Fondazione Lucifero, i dimissionari ribattono al Cda: "Noi boicottati"

Fondazione Lucifero, i dimissionari ribattono al Cda: “Noi boicottati”

Redazione

Fondazione Lucifero, i dimissionari ribattono al Cda: “Noi boicottati”

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venerdì 17 Settembre 2021 - 07:07

Il j'accuse dei dimissionari agli altri membri del cda: "Tatticismi nella gestione e ombre sui canoni di affitto"

MILAZZO – E’ un lungo sfogo quello che l’avvocato Vincenzo Ciraolo e Francesco Iannuzzi, rispettivamente ex presidente ed ex segretario, mettono nero su bianco tornando sul perché, a soli 4 mesi dalla nomina alla guida della Fondazione Lucifero, hanno gettato la spugna. O meglio hanno buttato la patata bollente, stando ai rumors che riguardano i veri motivi delle lacerazioni all’interno del consiglio di amministrazione.

Ciraolo e Iannuzzo spiegano come hanno vissuto l’esperienza alla gestione della Ipab, e parlano di sistematico boicottaggio come principale spinta alle dimissioni, che nei giorni scorsi gli altri componenti del Cda rimasti – Gino Puglisi, Delfina Guidaldi e Franco Scicolone – hanno definito immotivate.

“E’ stato ribadito e auspicato che l’unico obiettivo da prefissarsi doveva essere la migliore realizzazione del fine statutario: “Colonia estiva e percorso istruttivo/formativo a favore dei bambini più fragili della nostra comunità”. Per raggiungere questo obiettivo, ovviamente, andava effettuata una programmazione per ottimizzare il patrimonio immobiliare rendendolo il più possibile produttivo, coerentemente alle esigenze di bilancio e alle finalità dell’Ente. In questi tre mesi, abbiamo più volte cercato di proporre idee e progetti (…) ma nelle varie occasioni di incontro e di approfondimento è apparso chiaro – sin da subito – che non sarebbe stata data la giusta attenzione a detta progettualità coerente con gli obiettivi prefissati.

In sintesi, abbiamo ritenuto di non poter condividere questa meravigliosa esperienza: – con chi, alla proposta di riprendere il progetto “La scuola dei sette petali” nell’area delle Serre (a beneficio dei “nostri” bambini), in partnership con una multinazionale leader europea nella produzione di energia alternativa che avrebbe riconosciuto una congrua royalty periodica, ha risposto che si sarebbe potuto affittare a un produttore di mango.

Con chi ha risposto con un assordante silenzio alla proposta progettuale di elaborazione di una “Carta dei diritti del minore – Fondazione Barone Lucifero”, con chi non ha volutamente presenziato – senza addurre giustificazione – all’evento organizzato dalla Fondazione nella giornata del ricordo della strage di via D’Amelio e dell’uccisione di Paolo Borsellino.

Con chi ha immaginato di risolvere i problemi economici dell’Ente, proponendo il licenziamento del personale da surrogarsi con applicazioni temporanee da altre amministrazioni.

Con chi, dopo aver espressamente dichiarato in CDA il proprio voto favorevole per l’approvazione del bilancio, alla seduta successiva ha espresso voto contrario senza dare alcuna motivazione; con chi ha proposto, a dispetto dell’equilibrio di bilancio e delle esigenze statutarie, la riduzione di uno dei canoni di locazione, con effetto retroattivo.

Ancora: con chi, mai accaduto nella storia della Fondazione, ha inviato un telegramma – con firma congiunta – al Presidente, chiedendo la revoca di una delibera sul presupposto che non fosse stata quella la volontà espressa dai richiedenti, salvo poi votare una successiva delibera, modificata nelle premesse ma con identico dispositivo.”

Sono questi alcuni degli esempi che Ciraolo e Iannuzzi portano nel mettere nero su bianco la loro versione dei fatti, svelando i retroscena degli ultimi movimentati mesi alla Fondazione.

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