Ex Sanderson, i progetti del CoPED: "No al grande delfino, sì al parco pubblico"

Ex Sanderson, i progetti del CoPED: “No al grande delfino, sì al parco pubblico”

Giuseppe Fontana

Ex Sanderson, i progetti del CoPED: “No al grande delfino, sì al parco pubblico”

martedì 27 Giugno 2023 - 17:40

La summer school ha coinvolto studenti anche dagli Stati Uniti. Nella relazione presentata al Consiglio i 4 progetti e l'attacco alla Regione e all'idea di un centro congressuale

MESSINA – Il no al “delfino”, simbolo del centro congressuale e di quei rendering che ritraggono il progetto della Regione per l’area ex Sanderson, passano dalle idee della CoPED e di quella summer school che negli ultimi giorni ha visto protagonisti studenti di diverse università italiane e di alcune americane, impegnati a condividere il percorso di rigenerazione con gli abitanti della zona sud. Dopo gli incontri nel parcheggio e nella piazza di Tremestieri, l’urlo dei cittadini e dei ricercatori che non vogliono “altro cemento” arriva in Consiglio comunale.

La CoPED a Palazzo Zanca

E così la CoPED Summer school, organizzata da Università di Catania, UMass Boston e University of Memphis in collaborazione con Parliament Watch Italia e Ionio – Circolo Arci, ha portato in città per diversi incontro allievi e docenti dei due atenei statunitensi e delle università di Messina, Catania, Torino e Milano, sbarca in Aula a Palazzo Zanca e si confronta con i consiglieri e il vicesindaco Salvatore Mondello, mostrando i 4 progetti nati dal confronto con i cittadini.

D’Avella: “Centro congressi non è spazio pubblico”

A dare il via ai lavori è stato Giuseppe D’Avella, fondatore di Parliament Watch Italia, che ha assistito e coordinato sul territorio la CoPED: “Siamo stati convocati oggi per presentare il documento finale dei lavori della Coped summer school 2023. Contiene proposte sull’area ex Sanderson. Il documento è il risultato finale di un percorso di co-progettazione civica nato dalla collaborazione e dai lavori anche con i cittadini in tutta la zona di Messina sud. Cos’è la Coped? Un modulo di alta formazione per ricercatori di diverse discipline, come architettura o ingegneria e antropologia. Usa un approccio che si chiama ‘ricerca partecipata’: cioè provare a farlo insieme alle comunità locali. Per questo la Coped si pone al servizio delle comunità locali: c’erano 11 studenti americani, dal Massachusetts e da Memphins, e studenti e ricercatori italiani di università di Messina, Catania, Milano. La Coped ha lavorato per 9 anni tra Catania ed Enna, ma per la prima volta è stata a Messina per dare una nuova strategia di svilluppo per la zona sud”. E anche lui, come già fatto nei giorni scorsi, si fa promotore delle richieste degli abitanti: “Un centro congressuale non è uno spazio pubblico. Un parco è quello che chiedono i cittadini”.

Saija: “Ex Sanderson ha tradizione radicata nel villaggio”

Il riferimento è al progetto regionale, su cui torna più volte anche la professore Laura Saija, dell’Università di Catania: “Oggi sappiamo che i progetti di sviluppo se l’ente pubblico resta da solo, chiamato a decidere, finanziare, progettare, non funzionano. Funzionano se si lavora tutti insieme, coinvolgendo la cittadinanza. L’area dell’ex Sanderson non è soltanto qualcosa da riempire ma è un’area storica, con una tradizione radicata all’interno del villaggio”.

I quattro progetti

E da qui nascono i 4 progetti: “Il primo progetto si chiama Fabbrica 3, un progetto per generare processi culturali che passa dalla memoria: ci immaginiamo che domani le associazioni possano aumentare la loro capacità di fare rete tra villaggi costieri e collinari e attivare un processo di mappatura di comunità invitando i cittadini a condividere le percezioni su cosa ha valore e cosa no. Si genererebbe un archivio per un eco-museo: è un museo abitato, animato, dalla comunità stessa. Diventerebbe uno spazio polifunzionale per chi abita in città e chi viene da fuori”.

“Il secondo progetto – prosegue – si chiama Fiumana ed è di riconnessione dell’area con il mare. Questa comunità ha visto tagliato il legame con il mare dalla ferrovia ma non solo, è una questione emotiva. In questo caso si vorrebbero attivare dei processi per far capire a tutti che il sistema costiero, che è quello a rischio a causa dell’erosione. Il rapporto tra le fiumare e la costa va studiato e ci siamo immaginati che a Messina ci sia un centro di ricerca su questo tema e sull’erosione. E nell’ambito di questo progetto abbiamo capito che il tema legato al mare non è soltanto qualcosa che riguarda la zona nord di Messina. Sono obiettivi a lungo termine, lo capiamo, ma due cose si possono fare subito: la riqualificazione della zona Sanderson, invece di fare un porto, dovrebbe prevedere la rinaturalizzazione della costa che possa avere una funzione educativa, con scuole e associazioni”.

Poi il terzo, che viene analizzato dal professor Antonio Raciti dell’UMass Boston: “Si chiama Mille mestieri per Tremestieri, 3 M al cubo. Si tratta di un hub di artigianato sociale. Vive forte il ricordo di quel tessuto produttivo che c’è stato per decenni. Si vorrebbe costruire quest’artigianato sociale basato anche sull’esistenze, c’è il centro commerciale e ci sono varie attività di piccola e media scala. Ci si basa su due gambe: una gamba è lo studio e la costruzione di attività produttive basate sul ciò che già esiste, l’altra sul valore aggiunto e sull’economia circolare. Integrare queste due dimensioni e rompere questa monofunzionalità non la stiamo inventando da zero ed è stata sperimentata a livello internazionale, ad esempio a San Francisco o Boston. Produzione e vendita si mescolano ad attività ludiche come eventi, passeggiate, diventa attrazione per la popolazione. Il progetto 3M al cubo parte dagli 11 mila metri cubi di amianto da smaltire. Questa è un’opportunità perché lo smaltimento dell’amianto può avvenire anche in maniera creativa, formando le persone che poi possano essere in grado di farlo a pagamento”.

Infine il quarto e ultimo progetto. Saija spiega che “è l’eco-social park. Noi vediamo nell’area Sanderson un parco innovativo che vuole diventare un’eccellenza italiana. La base è la bonifica e bisogna farlo in tempi umani. Bisogna capire che è già un parco, la natura si è presa tutta l’area. Serve renderlo un bio-parco, così da far fare alla sua natura il proprio corso e ridurre l’esigenza di manutenzione del parco stesso. L’area andrebbe poi trasformata nel più attraente eco parco d’Italia. Non c’è bisogno di un mega delfino per essere attrattivi. I luoghi più visitati sono i parchi. Dicendo di no al delfino non rinunciamo a essere attrattivi, ma stiamo abbracciando la consapevolezza di essere nel ventunesimo secolo”.

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Un commento

  1. Messina ha bisogno di pane e lavoro. Il parco, a mio modo di vedere, è un’idea solo da rispettare. Meglio strutture che portano lavoro e che istruiscono al lavoro. Per quanto concerne il richiamo turistico, credo, ad esempio, che il recupero della cittadella, con una adeguata ristrutturazione, riportandola all’originale struttura, questo si che è un forte richiamo turistico. Specie se si ottimizzano i collegamenti e si migliorano le aree adiacenti.

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