Dissesto idrogeologico a Capo Alì, il Comitato "No Frane" lancia una petizione

Dissesto idrogeologico a Capo Alì, il Comitato “No Frane” lancia una petizione

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Dissesto idrogeologico a Capo Alì, il Comitato “No Frane” lancia una petizione

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sabato 14 Settembre 2019 - 16:11

Il documento inviato alla Procura della Repubblica, ai sindaci del comprensorio, all'Anas, ad Rfi, alla Protezione civile e al Genio civile

ALI’ TERME – Il Comitato “No frane-no precarietà” lancia la petizione popolare sulle frane di Capo Alì e il dissesto idrogeologico e stradale della zona della riviera jonica messinese, continuando così la battaglia per la tutela del territorio. Lo annuncia Giacomo Di Leo, coordinatore del comitato, primo firmatario dell’istanza che sarà protocollata alle Procure di Messina, di Reggio Calabria, di Palermo e agli organi competenti (Anas, sindacci di Alì Terme, Itala e Scaletta Zanclea; Protezione civile, Genio civile ed Rfi). Tra i primi firmatari anche l’attivista del Comitato Divieto Francesco Aloisi, che si è sempre battuto insieme al Comitato Divieto per la risoluzione definitiva del problema.

Dopo l’archiviazione da parte della Procura di Messina (il 9 dicembre 2016), dell’esposto-denuncia presentato dal Comitato No frane e dal Comitato Divieto di Scaletta Zanclea, Di Leo spiega le preoccupazioni che hanno portato a questa nuova iniziativa, che vede coinvolti oltre che singoli cittadini dei comuni limitrofi a Capo Alì, anche celebri artisti siciliani e nazionali.

“Torrenti pieni di detriti”

“L’arrivo della stagione delle piogge, caratterizzato da un clima tropicale con improvvise bombe d’acqua – evidenzia – e con alcuni torrenti della riviera ionica ancora pieni di detriti  ci fa presagire un autunno-inverno inquieto.  Per porre rimedio a tale situazione incresciosa, un anno fa culminata con una frana che ha travolto un automobilista, rimasto ferito – aggiunge Di Leo –  da tempo i comitati della zona si battono per una soluzione strutturale del problema. Ad un anno da quell’episodio, dopo l’esposto depositato dai Comitati “No Frane” e “Divieto”, alla Procura della Repubblica, nulla è cambiato.

Infatti, la manutenzione di tale tratto stradale – chiosa Di Leo – è rimasta precaria e insufficiente. In questi mesi, come Comitati, abbiamo monitorato tutto il tratto stradale oggetto di tali insidie, all’altezza di Capo Alì, appurando con rammarico che le reti paramassi che dovrebbero proteggere il costone, sono state rattoppate in maniera superficiale e precaria lasciando così persistere un pericolo perpetuo che potrebbe essere causa di tragedie evitabili.

Abbiamo più volte proposto la realizzazione di gallerie paramassi esterne, per mitigare il pericolo. Un canale di scolo (per convogliare e drenare le acque reflue) sarebbe propedeutico – sostiene il rappresentante del Comitato – per la realizzazione delle gallerie artificiali, gallerie che abbiamo prontamente già fatto disegnare da esperti e ovviamente una buona piantumazione in cima al costone rocciosa di Capo Alì.

“Stop a soluzioni tampone”

Rinnoviamo pertanto con questa petizione popolare gli obiettivi già fissati in questo ed altri documenti,  nell’augurio che finalmente gli organi competenti intervengano con le opportune ed incisive soluzioni strutturali. Mettendo da parte soluzioni tampone – conclude Di Leo – che si traducono solo in perdita di tempo prezioso per mettere in sicurezza il costone roccioso e conseguentemente gli automobilisti, i ciclisti e i pedoni”.

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