Penultimo appuntamento con la rassegna: in scena "Il malato immaginario"

Penultimo appuntamento con la rassegna: in scena “Il malato immaginario”

Laura Giacobbe

Penultimo appuntamento con la rassegna: in scena “Il malato immaginario”

mercoledì 09 Aprile 2014 - 09:17

Pern la regia di Guglielmo Ferro, una commedia brillante che nasconde, tuttavia, una pungente satira sociale.

Anche per quest’anno sta per concludersi la rassegna Espressione Teatro, che ad ogni stagione coinvolge ed emoziona un pubblico sempre più affezionato. Quello di domenica scorsa è stato, infatti, il penultimo appuntamento con il G. T. Angelo Maio: tre entusiasmanti serate dedicate alla straordinaria figura di Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière. Per la regia di Guglielmo Ferro, una delle opere più famose del drammaturgo francese, “Il malato immaginario” (“Le malade imaginaire”, nella versione originale), è tornata sulla scena con un protagonista d’eccezione.
A vestire i panni di Argante è stato infatti l’inimitabile Enrico Guarneri, atteso protagonista di ben tre piece all’interno di questa stagione teatrale.
L’opera è una commedia brillante, che nasconde tuttavia una pungente satira sociale. Fu infatti ideata dall’autore con l’intento di criticare la professione medica. Ai dottori di ogni genere e grado è rivolto il disprezzo di Moliere, il quale indirettamente li accusa di sfruttare i malanni, veri o presunti, dei propri pazienti, con il solo scopo di arricchirsi. Per ironia della sorte, l’autore morì di tubercolosi proprio dopo una messa in scena di quest’opera nella quale egli impersonava il protagonista.
Argante è un nobiluomo padre di due figlie che, rimasto vedovo, si è risposato. Terribilmente ipocondriaco, è convinto di essere gravemente malato e si scaglia contro chiunque provi a negarlo. Tormenta dunque la famiglia con le sue paranoie e pretende di essere servito, vezzeggiato ed assecondato in tutto e per tutto. Nonostante ciò, le figlie lo amano devotamente, mentre la nuova moglie ostenta una falsa affezione col solo scopo di impadronirsi del patrimonio. Provando una grande devozione per i medici, senza la cui assistenza quotidiana è convinto di non poter sopravvivere, Argante pretende che la figlia maggiore vada in sposa ad un giovane, nipote del suo medico curante e medico egli stesso. Questi è però un inetto, capace solo di declamare a memoria discorsi privi di fondamento, e la fanciulla è, per di più, innamorata di un altro. Pertanto la scaltra domestica ed il saggio fratello del protagonista si alleano in favore della ragazza, tentando altresì dimostrare ad Argante il falso amore della moglie. Inscenano dunque la finta morte del protagonista, il quale, di fronte alle opposte reazioni della moglie e della figlia (l’una di giubilo, l’altra di sincera disperazione), si decide a cacciare la prima ed acconsente a che l’altra sposi l’uomo che ama, purché questi accetti di farsi medico. Il giovane sarebbe pronto ad accettare, per amore della fanciulla. La piece si conclude tuttavia con l’improvviso ravvedimento del protagonista, il quale si rende finalmente conto di essere sano.

La versione di Ferro rispecchia pressoché fedelmente l’originale, eccezion fatta per alcuni nomi di personaggi secondari. Al di là della fedeltà contenutistica, però, a livello linguistico l’opera è stata in parte sicilianizzata, colorendosi di espressioni tipiche del dialetto locale al fine di accrescere l’effetto comico, specialmente nei battibecchi tra il protagonista e la serva. La scenografia stessa è stata realizzata per scatenare l’ilarità del pubblico. La scena è infatti interamente occupata da un letto di enormi dimensioni (almeno una volta è mezzo più grande di un normale letto matrimoniale), costruito in modo che la parte della testata risulti più alta rispetto alla parte bassa. Conseguentemente il protagonista, già di per se goffo e buffo nelle movenze a causa della stazza e della camicia da notte, che indossa perennemente e che ne ostacola i movimenti, non può evitare di scivolare giù dal letto, ogni volta che prova a muovercisi sopra.
In definitiva si può dire che la perfetta combinazione di tanti elementi diversi, quali il brillante rifacimento dei contenuti, la resa del testo e dei personaggi, lo studio accurato degli allestimenti scenici e naturalmente la bravura degli interpreti, ha dato vita ad uno spettacolo non solo divertente, ma soprattutto ben realizzato e per questo meritevole.

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