Unire le forze per lo sviluppo, nasce la Rete per le Infrastrutture nel Mezzogiorno

Unire le forze per lo sviluppo, nasce la Rete per le Infrastrutture nel Mezzogiorno

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Unire le forze per lo sviluppo, nasce la Rete per le Infrastrutture nel Mezzogiorno

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lunedì 09 Dicembre 2013 - 16:45

La nuova Rete Civica è stata presentata oggi a Palazzo dei Leoni, si propone di riunire cittadini, ordini professioniali, organizzazioni sindacali dei lavoratori, enti locali, autorità portuali di Basilicata, Calabria e Sicilia, per cambiare completamente registro nello sviluppo del Mezzogiorno.

“L’Italia si ferma a Salerno e Bari, sotto esiste solo una forma di desertificazione industriale che è conseguenza di politiche di sviluppo deficitarie che hanno iniziato a determinarsi ormai nel 1964, quando si è deciso di far finire l’Autostrada del Sole a Napoli. Per questo vogliamo mettere insieme Basilicata, Calabria e Sicilia e creare quella sinergia necessaria a fare la voce grossa e ricordare che esiste una parte d’Italia che è stata sistematicamente esclusa da ogni forma di sviluppo e trattata dalla politica nazionale come le colonie di antica memoria”. Ha esordito così Fernando Rizzo, coordinatore della Rete Civica per le Infrastrutture nel Mezzogiorno, che oggi ha presentato questa nuova realtà che si propone di discutere e lottare per un modello di sviluppo che sfrutti le potenzialità che le regioni del Mezzogiorno hanno. L’obiettivo è di riunire cittadini, ordini professionali, organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle categorie economiche, enti locali, autorità portuali delle Regioni Basilicata, Calabria e Sicilia, affinché si cambi completamente registro nello sviluppo del Mezzogiorno che è assolutamente attardato rispetto a tutte le politiche trasportistiche che ci sono in Europa.

Per il nuovo movimento, nell’economia globalizzata in cui ci siamo ritrovati, quella parte del mezzogiorno che non ha infrastrutture è destinato ad essere cancellato economicamente, anche rispetto all’Africa del Nord, dove paesi come Algeria, Marocco, Egitto, si stanno dotando di porti, autostrade, linee ferrate all’avanguardia e alta velocità.

Per fare un esempio basti pensare al gruppo Fs che soprattutto nell’area dello Stretto pare ormai aver iniziato una lenta ma inesorabile azione di dismissione. I motivi per la Rete civica sono chiari. “La Calabria è una regione molto lunga ed economicamente improduttiva con soli due milioni di abitanti. La Sicilia ,come la Sardegna, viene considerata da Trenitalia rete complementare e se non fosse per il Contratto di Servizio probibilmente non ci sarebbero più treni. E appare impensabile parlare di sviluppo senza treni poiché siamo convinti che le ferrovie costituiscano il punto nevralgico di tutti i sistemi di sviluppo”.

Per Rizzo capovolgere il sistema nord-sud è possibile. Come? Attraverso i porti di Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, facendo in modo che tutte le merci che passano dal Canale di Suez, quindi da Paesi che come Cina, India, Pakistan, Corea, vengano scaricate e trasformate direttamente qui come fanno a Rotterdam, Amburgo, Brema, Anversa. “Se togliessimo all’Olanda il porto di Rotterdam domattina l’Olanda chiude. Non riusciamo a capire che la nostra non è una crisi congiunturale ma strutturale che ci vedrà per sempre fuori se non intercettiamo i traffici”.

All’incontro anche il segretario della Cisl di Messina Tonino Genovese che ha sposato appieno la posizione della nuova Rete Civica. “Chi non ha strade, autostrade, porti, rete ferroviaria non solo ad alta velocità, ma neppure a doppio binario, e li dove esistono non sono realizzati in un sistema di logistica integrata, è destinato, necessariamente a soccombere, a essere cancellato economicamente e socialmente”, ha denunciato Genovese. “Ciò – ha continuato – con buona pace di chi fa politica in una diseconomia che vive solo di assistenza e pubblica amministrazione. Non è più in gioco il futuro dei nostri figli, ma il nostro stesso. Senza un’autentica riforma epocale delle infrastrutture e dei trasporti, che sono la necessaria premessa allo sviluppo dell’economia, nessuna attività o nessuna amministrazione pubblica o privata, può sperare di non essere travolta da qui a pochi anni. Partiamo, quindi, dall’area dello stretto, per sviluppare un’azione politica volta a riconoscere come sotto Salerno e Bari siamo alle precondizioni dello sviluppo”, conclude Genovese che ha aderito alla rete civica.

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