Il ruolo del Comitato Unico di Garanzia all'interno del Policlinico

Il ruolo del Comitato Unico di Garanzia all’interno del Policlinico

Il ruolo del Comitato Unico di Garanzia all’interno del Policlinico

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lunedì 10 Marzo 2014 - 09:55

Un comitato che si fa garante delle differenze e le sfrutta come risorsa. Lo ha sottolineato anche la prof.ssa Gensabella introducendo il concetto di etica della cura, etica che parte dall’attenzione all’esperienza, fa centro sull’importanza della relazione e mira a prendersi cura della persona, nel rispetto del suo essere differente

“Liberi di vivere differenti tra differenti”. È solo una delle tante riflessioni emerse stamani in occasione dell’incontro di formazione sul ruolo del CUG all’interno del Policlinico G. Martino. CUG sta per Comitato Unico di Garanzia ed è un organo aziendale – presente da ottobre 2012 – che agisce per contrastare le discriminazioni, nell’ottica di favorire percorsi che possano valorizzare il benessere organizzativo sui luoghi di lavoro.

Dopo i saluti del Prof. Giovanni Tuccari, pro rettore ai rapporti con l’AOU e del dott. Antonino Levita, rappresentante della direzione sanitaria aziendale, la presidente del Cug, la Prof. Fenga, ha illustrato le attività svolte fino a questo momento. “Siamo ancora in una fase iniziale – ha precisato – ma possiamo lavorare avvalendoci di strumenti oggettivi: indicatori ben precisi ci consentono, infatti, di analizzare il livello di stress da lavoro correlato; si comprende dunque quanto ciò possa essere importante nell’ottica di attuare politiche aziendali capaci di incidere sul piano del cambiamento, culturale e organizzativo”.

Una giornata simbolo, quella dell’8 marzo, scelta per rafforzare il concetto di Pari opportunità, aspetto quest’ultimo che – come ribadito più volte nel corso della mattinata – va inteso come volontà di valorizzare le differenze.
Conoscere i diritti, dare valore ad essi e comprender fino in fondo l’importanza che possono avere. Nel suo intervento la prof.ssa Cocchiara ha ripercorso le tappe storiche più significative che hanno portato all’acquisizione di diritti fondamentali; insieme ad essi nel tempo le pubbliche amministrazioni hanno visto crescere realtà di grande valore come i Comitati Pari Opportunità, oggi sostituti dai CUG. È necessario, tuttavia, che vi sia un reale riconoscimento del ruolo assunto da tali organismi, rivendicando una presenza concreta in azienda e un dibattito costante con i vertici dell’amministrazione. Essenziale è il ruolo che la formazione riveste in tal senso per alimentare una maggiore consapevolezza. Studio, dunque, ma con dati oggettivi, come quelli illustrati dalla dott. sa Micali ed emersi grazie all’analisi effettuata sul benessere organizzativo all’interno dell’Azienda.

Un comitato, quindi, che si fa garante delle differenze e le sfrutta come risorsa. Lo ha sottolineato anche la prof.ssa Gensabella introducendo il concetto di etica della cura, etica che parte dall’attenzione all’esperienza, fa centro sull’importanza della relazione e mira a prendersi cura della persona, nel rispetto del suo essere differente.
L’obiettivo a cui si tende – lo ha richiamato più volte la prof. Fenga – è quello di “fare rete”, soprattutto sul territorio. Non a caso al convegno era presente anche la dott.ssa Mariella Crisafulli, consigliera provinciale di Parità, che ha illustrato i compiti e i ruoli di una figura presente da molti anni, attiva in veste di pubblico ufficiale, ma che ancora molte persone non conoscono.

Anche a livello regionale vi è un CUG che ha già messo in piedi un programma triennale di azioni positive 2014 – 2016; a descriverne le caratteristiche è stata la sua presidente, la dott.ssa Maria Rita Comparetti. Il CUG regionale fin dall’inizio sta impostando il suo lavoro partendo dalla base, da quel famoso comparto che spesso più risente dello stress da lavoro correlato. Tre i punti di forza del programma che ha un comune denominatore nella parola sensibilizzazione: 1) verso i lavoratori, perché acquisiscano maggiore consapevolezza sui propri diritti e sul ruolo assunto dalle figure che tali diritti possono tutelarli sul piano giuridico ( consigliere di parità); 2) verso i dirigenti, affinché si attribuisca loro la responsabilità di garantire la salute organizzativa del personale prevedendo sanzioni qualora non vi fosse un controllo in tal senso; 3) verso gli organi di valutazione, perché nell’esaminare il lavoro svolto da un dirigente tengano conto della capacità di attuare politiche attente alla salute dei lavoratori, ponendo in considerazione anche la percezione che gli stessi dipendenti hanno dei propri superiori.

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