L’arma letale anti-tir: il sermone peace and love di Accorinti ai camionisti

Quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare. Dopo la firma dell’ordinanza anti-tir i camionisti hanno preferito farsi multare piuttosto che rispettare le regole, così l’amministrazione Accorinti ha deciso che c’era un solo modo per vincere questa battaglia: prenderli per stanchezza. Dopo una seduta di giunta durata tutta la notte è stata sfoderata l’arma finale, quella che avrebbe convinto anche il più ostinato degli autotrasporatori a scegliere: o convertirsi al peace and love style o trovare altri itinerari per raggiungere la Sicilia. Nasce così l’ordinanza n°1234,quella che prevede che il sindaco parli con i camionisti per 12 minuti e 34 secondi. Certo, la giunta sa che è un azzardo, perché mandare Accorinti a parlare con i camionisti per convincerli che Messina non è uno zerbino è un po’ come inviare un Testimone di Geova in una bisca clandestina o in un sexy shop per parlare di morigeratezza dei costumi, ma ormai il dado era tratto. L’arma letale è proprio l’eloquio del sindaco. Dopo 12 minuti e 34 secondi di discorso su rivoluzione interiore e affini alla vittima di turno non restano che due possibilità: o iscriversi all’ ACPL, Associazione Camionisti Peace and Love e cambiare stile di vita oppure non prendere mai più la Cartour per evitare il rischio di dover sorbirsi un sermone epocale. In entrambi i casi la strategia dell’amministrazione è vincente. Il camionista infatti, dopo il trattamento dirà: “Va bene sborsare 500 euro per fare Salerno-Messina in nave, va bene la multa di 84 euro, va bene attraversare questa ridicola città piena di gente che attraversa la strada ma un sindaco che ti fa il discorso sulla rivoluzione interiore appena sbarchi no. Piuttosto che ascoltarlo la prossima volta per arrivare a Trapani ripercorro la via della seta di Marco Polo ma dal cavalcavia non passo neanche morto”.

Ecco cosa accade dopo l’emanazione dell’ordinanza 12’34’’.

Il camionista sbarca dalla Cartour alle 10 del mattino, con 36 gradi all’ombra e un sole che picchia forte, quando si accorge di un uomo con la barba, la maglietta rossa con la scritta Free Tibet e la fascia da sindaco ed un cartello enorme con la scritta “Mettete i fiori nelle vostre marmitte”. Il conducente strabuzza gli occhi, frena per evitare di ucciderlo e si rivolge ai vigili che sono accanto all’uomo: “Oh, questo caldo gioca brutti scherzi, guarda tu se devo perdere tempo per colpa di uno che si crede Napoleone, sbrigatevi a portarlo via perché ho merce da scaricare”. Il poveretto ancora non lo sa, ma in quel momento è appena iniziata una seduta psico-terapeutica che gli cambierà la vita per sempre.

“Io sono il sindaco di questa splendida città che si chiama Messina e che forse tu, pur passando di qui centinaia di volte non ti sei mai soffermato ad ammirare- inizia Accorinti- Guarda che cielo, guarda che mare, guarda che gente, noi non siamo su sponde contrapposte, noi due siamo fratelli ed io voglio parlare al tuo cuore”. Il camionista resta di sasso chiedendosi quale sostanza tossica si sia sprigionata nell’aria di Messina e poi replica: “Fratelli? Senta, lasci stare mia madre, io so benissimo chi sono i miei fratelli e sono tutti legittimi e si chiamano Esposito come me, ora si tolga di mezzo che ho la merce da scaricare”.

Ma Accorinti sa che ha 12 minuti per giocare le sue carte e parlare all’anima di quell’uomo solo apparentemente rude e senza cuore, “Quale merce è più preziosa della spiritualità interiore? Fratello, non devi fare un passo indietro, ma un passo avanti, facciamo tutti cento passi in avanti, mille passi in avanti”, ma l’altro ha un cuore di pietra “Oooh, basta cu stu passiu, passa pa casa e fammi passare” e risalendo a bordo fa un segnale ai vigili di comprensione e solidarietà, si fa multare e scappa via.

Il sindaco non si arrende, la sua è una battaglia che si basa sul dialogo e li ferma uno per uno, a volte riunendoli nel piazzale per raccontare loro la parabola dell’autotrasportatore prodigo, quello che torna a casa usando solo le navi di Tremestieri e paga l’ecopass. Poiché la pace è un bene universale Accorinti prova a coinvolgere nella missione anche i lavoratori del Molo Norimberga, convincendoli della bontà di quella che è una scelta di principio. In 8 ore pare abbia convinto due autotrasportatori e un mozzo, ma l’importante è cominciare.

Nasce così in contrapposizione all’Aias l’Acpl, associazione camionisti peace and love: viaggiano rigorosamente di notte e in città camminano in punta di piedi, non strombazzano, rispettano semafori, limiti di velocità, pedoni e ogni tanto guardano persino il paesaggio e si commuovono alla vista dello Stretto. Utilizzano esclusivamente Tremestieri e anche se li supplicano di accettare la deroga loro rispondono con sdegno “no, grazie, sono uscito dal tunnel”. Con la tessera dell’Acpl c’è in omaggio la bandana arcobaleno simbolo di pace. Gli iscritti li riconosci anche quando parlano via radio: “Tibet 1 a Free 24 ci sei?” “Sì Tibet 1, qui Free 24, ho appena finito la pausa meditazione, sto per ripartire con serenità”. All’interno dei loro mezzi non ci sono calendari di Playboy ma le frasi celebri del Dalai Lama e di Marthin Luther King. Dietro il camion poi non hanno la scritta “Mamma perdonami” ma “Ricordati di perdonare l’errante e non l’errore”.

Pochi giorni di arma letale e si è sparsa la voce della “frontiera di pace” al cavalcavia: o ti fermi e ascolti o torni indietro a Salerno e raggiungi l’isola in volo.

Per migliorare la prestazione il sindaco ha anche deciso d’imbarcarsi sulla Cartour e fare il discorso durante la traversata a turisti e autotrasportatori. Chi ha assistito alla scena ha raccontato di commoventi abbracci tra camionisti e giovani bionde svedesi al grido di “fate l’amore non i ricorsi”.

Giunto a pochi chilometri dall’attracco di Salerno il sindaco Accorinti ha provato a raggiungere la riva camminando sulle acque, ma l’effetto scenico non è riuscito e la Capitaneria di porto ha dovuto mandare i soccorsi. Appena ha messo piede a terra, Accorinti pur bagnato dalla testa ai piedi ha fermato un camionista e gli ha detto: “Fratello, ricordati che sei diretto in una città fatta di cittadini e non di mere strade”. E quello, in lacrime, ha abbandonato il tir e lo ha seguito.

Rosaria Brancato