La zona falcata è di competenza dell’Autorità Portuale. Arriva la sentenza del Tribunale

La zona falcata è di competenza dell’Autorità Portuale. Arriva la sentenza del Tribunale

Marco Ipsale

La zona falcata è di competenza dell’Autorità Portuale. Arriva la sentenza del Tribunale

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mercoledì 13 Marzo 2013 - 09:38

Il Tribunale di Messina dirime il contenzioso con l’Ente Porto assegnando le aree al demanio statale e di conseguenza all’Autorità Portuale in un procedimento che vedeva contrapposti Comune di Messina e Stato da un lato, Regione Sicilia ed Ente Porto dall’altro. Ora non ci sono più ostacoli per il Piano Regolatore Portuale

“Le aree della zona falcata saranno destinate a funzioni principalmente urbane e di rispetto ambientale, archeologico e monumentale, tenendo in debito conto la storia militare e marinaresca del sito. Le aree in evidente stato di degrado, attualmente impegnate da insediamenti incompatibili con le previsioni di Piano, dovranno essere gradualmente liberate e bonificate”.

E’ quanto si legge nel già approvato Piano Regolatore Portuale, un sogno di riconquista dell’area più pregiata della città, un sogno finora rimasto chiuso tra i meandri dello storico contenzioso tra Autorità Portuale ed Ente Porto.

Contenzioso che adesso sembra finalmente al termine in virtù di una sentenza del Tribunale di Messina, la numero 191 del 2013, che assegna le aree al demanio statale e di conseguenza all’Autorità Portuale.

L’Ente Porto nacque nel 1953 con l’obiettivo principale di provvedere alla gestione ed all’amministrazione del punto franco stabilito dalla legge 195/1951 in un’area di circa 144mila metri quadri.

“Stante la duplice competenza, dello Stato e della Regione Sicilia, – si legge sul sito dell’Ente Porto – ancora non si è potuto attuare il Punto Franco, per cui l`Ente, finora, ha orientato la sua attività, prevalentemente, in campo industriale. Allo stato le aree ricadenti all’interno della perimetrazione fatta dalla legge n. 195/51 risultano in parte libere o con attività ormai dismesse, mentre altre sono ancora in uso ad Istituzioni pubbliche o affidate a privati”.

144mila metri quadri risultano una perimetrazione troppo esigua per la realizzazione dell’obiettivo. Nell’area è presente un bacino di carenaggio per costruzioni navali, riparazioni, trasformazioni e manutenzioni affidato in concessione ventennale, nel 2006, alla società Palumbo Spa. Ma è anche presente una stazione di degassifica dismessa che ha inquinato l’area e il cui progetto di demolizione è pronto. Così come da abbattere è l’ex inceneritore.

Da più parti sono arrivate richieste per l’abolizione dell’Ente Porto. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, nella sua ultima visita a Messina, ha promesso di valutare la questione, ma ancora non si sono registrati sviluppi. L’Ente Porto è al momento gestito da un commissario ad acta, Bruno Manfré che, proprio per la funzione assegnatagli, può gestire solo l’ordinario. E per l’abolizione, o quantomeno per lo spostamento dalla zona falcata, sembrano essere tutti d’accordo, adesso anche il Tribunale di Messina.

L’auspicio è che, dopo la sentenza, si possano far partire le opere previste dal Piano Regolatore Portuale, dando impulso ai progetti di recupero dell’area. Due, riguardanti il molo Norimberga e la via San Raineri, sono stati già appaltati dall’Autorità Portuale, il cui piano regolatore prevede anche un grande parco pubblico principalmente dedicato a portare alla luce e mettere in rilievo i giacimenti archeologici, all’interno di un progetto di restauro e rifunzionalizzazione dei corpi storici della Cittadella.

Ed ancora attività per la balneazione e l’apertura al pubblico dell’area dell’Istituto Talassografico, del Faro e del Forte San Salvatore, fermi restando gli spazi necessariamente riservati agli istituti scientifici e di controllo della navigazione. Il piano prevede anche che la via Vittorio Emanuele II venga interrata nei pressi della Stazione Marittima per riemergere oltre il fascio dei binari ed innestarsi sull’asse centrale della zona falcata.

La parte interna della zona falcata, invece, rimane destinata al Molo Norimberga, che dovrà essere utile anche in caso di inagibilità temporanea del nuovo porto di Tremestieri (capitolo a parte). E’ previsto anche il mantenimento del bacino di carenaggio, degli altri cantieri navali presenti e dei presìdi delle Pubbliche Amministrazioni.

Progetti destinati a cambiare il volto della zona falcata per renderla da luogo inaccessibile a luogo pregiato per cittadini e turisti in pieno centro urbano. Progetti finora bloccati dal contenzioso con l’Ente Porto. Una volta restituita l’intera titolarità delle aree all’Autorità Portuale, la speranza è che si avvii la riconquista tanto sbandierata negli anni ma mai neppure iniziata.

(Marco Ipsale)

11 commenti

  1. Meno lacci e lacciuoli…è veramente incredibile che una zona così importante della città sia stata oggetto di diatribe e questioni di competenze impedendo la centralità ed unicità delle decisioni.

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  2. cominciamo a sganciare inutili zavorre, ma davvero però…

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  3. Ok adesso vedremmo se veramente si vuole fare seriamente qualcosa per tutta quella zona o si continueranno solo a sfornare parole su parole.

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  4. MessineseAttento 13 Marzo 2013 12:03

    I governi regionali di Cuffaro prima e Lombardo poi, hanno sfruttato il contenzioso tra ente porto ed autorità portuale per attuare il chirurgico progetto di far rimanere Messina in una palese situazione di svantaggio rispetto Catania e Palermo.
    Sono certo, aldilà di alcune opinioni di politici locali, più preoccupati a denigrare piuttosto che offrire una collaborazione fattiva, che con questa nuova presidenza gli obiettivi possano essere raggiunti quantomeno con maggiore facilità.
    Mi aspetto, inoltre, un contributo decisivo del M5S che dovrebbe portare aria nuova ed un impulso decisivo a questo genere di progetti che vedono restituzione del territorio, cultura e recupero di aree inquinate tra gli obiettivi principali.
    Ovviamente i denigratori, di cui accennavo sopra, faranno di tutto per mettere i bastoni tra le ruote e saranno pronti a gridare allo scandalo non appena si proveranno a creare strutture ricettive che permetteranno ai turisti di fermarsi a Messina e non solo di passarci.
    Concludo con l’ennesimo appello ai messinesi ricordando loro che le future amministrative potrebbero rappresentare l’ultimo treno verso un futuro migliore, l’ultima possibilità di diminuire il gap tra Messina e gli altri due principali centri siciliani.

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  5. mi unisco al suo auspicio sebbene io non sia così ottimista sul M5S… attendo però il momento in cui potrò dire di essermi sbagliata 🙂

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  6. per questo ci vorrebbe di nuovo l’alta corte…
    i giudici del tribunale vanno contro lo statuto siciliano, il demanio è di compentenza della regione, non dello stato. E quindi ad essere illegittima è l’autorità portuale, non l’ente porto…

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  7. UN ALRO MANGIATOIO CHE FINISCE.

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  8. Salvatore Vernaci 13 Marzo 2013 14:34

    Chi ritiene che la sentenza che sancisce che “la zona falcata è di competenza dell’Autorità Portuale” precluda a Messina delle prospettive positive, si sbaglia di grosso. Questa sentenza recita il “De profundis” per il Punto Franco di Messina, a meno che il Comune,1) la Regione Siciliana, 2) l’Ente Autonomo Portuale di Messina, 3) il Comune di Messina non la impugnino ed 4) i Partiti e Movimenti che dicono di “amare” Messina non prendano palese posizione a difesa della parte più bella ed interessante del suo territorio
    1.-La Regione perché è suo dovere dare applicazione allo Statuto Speciale Siciliano, in quanto l’art. 32 prescrive che i beni del demanio dello Stato, comprese le acque pubbliche esistenti nella Regione, sono assegnate alla stessa, eccetto quelli che interessino la difesa dello Stato o i servizi di carattere nazionale”
    2.- L’EAPM (Ente Autonomo Portuale di Messina) in quanto si vede espropriato del fondamentale diritto per il quale era stato costituito: la gestione del Punto Franco. La legge n. 191 del 15/03/1951 istituiva del Punto Franco di Messina prevedeva che il Punto Franco fosse gestito ed amministrato da un apposito Ente Regionale, per questo fu costituito con D.P.R.S. n. 270 del 10.03.1953. La attivazione del Punto Franco fu ostacolata e bloccata, con nota del 12/01/1996, dalla allora neo-istituita Autorità Portuale di Messina, che assumeva di essere titolare, fra l`altro, di tutte le aree ricomprese nella “Zona Falcata” di Messina. Il lungo contenzioso si concluse con la decisione n. 91/2010 del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana che ha riconosciuto che, tutte le aree, ricomprese nel perimetro del Punto Franco, così come quelle su cui insistono gli stabilimenti industriali realizzati dall`E.A.P.M. sono di esclusiva titolarità delle Ente medesimo, non potendo essere ricomprese nella circoscrizione territoriale dell`Autorità Portuale di Messina. Per questo è incomprensibile questa sentenza del Tribunale civile di Messina. Ma il Tribunale civile ne aveva la competenza?…
    3.- Il Comune di Messina perché ha la legge dalla sua parte, in quanto il D. Lgs. n. 179/2009 include la legge istitutiva del Punto Franco di Messina tra le norme la cui permanenza in vigore è ritenuta indispensabile.” Il Punto Franco di Messina costituisce un moltiplicatore d`impresa, per la sua posizione strategica” (Prof. Uckmar), “il Punto Franco di Messina costituirebbe un vantaggio competitivo non indifferente per la nostra economia” (Prof. Signorino).-
    4.- I Partiti ed i Movimenti devono prendere posizione e tutelare la Città di Messina, prima che speculatori mettano mani in quell’area a vocazione industriale e commerciale, che, attivando il Punto Franco, può costituire la vera risorsa occupazionale per Messina, trasformandola in area a vocazione turistico-alberghiera.

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  9. ma quale punto franco,quello è un punto per “ristoRAre” i soliti trombati.

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  10. Finalmente una buona notizia che si attendeva da tempo e che i messinesi meritavano.
    La sentenza é corretta e mi meraviglio di leggere commenti qualinquisti contrari all’assegnazione della competenza della zona falcata all’Autoritá Portuale.
    L’autonomia siciliana (di cui sono profondo sostenitore) in questo caso c’entra poco e risulta indifendibile per un Ente istituito nel 1953 ma che non ha fatto nulla di ció per cui era stato creato.
    Anzi, poiché la questione vera nasceva da una pronuncia del CGA di Palermo (i cui compenenti, ricordiamo, non sono solo giudici togati ma anche esperti di nomina politica) la questione doveva essere risolta dalla politica e non da una sentenza del Tribunale di Messina (unico che puó statuire sulla titolaritá delle aeree – poiché il CGA puó solo statuire sulla legittimitá di alcuni atti).
    E ad ogni modo, a prescindere dalla complessitá della materia, il porto di Messina secondo l’attuale ma risalente classificazione appartiene alla prima classe della seconda categoria dei porti nazionali. Ció comporta che molte delle normative in tema di trasferimento dei beni demaniali marittimi in questo caso specifico non possano trovare applicazione.
    Adesso l’Autoritá Portuale non avrá piú alcuna scusa e ci aspettiamo che si attivi per il rilancio dell’area!

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  11. L’ente porto, un fallimento lungo 60 anni, non è riuscito a realizzare il punto franco, causa per cui era stato istituito dalla regione nel 1953…. è riuscito in questi lunghi anni a bloccare qualsiasi possibilità di sviluppo del territorio più pregiato della città.
    Messina è stata penalizzata dalla regione attraverso un’ente che non è approdato a nulla…..Si dia finalmente spazio all’Autorità portuale che non soffre dell’influenza dell’asse Catania-Palermo.

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