Città Metropolitane, il sindaco di Furnari: "Il linguaggio ermetico ha bloccato il dibattito"

Città Metropolitane, il sindaco di Furnari: “Il linguaggio ermetico ha bloccato il dibattito”

Rosaria Brancato

Città Metropolitane, il sindaco di Furnari: “Il linguaggio ermetico ha bloccato il dibattito”

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giovedì 08 Maggio 2014 - 06:43

Dopo la lettera del professor Limosani il primo a intervenire al Forum di Tempostretto sulle Città Metropolitane è il sindaco di Furnari. " Finora è stato usato un linguaggio ermetico-spiega Mario Foti- e questo ha impedito un concreto dibattito sulle prospettive. Noi sindaci abbiamo molti dubbi e interrogativi, occorre un confronto immediato. Ad esempio mi chiedo quale sarà il peso specifico, all'interno della Città Metropolitana, del capoluogo, Messina, una città ridotta in macerie da una classe politica inadeguata"

“Il problema è che finora si è usato un linguaggio ermetico, da addetti ai lavori, pertanto al di là dei dubbi che possono sorgere, il primo ostacolo è certamente questo. Fino a questo momento è stato un dibattito chiuso, dal quale noi sindaci siamo rimasti esclusi”.

E’ molto chiaro Mario Foti, sindaco di Furnari, a proposito del dibattito sulla Città Metropolitana. Chi come lui, è impegnato in trincea quotidianamente per cercare di dare risposte ad un territorio piegato da anni di problematiche, sa bene che la Città Metropolitana può essere un’opportunità solo se realizzata attraverso un percorso chiaro, condiviso, senza ambiguità o “arroganze”. La sua battaglia per il rispetto della legalità nel settore dello smaltimento dei rifiuti è la cartina di tornasole di un modo di amministrare che mette al primo posto l’interesse dei cittadini e della tutela dell’ambiente e del territorio. Tutti “paletti” che secondo Foti devono essere posti con chiarezza anche quando si parla della Città Metropolitana di Messina.

“Noi sindaci siamo rimasti l’avamposto della democrazia- ci dichiara- Perché di fronte ad un Parlamento di nominati, quasi cooptati, solo i sindaci sono rimasti gli unici che mantengono un contatto costante con il territorio ed i problemi della gente. Ogni giorno ad esempio io devo occuparmi di protezione civile, dei precari che rischiano di perdere il lavoro, del problema dei cani randagi, del verde. E tutto questo lo devo fare senza strumenti. Operiamo in condizioni impossibili, tutti parlano di spending review però poi ci lasciano senza strumenti per intervenire. Per non dire della Corte dei Conti che magari, mentre in altri settori si dilapidano milioni di euro, ti sanziona per 5 euro. In questo contesto ci si chiede di parlare della città del futuro. Ma se già noi siamo al capolinea di cosa stiamo parlando? Lunedì sono stato al dibattito a Palazzo Zanca alla presenza dell’ex ministro Profumo, per parlare proprio di Città Metropolitane. Alla fine, insieme agli altri sindaci miei colleghi ci siamo guardati e ci siamo detti: “ma che è questa cosa?”. Si usa un linguaggio criptico che non riesce ad arrivare al cuore del problema”.

Il sindaco di Furnari ha già preso contatti con i professori Limosani e Gambino per organizzare una serie di incontri nel territorio, perché ci sono troppi dubbi da chiarire e gli amministratori in questo momento si sentono confusi, le informazioni non arrivano chiare né dettagliate.

“Il primo dubbio da chiarire secondo me è: quale sarà il ruolo, il peso specifico di Messina capoluogo all’interno della Città Metropolitana? Non è un dubbio da poco. A Messina con l’amministrazione Accorinti si è registrata un’inversione di tendenza rispetto al passato, la gente ha operato una svolta ed è stata scelta una persona perbene ma che adesso si trova di fronte le macerie lasciate dalla vecchia politica. E’un’eredità pesante. Noi comuni della provincia dovremmo metterci nelle mani di un capoluogo la cui classe dirigente, ad esempio, in questo momento in Parlamento, sta facendo parlare di sé con il caso Genovese, oppure ha lasciato queste macerie. Ci sono interessi troppo aggrovigliati. D’altra parte però mi dico: ha senso far parte di un Libero Consorzio che però non avrà risorse adeguate? Come dice Travaglio, si continua a rubare e poi si vogliono fare le economie con i piccoli. Sarà un problema drammatico. Le faccio alcuni esempi. A Furnari abbiamo un territorio bellissimo, un centro storico a un passo dal mare, bellezze archeologiche e paesaggistiche, in estate ci sono almeno 20 mila presenze. Il pericolo è costituito dalla deturpazione dell’ambiente causata dalla discarica di Mazzarrà. Io comunque ho voluto cambiare l’economia del territorio. Ho messo la tassa di soggiorno, ho fatto interventi sulle spiagge, sulle strade. Negli anni scorsi gli abitanti vendevano le case perché la zona era sporca, ora sono pentiti d’ averlo fatto. L’economia del territorio si può cambiare, ma ci vuole molta volontà e collaborazione. In questi giorni sto facendo riunioni per il Prg, ma non c’è la partecipazione popolare. Noi dobbiamo riuscire a cambiare l’economia del territorio, solo così incideremo sull’economia delle famiglie. A chi mi chiede perché lo faccio rispondo che lo faccio perché amo il mio Paese. Calamandrei ha fatto l’esempio dei due uomini che attraversano l’oceano in una nave e a un certo punto c’è il maltempo. Il contadino sul ponte chiede a un marinaio che rischi ci sono e quello risponde: se continua così andremo a picco. Lui allarmato scende giù in coperta e avvisa il suo amico. L’altro gli risponde: e che m’importa? La nave non è mia. Invece no, il nostro Paese è di tutti, se va a picco andiamo a picco tutti. Per questo dico che la Città Metropolitana deve nascere dal confronto costruttivo, senza linguaggi ermetici, ascoltando i sindaci ed avendo chiara la strategia di sviluppo ed il peso specifico che ognuno di noi avrà all’interno della Città”.

Rosaria Brancato

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