Raccolta abiti usati, la gara finisce all'attenzione della Procura

Raccolta abiti usati, la gara finisce all’attenzione della Procura

Rosaria Brancato

Raccolta abiti usati, la gara finisce all’attenzione della Procura

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venerdì 23 Novembre 2012 - 11:28

La gara d'affidamento del servizio raccolta abiti usati finisce all'attenzione della Procura in seguito alla presentazione di un esposto della società Città Pulita

La gara per l’affidamento da parte dell’Ato3 del servizio di raccolta abiti e scarpe usati finisce all’attenzione della Procura. A presentare un dettagliato esposto alla magistratura, nonché l’intero fascicolo al Commissario Croce e all’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici è stata la società Città pulita di Rizziconi. La società aveva già inoltrato reclami e ricorsi sin dalla data del primo bando, il 9/12/2011, alla luce di una serie di irregolarità riscontrate anche nel bando successivo, al punto che, il 2 luglio 2012, Città pulita ha deciso di rivolgersi direttamente alla Procura denunciando una serie di ipotesi di reato in relazione all’affidamento della raccolta abiti usati da parte dell’Ato3 alla società cooperativa Alba Mineo che si è aggiudicata il servizio. Da alcune settimane infatti sono stati collocati i cassoni verdi per abiti e scarpe usati. Stando agli esposti, Gerolamo Ventrice, rappresentante della società di Rizziconi, spiega come l’avviso pubblico per l’affidamento del servizio raccolta abiti usati e scarpe usate, era “palesemente illegittimo sin dal primo bando”, in quanto prevedeva per la partecipazione la categoria 1 classe F e la categoria 2 classe F. In entrambi i casi però le categorie fanno riferimento esclusivamente ad appalti per Comuni con popolazione inferiore ai 5000 abitanti e per una quantità annua di tonnellate trattate inferiori a 3.000. Non occorre neanche fare riferimento all’ultimo censimento per sapere che Messina ha oltre 240 mila abitanti e che pertanto, alla luce della logica e della legge l’Ato3 avrebbe dovuto richiedere nel bando di gara il possesso d’iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali nella categoria 1 classe B, che consente appunto il servizio nei Comuni con popolazione superiore ai 100 mila abitanti e inferiore ai 500 mila. Ma non basta, perché un’ulteriore irregolarità nell’affidamento è dovuta al fatto che le categorie richieste dal bando dell’Ato3 non solo sono riferite a Comuni con 5 mila abitanti, ma sono state addirittura abrogate nel 2010 con decreto. In ultimo nell’esposto viene rilevato come nel capitolato è previsto l’espletamento del servizio per conto proprio, mentre il servizio è appaltato per conto terzi, dal momento che l’Alba riceve i rifiuti dall’Ato. Città pulita aveva chiesto all’Ato3 l’annullamento in autotutela del bando sottolineando come vi fossero anche gli estremi per il danno erariale “all’amministrazione che non può per legge selezionare soggetti con requisiti enormemente inferiori a quelli previsti dalla normativa (5 mila abitanti contro 244 mila)”. Il servizio è stato aggiudicato, nonostante le ripetute contestazioni sulla legittimità, all’Alba Mineo,che “oltre alle già citate e palesi irregolarità nella procedura-si legge nell’esposto- è illegittima perché la cooperativa dispone di iscrizione con scadenza anticipata rispetto all’appalto che è previsto per due anni con decorrenza dalla consegna del servizio”. Il 22 giugno quindi Città pulita scriveva all’Ato3 diffidandola dal procedere, ma visto il perdurante silenzio il 2 luglio è partito l’esposto in Procura, contestualmente trasmesso anche al Commissario Croce, al Rup dell’Ato3 Trimboli e all’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici. In sintesi non solo il bando presentava irregolarità, ma anche l’aggiudicataria del servizio l’Alba Mineo è iscritta all’Albo nazionale dei gestori rifiuti nelle categorie inferiori a quelle per un Comune come Messina.

“L’amministrazione non tenendo conto di quanto denunciato fin qui, ad oggi non ha adottato alcun atto per ripristinare la legalità violata con atti che dimostrano come l’Ato non si sia adeguata ai criteri d’imparzialità, trasparenza e par condicio previsti”.

La Procura ha aperto un fascicolo sulla base della documentazione inviata, nel frattempo in città sono arrivati i cassoni verdi dell’Alba Mineo per raccogliere gli abiti usati. Paradossalmente proprio in questi giorni il consigliere di quartiere Santi Interdonato ha presentato un’interrogazione segnalando danneggiamenti ad alcuni cassoni verdi sistemati nel territorio della terza circoscrizione. Secondo Interdonato sono stati danneggiati e incendiati, con matrice dolosa “solo quelli dell’Alba mentre quelli dell’Anpvi onlus , che aveva la convenzione fino ai mesi scorsi, sono stranamente rimasti intatti. Risulta inoltre evidente la bizzarra postazione dei cassoni che finiscono con il portare beneficio a quelli gialli rispetto a quelli verdi. Chiediamo quindi alla questura di valutare la natura dei fatti riscontrati che stanno inficiando l’efficacia del servizio”. In sintesi il consigliere chiede di scoprire se vi sia una “guerra” tra cassoni, individuando tra le righe anche una sorta di “mittente”.

C’è abbastanza carne al fuoco affinchè si accendano i riflettori sul caso.

Rosaria Brancato

Un commento

  1. una città che non riesce a seppellire i morti è capace di seppellire la legalità.Ma la magistratura che fa’?

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