Marco Rizzi e Roberto Arosio, eccellente interpretazione delle Sonate per violino e pianoforte di Mozart

Marco Rizzi e Roberto Arosio, eccellente interpretazione delle Sonate per violino e pianoforte di Mozart

giovanni francio

Marco Rizzi e Roberto Arosio, eccellente interpretazione delle Sonate per violino e pianoforte di Mozart

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martedì 17 Maggio 2022 - 07:46

Le Sonate per violino e pianoforte accompagnano la narrazione dell’emancipazione di Mozart dalla corte di Salisburgo

Sabato u.s., per la stagione concertistica dell’Associazione Musicale V. Bellini, due eccellenti musicisti, Marco Rizzi al violino e Roberto Arosio al pianoforte, hanno eseguito alcune fra le più belle Sonate per violino e pianoforte di Wolfgang Amadeus Mozart, intervallate dalla narrazione e la lettura di alcune lettere, quasi tutte indirizzate al padre, da parte di Sandro Cappelletto. Lo spettacolo si è focalizzato sull’anno 1781, nel corso del quale il musicista austriaco, venticinquenne, decise di affrancarsi dall’asfissiante, avara e opprimente corte del principe arcivescovo di Salisburgo, Colloredo, e, come si direbbe oggi, mettersi in proprio, trasferendosi a Vienna.

È opinione comune che fu Beethoven il primo compositore a sganciarsi dalla sudditanza delle corti, diventando un imprenditore di se stesso, quello che oggi definiremmo un musicista libero professionista. In realtà il primo a provarci fu Mozart, che non ebbe però la stessa fortuna (evidentemente i tempi non erano ancora maturi) ed infatti fu afflitto per tutta la sua vita da problemi economici. Fu il primo però che scelse la libertà, il rifiuto di compiacere alle corti, e ciò è testimoniato dalla sua musica, finalmente libera di esprimersi secondo la sensibilità e il genio del musicista.

Particolarmente adatte, per accompagnare questo racconto, le Sonate per violino e pianoforte mozartiane. In epoca barocca le sonate per violino e cembalo si caratterizzavano dall’assoluta predominanza del violino, fungendo il cembalo soltanto da basso continuo. Dopo una breve parentesi, a metà del 700’, ove le parti si invertirono totalmente – il pianoforte (prima cembalo, poi forte-piano) assunse il compito di solista, mentre il violino si limitò ad eseguire il ripieno o comunque ad accompagnare – avvenne la grande rivoluzione che portò alla nascita della moderna Sonata per violino e pianoforte, ad opera di Wolfgang Amadeus Mozart. Nelle sonate della maturità del musicista austriaco (quindici, la prima, K 301, del 1778, e l’ultima, K 526, del 1787) il violino ed il pianoforte hanno pari dignità, intessendo un vero e proprio dialogo fra i due strumenti.

I due musicisti hanno dapprima eseguito il primo movimento della Sonata per violino e pianoforte n. 21 in re maggiore K 306. Sebbene composta a Parigi nel 1778, dopo la morte di sua madre, a differenza della coeva k 304, non presenta il carattere drammatico di quest’ultima, ma ha un carattere brillante, in particolare proprio nel primo movimento “Allegro con spirito”, ove l’ascoltatore avrà subito notato che entrambi gli strumenti sono alla pari protagonisti.

Il racconto, che inizia con il viaggio in carrozza di Mozart verso Parigi, si incentra poi sul triste soggiorno del compositore nella capitale francese.

La Sonata per violino e pianoforte n. 23 in mi minore K 304, composta nel 1778 a Parigi, ed eseguita per intero, è l’unica Sonata interamente in tonalità minore. Questo capolavoro risente dei tristissimi giorni che Mozart trascorse a Parigi, ove dovette affrontare la malattia e la morte della madre, che lo aveva accompagnato nel viaggio. La madre morì nel luglio di quell’anno, “Il mese più infelice della vita…..sola, in una città fredda e avara” (dalle lettere di Mozart), ed è interessante notare con quale cura e amore Wolfgang, nella lettera all’abate amico di famiglia, preghi quest’ultimo di preparare il padre e la sorella Nannerl nel riportare loro la tragica notizia. La Sonata consta di soli due movimenti, ma intensissimi: il primo “Allegro”, si sviluppa in una struggente malinconia, resa anche tramite l’arte del contrappunto, che rivela la straordinaria maturità compositiva raggiunta da Mozart a soli ventidue anni; nel secondo movimento “”Tempo di Minuetto”, la malinconia si trasforma in una rassegnata desolazione, un ripiegamento su se stesso, che ha fatto parlare addirittura di “accoramento romantico, quasi schubertiano” (Paumgartner).

Nel 1781, a Vienna, Mozart scrive al padre che non intende più sottostare alle vessazioni del principe arcivescovo di Salisburgo, decidendo di trasferirsi nella capitale austriaca, con disappunto del padre, che avrebbe voluto che il figlio restasse alla corte. Basta ascoltare il Minuetto in fa (dai quaderni di Nannerl) per pianoforte, di Leopold Mozart, eseguito da Roberto Arosio, galante e convenzionale, per comprendere come il mondo musicale di Mozart era ormai distante un abisso da quel modo di comporre.

I musicisti hanno poi eseguito il Minuetto dal Trio in sol maggiore per pianoforte, violino e violoncello, op. 75, Hob:XV:32, nella versione per violino e pianoforte di Joseph Haydn, autore perfettamente integrato a corte, altro esempio di stile galante, ma, trattandosi di un grande maestro, il brano risulta all’ascolto davvero delizioso.

Il definitivo superamento dello stile galante, nel campo delle Sonate per violino e pianoforte, è rappresentato dalla Sonata n. 27 in fa maggiore K 377, della quale sono stati eseguiti i primi due movimenti. Composta a Vienna nel 1781, la Sonata costituisce uno straordinario capolavoro, ove, incastonato fra il primo movimento “Allegro” energico e dal ritmo incessante, ed il terzo, un delizioso “Minuetto” dal carattere sognante, tipicamente mozartiano, si sviluppa un meraviglioso “Tema con variazioni”, in mi minore, drammatico e di cupa rassegnazione, dal “carattere fatalista” (Einstein)

La Sonata per violino e pianoforte n. 28 in mi bemolle maggiore K 380, anch’essa composta nel 1781, della quale abbiamo ascoltato il terzo movimento “Rondeau. Allegro”, si caratterizza per la variegata sfera di sentimenti: al tragico “Andante con moto”, secondo movimento di nuovo in tonalità minore, fa da contrasto questo Rondeau, dal carattere brillante, quasi un tema di caccia, offuscato talvolta da qualche momento più drammatico e cupo.

Di alto valore artistico la performance dei due artisti, molto intensa nelle parti “dolenti” in minore, tonalità usata assai di rado all’epoca. Ha impressionato in particolare la capacità e sensibilità di variare l’espressione musicale nelle varie ripetizioni presenti nelle Sonate, evitando così ogni rischio di monotonia.

Molto interessanti e ben rese le letture delle lettere di Mozart da parte di Sandro Cappelletto, arricchite anche da considerazioni personali.

Il narratore ha infine raccontato un episodio accaduto nel 1772, quando, dopo il successo a Milano di un Mozart appena sedicenne (che aveva da poco composto l’opera “Lucio Silla”), l’imperatrice Maria Teresa d’Asburgo sconsigliò a Ferdinando di assumerlo a corte, definendo la famiglia Mozart come degli accattoni, e ha concluso la narrazione con un “vergogna all’imperatrice”.

Ha fatto seguito ill bis: il primo movimento “Allegro” dalla Sonata per violino e pianoforte n. 26 in fa maggiore K 376, un brano ricco di brio che evidenzia ancora una volta la totale autonomia e pari importanza dei due strumenti.

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