"Corsi d'oro": il Tdl rigetta le istanze, confermati domiciliari per tutti e sequestri di beni

“Corsi d’oro”: il Tdl rigetta le istanze, confermati domiciliari per tutti e sequestri di beni

Redazione

“Corsi d’oro”: il Tdl rigetta le istanze, confermati domiciliari per tutti e sequestri di beni

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mercoledì 07 Agosto 2013 - 12:22

Nel primo pomeriggio i giudici del Riesame hanno depositato la decisione sui ricorsi presentati dai legali dei sette indagati che restano tutti ai domiciliari. Il collegio ha anche rigettato le istanze relative ai sequestri di beni. Adesso di profilano ricorsi alla Corte di Cassazione.

I giudici del Tribunale della Libertà hanno respinto tutti i ricorsi presentati dai legali dei sette indagati dell’operazione Corsi d’oro. Pertanto restano tutti ai domiciliari poichè, evidentemente, secondo i giudici del Riesame, non sono ancora cessate le esigenze cautelari. La decisione è stata depositata nel primo pomeriggio dopo due giorni di trattazione delle posizioni dei sette indagati che avevano chiesto la scarcerazione. Si tratta di Melino Capone, ex assessore comunale e già responsabile regionale dell’Ancol, Elio Sauta, presidente dell’Aram e della moglie Graziella Feliciotto, di Chiara Schirò, moglie del deputato del PD Francantonio Genovese, Daniela D’Urso, moglie dell’ex sindaco e deputato regionale del PDL Giuseppe Buzzanca, di Natale Lo Presti, responsabile di Sicilia Service srl e Natale Capone, anche lui come il fratello Melino coinvolto nella gestione dell’Ancol. I giudici del Riesame hanno respinto anche il ricorso di Elena Schirò, moglie del deputato regionale del Pd Franco Rinaldi, limitatamente al sequestro di beni. Alle udienze di ieri e martedì erano presenti il procuratore aggiunto Sebastiano Ardita ed i sostituti Camillo Falvo, Fabrizio Monaco e Antonio Carchietti il cui impianto accusatorio continua a reggere completamente. Bisogna, infatti, ricordare che nei giorni scorsi il Tdl aveva rigettato anche le istanze di scarcerazione avanzate dai legali di Concetta Cannavò presidente della Lumen e Nicola Bartolone vicepresidente dell’Aram. A questo punto agli indagati non rimane altro che la strada della Corte di Cassazione per poter recuperare la libertà persa il 17 luglio scorso quando scattarono i dieci arresti da parte di Guardia di Finanza e Polizia.

2 commenti

  1. Ma perchè perdono tanto tempo?

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  2. qualche annetto di vero carcere non sarebbe male…

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