ci si dedica ai conti della Sicilia? Ma davvero si vuol far credere che la Sicilia stia diventando il ricettacolo di tutti i mali? I dati presentano delle criticità, certamente, ma vogliamo affrontare il problema senza demogagia, senza qualunquismo”.

Pessimista sullo stato dei conti un altro componente dalla Giunta regionale: “La Sicilia sull’orlo del crac? Io penso di si” – sostiene l’assessore alle Infrastrutture, Andrea Vecchio – “temo che presto non si riescano a pagare gli stipendi dei dipendenti”

Nella querelle interviene pure l’eurodeputato Rosario Crocetta, candidato alla presidenza della Regione Sicilia: “Alcuni hanno timore, è in atto un tentativo di rinviare le elezioni regionali, il commissariamento porterebbe la legislatura alla scadenza naturale e si andrebbe al voto nel 2013, è solo un subdolo tentativo per guadagnare tempo di fronte al crescere del movimento che punta alla mia elezione alla Presidenza della Regione”. (Giuseppe Spano’)

11 commenti

  1. rossetti mariano 18 Luglio 2012 07:21

    E i nodi giunsero al pettine.
    Anni di malgoverno, ruberie, leggi truffa, assunzioni inutili e a favore di determinati gruppi elettoralistici e di potere legati alla mafia ed alla delinquenza comune, sperperi.
    Il crack della Sicilia non può più essere nascosto con artifici e trucchi contabili “alla Greca”.
    Oltre i quasi 6 miliardi di deficit certificati dal bilancio, vi sono anche 16 miliardi di CREDITI INESIGIBILI, concessi per attività imprenditoriali che si sono rivelate cemplici truffe operate ai danni del pubblico erario, messe in opera con la regia e la complicità dei gruppi di potere locali.
    A ciò si aggiunga la follia di pagare 30.000 precari e le migliaia di ez 285,purtroppo da tempo stabilizzati, che non fanno nulla, promettendo anche impossibili stabilizzazioni.
    Sono anni che ripeto che il cancro della finanza regionale è docuto alle elevate spese per il personale.
    Si parla di licenziare i dipendenti con contratto a tempo indeterminato.
    Si cominci con gli ex 285, storici nullafacenti,e si proceda con i 30.000 precari, fannulloni per legge, che da anni con la loro presenza ammorbano il bilancio della regione.
    Si mandino a caso questi parassiti che hanno succhiato il sangue del pubblico erario, comportandosi con la protervia e l’arroganza dei raccomandati, che sanno di potere fare ciò che vogliono.
    Basta andare alla Provincia o al Comune per assistere a scene disgustose.
    Decine di nullafacenti che bivaccano nei corridoi, davanti alle macchinette del caffè, o che giocano al computer.
    Questa vergogna è stata alimentata dai politici e pseudosindacalisti che hanno portato avanti stolte campagne di stampa per la stabilizzazione di questa gente.
    Hanno contribuito al dissesto della finanza pubblica siciliana ed ancora promettono.
    L’importante è che le colpe dei siciliani non vengano scaricate sulle amministrazioni locali e nazionali delle altre regioni, che, al contrario, hanno operato con oculatezza e correttezza.
    Chi è causa del suo male pianga sè stesso, dicevano i nostri padri.
    Che comincino a piangere i fannulloni, precari e stabilizzati, e coloro che li hanno aiutati e foraggiati.

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  2. “In Sicilia non c’è alcun rischio default” – afferma l’assessore regionale all’Economia della Sicilia, Gaetano Armao.
    Mi auguro che talune affermazioni SE risultassero NON VERITIERE siano usate contro di lui.

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  3. SICILIA GRECIA D’ITALIA..
    così i giornali scrivono oggi. Che dire è evidente che questi geni di parlamentari che da 20 anni amministrano la Regione percependo al mese più di un senatore della Repubblica hanno mostrato a tutta l’Italia ed all’Europa di cosa sono capaci..Siamo con le pezze al +++++++e forse non è un male perchè i politici di casa nostra senza i soldi di Roma non hanno più capacità di attrarre consenso e voti. Forse è l’ora di prenderli a pedate in ogni città e di votare una legge che non consenta più di una sola candidatura. Liberiamoci di questi parassiti prendiamo atto della loro inettitudine una volta per tutte.

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  4. Salvatore Vernaci 18 Luglio 2012 12:04

    Da Siciliano, non mi fiderei troppo di queste notizie, artatamente allarmanti. Ma fino ad oggi i nostri Politici, da quattro anni che amministrano la Regione, dov’erano? È possibile che tutti andavano a Palermo in vacanza? Ho l’impressione di una sceneggiata, ben concordata ed orchestrata, sia per distrarre l’opinione pubblica, a causa dello spread che non si ferma, della guerra aperta tra Napolitano e la Procura della Repubblica di Palermo, di partiti che chiedono l’impeachment del Capo dello stato, sia per salvare l’immagine dei Partiti che sembravano, tutti minacciare la sfiducia e/o attendere le dimissioni di Lombardo, che, apparentemente, ed a parole tutti dicono di volere, mentre in realtà nessuno, sia di destra, di centro, di sinistra, vuole andare ad elezioni il prossimo ottobre E se nell’incontro di martedì prossimo tra Monti e Lombardo, Monti chiedesse a Lombardo, in nome della necessità di Stato, in cambio del Commissariamento, una dilazione alle sue dimissioni, perché sarebbe opportuno che la situazione di bilancio siciliana fosse gestita da un governo in carica?… Perché se dovesse venire un Commissario, cosa potrebbe risolvere?…
    I Siciliani, se tengono alla loro autonomia, anche se calpestata e bistrattata, se dicono di amare veramente questa Isola, non possono e né devono permettere che un Governo Nazionale, per altro Commissariato, commissari una Regione a Statuto Speciale, quale è la Sicilia. Illustri giuristi sostengono che sarebbe contro legge un’eventuale Commissariamento del Governo regionale, perché lederebbe lo Statuto Siciliano. I Movimenti indipendentisti, dei forconi, dell’antipolitica avrebbero una ragione in più, e questa volta ben fondata, per giustificare la loro azione di protesta ad oltranza.
    I Siciliani di buona volontà, i Politici, solo quelli che hanno la coscienza tranquilla, perché non avviino accertamenti ed azioni di responsabilità e di rivalsa verso tutti coloro, Organi Istituzionali e burocratici, che hanno ridotto la Sicilia in questo disastroso stato finanziario? Che hanno reso e giornalmente rendono la Sicilia, zimbello e “barzelletta” del resto d’Italia?.

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  5. sietetuttimafiosi 18 Luglio 2012 12:19

    lombardo è un +++++++++++

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  6. LA FIDUCIA LA DOBBIAMO,
    dare caro Vernaci non alle notizie di Monti ma a quello che è sotto gli occhi di tutti: un esercito di lavori e lavoratori inventati dal nulla ( forestali, regionali, enti di formazione, dirigenti regionali, lavoratori socialmente utili, contrattisti etc. ) a spese dello Stato. Vogliamo l’autonomia e perchè allora visto che siamo autonomi non ci finanziamo da soli? La verità è che ha ragione il prof. Antonio Saitta l’autonomia regionale è un falso storico era nata solo per ragioni temporanee ed è diventata refugio peccatorum..perchè dopo anni ed anni di flussi monetari statali ed europei senza fine dobbiamo ancora piangere a miseria? E’ giusti essere al pari delle altre Regioni non meritiamo ciò che abbiamo perchè di speciale in Sicilia c’è solo il malaffare…

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  7. Signori..ma la colpa di tutto è nostra che ci siamo fidati della poca serietà di questa persona

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  8. indignato speciale 18 Luglio 2012 14:22

    Ha ragione l’ onorevolone briguglio, e’ tutto un complotto di lobby politiche ( ma lui che fa il panettiere? Senza offesa per il nobile mestiere) ed industriali ( la Sicilia, si sa, pullula di industrie), che vogliono impedire a lui ed a quelli come lui di continuare in piena autonomia a rubare lo stipendio ed a fare danni. Puo’ mai qualcuno permettersi di impedire un tale democratico ladrocinio???
    Vergogna…..

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  9. Purtroppo i messinesi pagano più di tutti la dittatura di Lombardo.
    Messina è provincia hanno subito tagli e ridimensionamenti da un governo regionale antimessinese.
    Adesso i messinesi massacrati, che hanno fatto solo sacrifici, devono pagare gli sprechi che la regione ha fatto nelle altre province siciliane.
    Separiamoci da questa regione che si è preso tutto, che ha letteralmente ha spogliato Messina e provincia, per fare solo notevoli danni all’economia locale.
    Imporre la chiusura di un’ente a Messina per attivarlo in un’altra città siciliana, è costato molto in termini economici(ovvio il motore sono gli appalti milionari),
    e molto in disservizio.
    E costato ai messinesi la perdita di tanti posti di lavoro nel terziario e nell’indotto…
    La Sicilia è più povera, ha servizi meno efficienti e più costosi, Messina è stata smantellata(non c’è riuscito il terremoto).Alcune persone sono più ricche molto più ricche…..Dopo l’esperienza degli ultimi governi siciliani, la provincia di Messina deve cercare l’autonomia.
    La Sicilia è troppo grande per essere una regione…….troppe diversità, troppi interessi contrapposti.

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  10. X Salvatore Vernaci,purtroppo finche’ esisteranno gente come lei, che riesce a farsi le seghe mentali,la sicilia restera’ in mano a dei trafficanti di politica e sopratutto dei mafiosi.La ringrazio di esistere per il bene della sicilia

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  11. La parte più divertente sta nel constatare che fino a quando gli stessi politici e amministratori concedevano prebende, contribuendo a distruggere le finanze regionali (assumendo i 20mila dipendenti che oggi “vantiamo”), andava tutto bene. Uno stipendio pubblico non si nega a nessuno. Tutti tengono famiglia. Queste persone finiranno in mezzo a una strada.
    Ora che i nodi vengono, finalmente, al pettine e si arriva a paventare tagli pesanti, ecco che gli stessi politici e amministratori regionali diventano dei cialtroni che hanno messo sul lastrico una intera regione. Regione che non riuscirà più a pagare nè creditori, nè i nostri cari dipendenti pubblici, imboscati anche nei nostri finanziariamene “sani” enti locali. La giustificazione resta la medesima: uno stipendio pubblico non si nega a nessuno. Tutti tengono famiglia. Queste persone finiranno in mezzo a una strada.
    Chi è causa del suo mal pianga se stesso.

    Lc, 16-3: “L’amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l’amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno […]”.

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