Letterio Ventura è morto a 57 anni poco dopo un mancato ricovero al Papardo. Archiviazione confermata per 3 medici
MESSINA – Non ce l’hanno fatta i familiari di Letterio Ventura, morto nel letto di casa il 2 agosto 2021 in casa, dopo essere stato dimesso dal Papardo. I familiari, assistita dall’avvocato Giovanni Caroè, avevano presentato reclamo contro l’archiviazione dell’inchiesta sull’operato di tre medici. Ma il giudice Concetta Maccarone ha rigettato il reclamo, confermando l’archiviazione per i tre sanitari, difesi dagli avvocati Rina Frisenda, Nicoletta Milicia e Alberto Santoro.
Scagionati del tutto quindi i camici bianchi la cui posizione era già stata esaminata dalla Procura. Il giudice per le indagini preliminari aveva archiviato le ipotesi di reato a loro carico perché, in sostanza, non c’era modo di ricostruire cosa era accaduto tra le dimissioni e il ritorno a casa. Una valutazione che secondo il giudice monocratico è corretta, ecco perché ha confermato quel provvedimento.
Quella morte inaspettata
Il 53enne Lillo Ventura si era presentato al Papardo con febbre e difficoltà respiratorie, ma al Pronto soccorso hanno escluso il ricovero. I sanitari lo avevano visitato, diagnosticato un addensamento polmonare, escluso il covid 19 e dimesso.
Per la Procura non c’erano elementi per sostenere l’accusa di omicidio colposo in giudizio, a carico dei tre camici bianchi. Per questo l’indagine è stata archiviata. Per la famiglia, invece, il loro caro poteva essere salvato. Adesso anche loro devono rassegnarsi.

Perché devono rassegnarsi? Io fossi in loro continuerei la battaglia per arrivare alla verità! Troppi errori e troppe azioni scorrette dei medici nel periodo pandemico sono passati sotto banco! Con una situazione di addensamento polmonare lo mandi a casa?
Cioè, come funziona? Un gioielliere che subisce un furto per l’ennesima volta, e giustamente protegge la sua vita e i suoi beni, togliendo di mezzo un delinquente recidivo (cosa che lo Stato non è riuscito a fare), viene condannato; dei medici, che dimettono una persona che sentendosi male, è andata in ospedale, la fanno franca? E in base a quale criterio? In questi casi occorre un onere della prova inverso; se vado in ospedale, mi dimettono e dopo poche ore muoio, sono i medici che devono provare di non avere colpa, perché si presume che siano responsabili. Del resto, se decido di andarmene dall’ospedale, non devo firmare giustamente la liberatoria? Se “mi dimetto da solo”, sono io responsabile di quel che accade dopo. Se mi dimette l’Ospedale, è l’Ospedale il responsabile. Se l’Ospedale mi dimette, significa che sono in Salute. Se sono in Salute, di cosa sono morto a 53 anni? Di vecchiaia? Qualcosa decisamente non quadra. Semmai si dovrebbe stabilire fino a quando chi mi dimette è responsabile. Direi che 72 ore, sarebbe un termine congruo. Anzi, 73. Le 72 ore, devono essere superate!
Buongiorno,
la legittima difesa è regolata dalla legge, altrimenti saremmo nel Far West. Anche nel caso di problemi sanitari dobbiamo affidarci allo Stato di diritto. Poi si può essere d’accordo o meno ma è difficile giudicare senza vagliare ogni aspetto.
Cordiali saluti e grazie per l’attenzione